Casino PD: Milia, anziché il mariniano, fa il mariuolo

17 Ottobre 2009
1 Commento


Red

Un gruppo di mariniani sardi (proposta del Lingotto) hanno emesso questo comunicato stampa contro il  Coordinatore regionale della loro mozione, che volentieri pubblichiamo.

Il gruppo dei sostenitori della Mozione Marino della provincia di Cagliari che si riconosce nei valori e nella proposta del Lingotto ha ritenuto necessario prendere pubblicamente le distanze dall’operato del coordinatore regionale della Mozione.
Al Lingotto, a Torino, il 27 giugno scorso, molti di noi hanno intravisto la possibilità di coniugare la radicalità dei valori democratici con la concretezza dell’azione politica dentro il partito e fuori, fra i cittadini.
Abbiamo remato tutti nella stessa direzione, lavorando per settimane con passione, convinti della necessità che i valori del Lingotto acquistino forza nel partito e nella società per costruire una proposta politica progressista efficace e credibile per la maggioranza dei cittadini.
E i risultati, nella prima fase riservata agli iscritti, sono arrivati, positivi e in certi casi inaspettati: la Sardegna con un bel 9% ha ottenuto un risultato superiore alla media nazionale e ben al di sopra delle percentuali di tutte le regioni meridionali; la provincia di Cagliari con un sorprendente 23% - appena 1 punto percentuale sotto la mozione Franceschini - si è collocata al terzo posto fra le province italiane.
Radicalità democratica, idee nuove, proposte concrete e ricambio generazionale: questi sono i tratti caratteristici della Marino, questo la rende riconoscibile, per questo i cittadini democratici la voteranno.
Il coordinatore regionale della mozione invece ha scelto una strada diversa: nonostante gli ottimi risultati conseguiti, nonostante la passione e la capacità di lavoro messa in campo, non ha ritenuto, nei fatti di riconoscere, nella passione e nelle capacità espresse dai “lingottiani” della provincia di Cagliari, un valore sul quale costruire, un asset politico sul quale investire per il futuro.
Tutti abbiamo dato la disponibilità a essere candidati nelle liste dei delegati per l’assemblea nazionale accettando, convinti, posizioni ineleggibili ma fiduciosi nel fatto che le candidature sarebbero state definite, in seno alla mozione, democraticamente, con una discussione sui risultati ottenuti nei diversi comuni della provincia e tenendo conto del territorio.
La mozione Marino è apertamente per il sistema maggioritario con collegio uninominale e questo chiarisce quale sia l’importanza che attribuiamo al legame tra candidatura e territorio.
Il coordinatore regionale, nella provincia di Cagliari, ha fatto saltare il legame col territorio e procedendo in antitesi al metodo democratico ha designato i capilista dei 2 collegi della provincia di Cagliari (gli unici concretamente eleggibili) con decisione unilaterale del coordinatore Graziano Milia e in contraddizione frontale con lo spirito della mozione. Non ci sono state riunioni costruite democraticamente, non c’è stata discussione assembleare, non c’è stato voto.
Non intendiamo esprimere giudizi sulle persone candidate, ma riteniamo inaccettabile il metodo utilizzato.
Per queste ragioni abbiamo deciso di abbandonare le candidature all’assemblea nazionale nei collegi della Provincia di Cagliari e di prendere pubblicamente le distanze dall’operato del coordinatore.
Intendiamo sottolineare, ora prima delle primarie, che questo coordinatore non ci rappresenta, per poter lavorare al meglio a sostenere la mozione Marino, con la forza persuasiva della coerenza tra la proposta e la pratica politica.
Moltiplicheremo gli sforzi per sostenere Marino con iniziative indipendenti e svincolati dalla regia del coordinamento regionale. Nel segno dei valori del Lingotto e nella convinzione che la proposta Marino sia la più efficace per il PD ma soprattutto per il paese.
Anna Crisponi / Circolo PD Sestu; Cristiano Castangia / Circolo PD Selargius; Enrico Pisanu / Circolo PD Cagliari 2; Gianni Madeddu / Circolo PD Sestu; Isabella Murtas / Circolo PD Capoterra; Massimo Marini / Circolo PD Decimomannu; Michela Mura / Circolo PD Sestu; Marco Murgia / Circolo PD Cagliari 4; Ombretta Ladu / Circolo PD Nuragus; Nicola Cillara / Circolo PD Isili; Sandro Marotto / Circolo PD Monastir; Simone Rivano / Circolo PD Assemini; Thomas Castangia / Circolo PD Isili; Roberto Mirasola / Circolo PD Cagliari 4; Alessandra Pili / Circolo PD Elmas.

1 commento

  • 1 Giuseppe Sini
    19 Ottobre 2009 - 22:49

    Quanto distano Stati Uniti e Italia? Non mi riferisco allo spazio fisico tra i paesi, ma all’idea che i leader politici hanno della scuola. Sappiamo l’alto concetto a più riprese espresso dal presidente Obama sul ruolo degli insegnanti nella società e sulla necessità che gli stessi siano adeguatamente retribuiti, ma stupiscono positivamente le recenti affermazioni della consorte Michelle a proposito del ruolo degli insegnanti nella formazione delle giovani generazioni “Ci ricordiamo tutti - ha affermato la first lady in una dichiarazione alla rivista “U.S. News & World Report”, - quale impressione profonda ci abbia lasciato un insegnante speciale, quello che non ci ha abbandonato alle nostre lacune, quello che ci ha incoraggiato e ha creduto in noi quando dubitavamo delle nostre capacità. Anche dopo decenni ricordiamo come ci faceva sentire e come ci ha cambiato la vita. E’ comprensibile quindi che gli studi dimostrino come il dato che influenza di più il rendimento degli studenti sia la capacità dei loro docenti”. Nella prosecuzione dell’articolo Michelle Obama completa il suo pensiero sulle doti che deve possedere un docente nell’esercizio della sua missione didattica “energia illimitata e altrettanto sconfinata pazienza, capacità di visione e capacità di lavorare per obiettivi, creatività per aiutarci a vedere il mondo in modo diverso e dedizione al compito di aiutarci a scoprire e sviluppare il nostro potenziale”. In poche parole alla preparazione, incentrata su salde competenze culturali, devono accompagnarsi impegno, determinazione nel raggiungimento di risultati, perizia comunicativa e capacità di fascinazione. Una solida preparazione professionale deve essere supportata da qualità umane e propensione all’insegnamento. L’inchiesta del giornale scaturisce dalla previsione che negli Usa circa un milione su poco più di tre milioni di docenti abbandonino la cattedra per raggiunti di limiti di età. Si pone, quindi, il problema del reclutamento di nuovi docenti e s’ipotizza la necessità di opportuni momenti formativi accompagnati da significativi riconoscimenti economici per educatori che quotidianamente devono rapportarsi a discenti in formazione. Se si vuole che giovani si indirizzino all’insegnamento è necessario creare incentivi professionali e finanziari per potersi misurare con i sempre più complessi turbamenti adolescenziali ed emotivi dei giovani di oggi. Non può esserci riconoscimento sociale se non accompagnato da retribuzioni all’altezza del difficile compito richiesto e dalla necessaria possibilità di crescita professionale determinata in base all’impegno e ai risultati ottenuti. Michelle Obama, nel concludere la sua intervista, richiama la responsabilità delle famiglie “Che sappiano porre limiti: all’occorrenza spegnere la tv e i videogiochi, vigilare sullo svolgimento dei compiti, rinforzando l’esempio e le lezioni della scuola”. Quando la scuola non occupa un posto di rilievo nel giudizio delle famiglie e conseguentemente nell’opinione dei figli, si rischia di imbatterci nella sfiducia, nella demotivazione e infine nell’abbandono dell’alunno che rappresenta il definitivo fallimento del rapporto docente-discente. Quindi responsabilità formativa da parte dello stato accompagnata da impegno finanziario con un forte richiamo forte al senso di responsabilità delle famiglie. E’ troppo chiedere ai nostri rappresentanti politici a tutti i livelli di cercare di prendere esempio da quanto succede in paesi presi da sempre come modello per la loro efficienza?

    Giuseppe Sini

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