Parliamo di Socialismo

26 Ottobre 2009
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Maria Grazia Caligaris - Socialismo, Diritti, Riforme

Oggi 26 ottobre alle ore 16.30 è a Cagliari Luigi Covatta per partecipare all’incontro-dibattito “Pietro Nenni 30 anni dopo. La ripresa di Mondoperaio”. L’interessante iniziativa politico-culturale si svolgerà nei locali della Società degli operai - via XX settembre. Nell’occasione pubblichiamo un intervento di M.G. Calligaris sulla necessità di rilanciare gli ideali del socialismo per offrire soluzioni giuste ai gravi problemi dell’Italia e dell’umanità. Dell’importanza di Mondoperaio nel dibattito politico -culturale italiano abbiamo già detto venerdì scorso.

Quando i valori cambiano la storia (in meglio) modificarli radicalmente significa mortificarli. Con essi si mortificano tutti coloro che si sono spesi e talvolta sacrificati per vederli diventare patrimonio comune. Si disperdono così eredità preziose negando l’evidente perdita di credibilità. E’ accaduto così ai socialisti che hanno smarrito la bussola quando umiliati nella vita concreta da svolte volutamente giustizialiste hanno finito per accettare un destino infausto non solo per le persone, alcune cancellate senza appello, ma per gli ideali. Il risultato è evidente. Una serie ininterrotta di sbandamenti, la difficoltà a dialogare con le altre forze politiche in modo paritario e la perdita di autorevolezza dei suoi rappresentanti istituzionali hanno neutralizzato, isterilendolo, un patrimonio di idee che sono state guida nel Novecento per i lavoratori, le donne, i cittadini, la cultura, gli intellettuali. Insomma per la Nazione.
Parlare di socialismo riformista è quindi oggi particolarmente difficile perché si è diffuso il convincimento che alcuni principi sono entrati a far parte dei progetti di altri partiti i quali avendo il vantaggio indiscusso di annoverare un maggiore contingente di rappresentanti nei Parlamenti, molti più strumenti di comunicazione di massa, superiore forza persuasiva hanno un numero di possibilità di continuare a perpetuarsi rispetto a chi è ridotto, non senza proprie responsabilità, a essere ormai davvero piccolo.
Pur dicendosi socialisti in tanti, tuttavia non tutti possono essere riconosciuti tali. Non lo sono perché non riescono più a interpretare quella realtà sociale che le ragioni dell’evoluzione del pensiero rispetto al presente richiede. E’ una questione di abito mentale non di vestito. Si è scelta per troppo tempo la strada dell’omologazione. Anziché procedere nel solco dell’essere si è preferito a un certo punto il contare, l’avere, il prestigio del ruolo trascurando i veri interlocutori della storia civile e sociale del partito dei lavoratori.
Non convince neanche la motivazione che i nostri referenti sono tanti e diversi in quanto si sono moltiplicati i lavori e le specializzazioni. I lavoratori continuano a esistere e le loro condizioni di vita sono sicuramente migliorate rispetto a cinquant’anni orsono così com’è cresciuto nell’arco del tempo il livello di qualità dell’esistenza ma i problemi dell’equità sociale e dei diritti sussistono.. La strada delle riforme per tutti è stata infatti deviata per piegarsi alla volontà di pochi.
Troppe volte si dimentica che il socialismo italiano ha prodotto lo statuto dei lavoratori, la scuola pubblica statale e la sanità pubblica. Oggi è in atto lo smantellamento di questi capisaldi del vivere civile ed è facile sentire affermare che si tratta di pesi sociali in quanto impediscono la competitività. Il problema non è il sistema pubblico statale che garantisce il posto fisso. Piuttosto lo è la questione del reclutamento e l’etica.
E’ inutile negare che nei partiti è prevalsa una logica autoreferenziale. Da strumenti democratici di approfondimento e conoscenza delle problematiche sociali a cui dare risposte normative si sono trasformati in luoghi di scontro tra fazioni per accapararsi la leadership a prescindere dai valori. Non a caso il modello berlusconiano, considerato vincente anche dalla sinistra, è stato mutuato proponendo agli elettori in qualità di governatori imprenditori di successo. L’evoluzione culturale del socialismo riformista è parsa trovare sbocco nell’assimilazione nominalistica all’interno di un insieme di partiti delle più svariate matrici ideologiche. Nel centro destra si sono collocate personalità di spicco che hanno ritenuto un patrimonio comune una proprietà privata. Non si spiegano altrimenti le presenze di Brunetta e Sacconi nel Governo. Così nel Partito Democratico si è aperta la corsa a chi è più socialista e laico tra i tre candidati alla segreteria ritenendo paradossalmente che, cancellati dal parlamento italiano gli eredi “naturali” di Filippo Turati e Anna Kulishov, qualcuno ne possa assumere il ruolo con qualche incarico di rilievo.
I socialisti democratici stanno affrontando la fase più triste e buia della loro sopravvivenza. Esaurito l’entusiasmo della ripresa hanno ormai solo una strada quella di resistere con la proposta. L’esperienza di Sinistra e Libertà può essere utile se saranno in grado di assumerne con autorevolezza la guida. Occorrono idee e partecipazione più democratica, più viva, più vera, più europea. E’ indispensabile fare tesoro delle energie giovani di donne e uomini. Mondoperaio, con la direzione di Luigi Covatta, può rappresentare un luogo di elaborazione politica prezioso, ma bisogna fare uno sforzo perché la discussione torni tra i militanti per affrontare le questioni pratiche dei cittadini nei quartieri, nei piccoli centri, nelle realtà degli anziani senza servizi, delle nuove generazioni senza lavoro qualificato e degli immigrati che cercano una Patria. Ancora una volta il coraggio delle idee e la forza dei valori farà la differenza.

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