Morte in diretta di una Costituzione

28 Maggio 2008
1 Commento


Andrea Pubusa

Le Costituzioni hanno una superba pretesa: durare. Resistere all’assalto delle leggi ordinarie contrastanti è la loro miglior qualità. Sono “rigide” come dicono i costituzionalisti. E per custodirle sono state inventate le Corti costituzionali; e questa è sempre la funzione fondamentale dei capi degli Stati. Eppure, paradossalmente, le Carte costituzionali, per quanto dure, sono i  testi normativi più esposti al mutamento. Reggono finché le forze principali le sostengono, si avvizziscono e cambiano, anche senza revisioni formali, quando perdono quel sostegno, quando divengono senso comune idee-forza contrastanti coi principi costituzionali. Insomma, basta una convergenza maggioranza-opposizione su principi e discipline contrastanti con la Costituzione e, se questo orientamento non è contingente, il gioco è fatto. La costituzione formale è immutata, ma quella vigente, quella materiale, cambia.
Cosa accade ora in Italia? Il nuovo governo alimenta una delle più vergognose campagne razzistiche dal 1938. Ebbene, il capo dell’opposizione lo incontra come se vivessimo nella più totale normalità. Il governo vuol far sanzionare come reato la fuga di migliaia di persone dalla fame, dalle carestie, dalle guerre e persino dalla schiavitù? E l’opposizione non invita alla mobilitazione di massa.
A Chiaiano la polizia carica una manifestazione a cui erano presenti anche giunta e sindaco. Un’azione di guerra – dice il sindaco – invocando l’intervento del Presidente della Repubblica a tutela delle libertà costituzionali, prima fra tutte quella di riunione. E il buon Veltroni, serenamente e pacatamente, continua a parlare di un dialogo sulle riforme, specie di quelle istituzionali. Il PdL al governo diviene il partito delle galere secondo la più becera tradizione della destra novecentesca. La sinistra, da parte sua si scanna in un infinito regolamento di conti: Ferrero o Vendola; falce e martello o nuovo simbolo? Scomparsa dal Parlamento nazionale, scompare anche dal sociale, dove senza tante fumisterie occorre organizzare la difesa ferma della Costituzione. Ecco, in questo momento, la Costituzione è così palesemente violata quanto altrettanto manifestamente indifesa. Esistono tutti gli elementi, se violazione e acquiescenza continueranno per l’intera legislatura, perché la Costituzione materiale non solo diverga qua e là da quella formale, ma perché la Carta delle libertà sia sostituita da una Costituzione delle galere. Del resto la Costituzione fondata sul lavoro è già stata sostituita da quella fondata sull’impresa. Ed anche qui da quando la gran parte del centrosinistra, DS e Margherita prima ed oggi PD, hanno accettato l’idea che l’impresa e non il lavoro e i lavoratori siano la base del nostro ordinamento.La mattanza di operai sui luoghi di lavoro non ne è la prova più evidente? E il principio pacifista enucleato nell’art. 11 Cost. (L’Italia ripudia la guerra”) è stato superato quando D’Alema, capo del governo, ha autorizzato che l’Italia fosse la base di partenza dei bombardieri per l’ex Jugoslavia, seguita poi dall’avventura irakena ed afgana. E in quel caso anche un autorevole europarlamentare di nome Napolitano intervenne nel dibattito politico per ricordare che l’articolo 11 consente anche le limitazioni di sovranità, dando minor peso al fatto ch’essa è pur sempre finalizzata alla pace. L’art. 11 non ammette truppe fuori dal territorio nazionale, se non in missioni di pace ONU e secondo la Carta delle Nazioni Unite, essendo il loro impiego giustificato solo da ragioni di difesa nazionale. E i governatorati regionali e locali? Il Soru della Statutaria, il Bassolino dell’immondezza, il Formigoni dell’antisolidarietà, il Lombardo dei fucili caldi insieme al suo alleato Bossi? Tutte discipline e condotte fuori dalli spirito e spesso dalla lettera della Carta.
Ecco stiamo assistendo in dirette alla morte di una Costituzione, che per la prima volta in Italia ha consentito 60 anni di pace e di crescita democratica e sociale. Riemergono umori e discorsi che in passato ci hanno portato al disastro. S’inizia sempre dicendo che ci vuole fermezza per far partire i treni in orario e poi si distruggono treni e stazioni. Si inizia contro qualche minoranza e poi si massacrano non solo minoranze ma tutto il popolo. Si militarizza per dare sicurezza e poi si impone con la forza l’insicurezza generale nel rapporto fra persone, classi e generazioni. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti che hanno segnato l’inizio delle grandi tragedie moderne. E il primo segnale dell’imminente disastro è sempre stato l’attacco alle costituzioni democratiche. Oggi è già allarme rosso. Bisogna resistere, resistere, resistere. Come altre volte, come nel 2001 e fino al 2006. Non c’è tempo da perdere.

1 commento

  • 1 Mariella Setzu
    31 Maggio 2008 - 12:03

    Condivido i contenuti dell’articolo e mi propongo di parlare di queste tematiche su cui la nostra costituzione è ridotta a carta straccia e così le basi del nostro vivere civile, per cui ci avviamo a un’epoca di pogrom e di bastone. Il segreto di stato avanza e occulta anche questioni (nucleare, rifiuti, guerra) che possono devastare la vita di queste come di prossime generazioni. Con buona pace di un’opposizione placidamente connivente (e penso che l’elettorato darà presto qualche dura risposta a questi placidi e sereni rappresentanti all’opposizione)

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