Neo-berlusconismo e neo-sorismo

22 Maggio 2008
2 Commenti


Andrea Raggio

Non sono così sprovveduto da pensare che basti cambiare clima per cambiare politica. Sono, anzi, convinto che Berlusconi stia mutando pelo per non perdere il vizio. Diffidare quindi, visti anche i precedenti, non è peccato. Tuttavia la novità c’è ed è importante, liquidarla come una mera furbata non gioverebbe al Paese e disarmerebbe l’opposizione. I cittadini sono stanchi delle risse che eclissano i problemi, chiedono che maggioranza e opposizione, ciascuna nel proprio ruolo, ce la mettano tutta per aiutare l’Italia a risalire la china. Quando cessa la rissa, inoltre, la democrazia sta meglio e la politica respira. Facciamo, dunque, che la politica respiri. 
A proposito del tipo di opposizione, gli aggettivi si sprecano. Non ne vedo la ragione. L’opposizione deve essere programmaticamente alternativa alla maggioranza, in un quadro di regole condivise. E la sua forza sta nell’ampiezza dei consensi che riesce a raccogliere attorno alle sue proposte e ai suoi comportamenti. Deve, dunque, preoccuparsi sia di concorrere a definire regole rispettose dei principi costituzionali, sia di proporre e sostenere nelle istituzioni e nella società i punti programmatici della propria azione. Non sto inventando niente. E’ tutto scritto anche nell’esperienza della democrazia repubblicana.
E’ presto per esprimere giudizi sulla condotta dell’opposizione. Lo shock della sconfitta elettorale non è ancora superato. La costituzione del governo ombra serve indubbiamente a incalzare la compagine governativa, ma se rimane espressione soltanto del PD rischia di dividere il fronte e di spingere gli altri partiti a fare opposizione all’opposizione. Bisogna, invece, unire uno schieramento alternativo non solo per dare più forza alla critica delle proposte del governo, ma per contrapporre all’agenda politica della maggioranza quella dell’opposizione. Esempio: la giusta critica all’introduzione del reato d’immigrazione clandestina e al blitz nei campi rom sarà più efficace e apprezzata dall’opinione pubblica se accompagnata da una proposta che rovesciando la linea del governo – meno diritti eguale più sicurezza - dimostri che sicurezza e diritti vanno di pari passo. Altro esempio: il federalismo fiscale. La politica di coesione non è nell’agenda del Governo, deve essere iscritta in quella dell’opposizione. Per contrastare, infatti, la vocazione egoista e secessionista della Lega non basta portare il confronto sulla misura delle risorse finanziarie da destinare alle regioni deboli. Le nuove risorse avranno efficacia solo se saranno parte di una politica nazionale di coesione economica e sociale. E questa, come l’Unione europea insegna, deve avere carattere strutturale, deve cioè mirare a rimuovere le cause di fondo del divario e orientare le altre politiche nella direzione del riequilibrio. Deve avere, inoltre, buone gambe istituzionali. Ecco perché è indispensabile completare la revisione costituzionale del 2001 con l’istituzione del Senato delle Regioni e la modifica della normativa sulle regioni governatoriali la quale in tutto il Mezzogiorno, Sardegna compresa, ha prodotto solo danni. 
Negli orientamenti del PD e degli altri partiti di opposizione, della politica di coesione e delle conseguenti misure istituzionali non c’è traccia. In Sardegna le cose, in proposito, vanno persino peggio. Ho letto sulla recente riunione di Tramatza del PD quanto hanno scritto i giornali. Ne ho ricavata l’impressione di un partito apolitico. Il dibattito ha fatto perno sulla ricandidatura di Soru e si è concluso rivendicando al PD il diritto a esprimere la candidatura e il programma. Altre candidature sono state scoraggiate (le primarie si fanno solo se c’è un’altra candidatura, purché sia presentata in tempi stretti) e al Presidente è stato raccomandato di mitigare la sua vocazione monocratica. Insomma, difesa ad oltranza dell’esperienza in corso, caricando così sul Presidente e sulla Giunta anche le responsabilità dell’attuale assetto istituzionale. Questo il “grande patto” col quale il PD pensa di andare alle prossime elezioni regionali.  A me pare una scelta suicida. Intanto non credo che Soru riuscirà a cambiare abito. Berlusconi l’ha fatto con disinvoltura perché, come sottolinea Scalfari, è un attore, Soru non lo è. Buon per lui e buon per tutti, il trasformismo politico va combattuto, non incoraggiato. La “monocrazia che porta al fallimento”, inoltre, non è imputabile soltanto a Soru, ma principalmente alla regione governatoriale. E’ quest’abito istituzionale che bisogna cambiare per rimettere l’Autonomia sui binari della democrazia. Invece centrosinistra e centrodestra pensano di andare alle elezioni nell’immobilismo, l’uno chiuso in rassegnata difesa, l’altro ringalluzzito dal successo elettorale. E’ indispensabile, invece, una forte iniziativa politica che cogliendo l’occasione offerta dal nuovo clima nazionale riapra il gioco, ponendo al centro del confronto tra la maggioranza e l’opposizione sia la rivendicazione della politica nazionale di coesione sia la riforma istituzionale. Il patto che il PD e le altre forze del centrosinistra devono stringere col futuro candidato alla presidenza, chiunque esso sia, deve perciò a mio parere porre al centro queste due grandi questioni.

2 commenti

  • 1 Andrea Pubusa
    22 Maggio 2008 - 20:13

    La analisi di Andrea Raggio hanno sempre al fondo un’antica saggezza politica. E dunque è corretto che l’opposizione sia non solo contro, ma anche per. Quindi, ai no si devono accompagnare le proposte e i progetti alternativi. Mi convincono anche i temi indicati nell’intervento. Un’area democratica e una sinistra che non faccia questa opposizione propositiva è certamente perdente ed è, se non del tutto inutile, poco utile. Qui stà la differenza fra movimentismo generoso, ma inconcludente e cultura di governo che deve esistere e vedersi anche dall’opposizione.
    Tuttavia, mi pare che Raggio sottovaluti la gravità delle posizioni del Governo e del centrodestra, che si muove ormai del tutto al di fuori del quadro costituzionale italiano ed europeo. Non a caso l’Europa lancia l’allarme. Ed allora, certo opposizione propositiva, ma, a fronte della inciviltà delle proposte e del clima creato da Berlusconi, anche ferma e senza sconti. Veltroni che discute “pacatamente e serenamente” col cavaliere, mentre il governo alimenta il razzismo e i pogrom sbaglia; offre al Paese un’immagine di normalità, che non esiste. Non si dialoga quando si adottano provvedimenti eversivi dei principi costituzionali, che sono fondati anzitutto sul rispetto della persona!
    Sono invece in totale sintonia sulla situazione sarda. Roma insegna che un candidato che non soddisfa perde il consenso di una vasta area. Si assottiglia la pattuglia di chi vota turandosi il naso.
    Soru, per recuperare, deve compiere atti concreti sulla politica istituzionale (ad es. aprendo un tavolo di discussione sulla Statutaria); sulla formazione della Giunta alla quale deve chiamare personalità di livello e di accertata indipendenza di giudizio (fare una giunta vera); riaprire il dialogo sui provvedimenti che, pur avendo aspetti positivi, contengono integralismi paralizzanti (es. PPR). Senza queste aperture (primarie o non) il PD rischia di candidare Soru (che, in realtà, sopratutto dopo l’acquisto de L’Unità, si autocandida) e poi di votarselo, perdendo consistenti frange di elettorato.
    Capisco che siamo ad un passaggio stretto, ma proprio per questo occorre senso di responsabilità da parte di tutti. Anzitutto di Soru e del PD.

  • 2 andrea raggio
    23 Maggio 2008 - 12:45

    Può darsi che mi sia espresso male. Non sono affatto per una opposizione morbida e “dialogante”. Sono perchè l’opposizione faccia il suo mestiere di forza alternativa. E’ vero che i problemi non sono ne di destra ne di sinistra. Ma metterli “nell’agenza politica”, cioè deciderne la priorità, è una scelta politica, di destra o di sinistra. Mettere in cima alle priorità il pacchetto sicurezza, dopo aver strumentalmente soffiato sul fuoco, è un scelta di destra, mettere invece il salario e la coesione conomica e sociale è di sinistra. Ecco perchè l’opposizione non deve limitarsi a inseguire il governo nelle sue proposte per contrastarle o miglorarle, ma deve avere la sua agenda alternativa a quella del governo e deve farla vivere nell’azione nelle istituzioni e nella società. Ed ecco perchè la lotta per la legalità costituzionale acquista maggior forza se è strettamente intrecciata con quella per lo sviluppo economico e sociale.

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