I Verdi lasciano SL e strizzano l’occhio a Bersani

18 Ottobre 2009
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Massimo Marini

I Verdi resettano tutto e provano a ripartire da zero. O quasi. Domenica scorsa, mentre a Roma si consumava il baraccone semi-inutile della Convenzione Nazionale del Partito Democratico, a poco meno di cento chilometri, a Fiuggi per la precisione, i Verdi decidevano la strada che intenderanno seguire per tentare di rientrare da protagonisti nella scena politica italiana. Il risultato del Congresso è stato abbastanza a sorpresa dato che ad uscire sconfitta è stata la mozione data per vincente alla vigilia, ovvero quella guidata dal portavoce (provvisorio) in carica Grazia Francescato. Sostanzialmente ad essere bocciata è stata l’idea di confluire nel nuovo progetto Sinistra e Libertà (che nel caso di vittoria della Francescato avrebbe mutato il proprio nome in Sinistra Ecologia e Libertà) a scapito di fatto, dell’indipendenza del movimento rispetto ad una collocazione politica così fortemente marcata verso la sinistra radicale. Se si scorrono le tre mozioni - “Il nostro futuro” della Francescato, “Il coraggio di osare” di Angelo Bonelli (quella vincente), “Nuovi Verdi e Nuovo Ulivo” di Gianluca Carrabs - l’analisi dello scenario politico ed economico attuale e della carenza della componente ecologista nei grandi partiti anche progressisti è sostanzialmente identica. Simili anche le ricette: green economy; sviluppo ecosociosostenibile; rilancio dell’agricoltura; bonifica dei territori; energia rinnovabile e risparmio energetico; mobilità sostenibile. Ad essere profondamente differente è la forma partito contenuta nelle tre mozioni, così come il metodo di lavoro per riportare al centro del dibattito politico l’idea ecologista. Perché se è vero che il partito non ha mai raggiunto percentuali nemmeno paragonabili a quelle dei cugini tedeschi e francesi ad esempio - non è mai stata saldamente sopra il 3% - è innegabile che a livello di opinione la Federazione dei Verdi ha sempre influito parecchio grazie all’apporto di personalità di indubbio spessore nel settore delle ecologie. E nei suoi vent’anni di vita è sempre riuscita a far pesare questa influenza ottenendo incarichi di prestigio, anche di tipo governativo. Una influenza che né l’ex Presidente Pecoraro Scanio, dimessosi dopo il fallimento della lista l’Arcobaleno alle ultime politiche, né la Francescato sono riusciti in qualche modo a rilanciare dopo lo shock veltroniano dell’autosufficienza - che ha da una parte tagliato fuori i piccoli partiti e dall’altro attirato a sè diverse competenze e personalità della Federazione. La ricetta promossa dall’Assemblea, quella dell’ex capogruppo alla Camera Angelo Bonelli appunto, prevede sostanzialmente questo percorso: azzeramento della Federazione con “congelamento del simbolo storico del sole che ride”, sostituito provvisoriamente dal girasole dei Verdi europei; promozione di una costituente ecologista che coinvolga non solo le territorialità del partito, ma anche associazioni movimenti, comitati e tutti i soggetti ecologisti interessati - anche sul piano europeo; lancio della campagna di finanziamento e tesseramento; promozione di gruppi di studio, proposta e formazione a livello regionale e/o provinciale; predisposizione di liste movimentiste per le imminenti regionali; elezione del gruppo federale di coordinamento che avrà il compito di traghettare il movimento/partito fino a fine gennaio 2010, data per la quale dovranno essere completati gli adempimenti di transizione e dovrà prendere avvio la Costituente Ecologista. E accantonare definitivamente la partecipazione dei Verdi al progetto di Sinistra e Libertà. Che a questo punto rischia di abortire prima ancora di vedere la luce, privo come sarebbe di una sua componente identitaria ritenuta fondamentale dai dirigenti di SeL. L’intento è chiaro: ridare una certa libertà di manovra al partito verde in vista di una (probabile) vittoria di Pierluigi Bersani nella corsa alla segreteria del PD e della conseguente riproposizione di un qualcosa di molto simile all’Ulivo. L’auspicio è che al di là delle alleanze e degli opportunismi e tatticismi di posizionamento, i Verdi riescano a tornare ad essere quel movimento che ha contribuito in modo fondamentale alla formazione di una coscienza ecologista nel nostro Paese.

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