Perché i giovani non fanno politica

28 Dicembre 2009
8 Commenti


Giulio Lobina

Per permettersi il “lusso” di fare politica onestamente, bisogna conoscere le problematiche della vita sociale, bisogna trovare il tempo di analizzare le situazioni e di creare soluzioni precise, serie e concrete. I giovani laureati, professionisti nelle loro materie, sono impegnati in una ricerca di vita. Perchè il lavoro ti da il pane, ti da mangiare. Il lavoro sta prima di tutto. Tutto il resto è in secondo piano. Dove troviamo la voglia di “impegnarci” in politica, se il tempo vola e a 30 anni, laureati e specializzati, abitiamo ancora a casa di mamma e papà?
Si cerca il lavoro pensando a se stessi, non certo alla propria comunità. Questo è un egoismo della sopravvivenza. Non è un egoismo cattivo. “Trovo lavoro e mi sposo”(ma candu?). Qual è l’età media degli sposi nei matrimoni di oggi? Quale quella nei matrimoni di 25 anni fa? Non è affatto piacevole vivere in casa fino ai 30 anni. Non è piacevole essere laureati e non stringere in mano neppure l’idea di una casa, perchè COSTA TROPPO. Perchè bisogna contrarre un mutuo, perchè…perchè l’Italia di oggi è troppo attenta a RESPINGERE gli immigrati disperati che chiedono accoglienza, chiudendo gli occhi davanti ai propri giovani che sono in balia delle onde. Anche i suoi giovani sono clandestini del lavoro. Chi viene in Italia a cercare lavoro non è diverso da chi se ne va dall’Italia per trovarlo. Con che coraggio ci si scaglia contro gli immigrati se lo siamo anche noi? LAVORATORI MIGRANTI, ecco cosa siamo, tutti quanti. E’ un’Italia che non investe nella ricerca, che taglia i finanziamenti alle scuole pubbliche…cosa ci si aspetta? E che fa la Sardegna? Una fotocopia del Governo Nazionale, tanto da consegnare la nostra bandiera al Premier…simbolo di cosa? Di un abbraccio maledetto. Che fa il partito Sardo? Sbaglio o è ancora alleato al conquistatore?
Lo Stato decide ancora quanti medici vuole, quanti ingegneri vuole, quanti architetti. Come se noi fossimo solo dei numeri. Aumenta l’età pensionabile impedendo in questo modo una occupazione giovane, taglia i finanziamenti alla Scuola Pubblica e alla Ricerca, sconvolge i principi costituzionali proponendo LODI che garantiscono l’immunità a quattro persone, calpestando l’uguaglianza. Calpesta l’articolo 1 della Costituzione, perchè se il lavoro fosse davvero un diritto si finanzierebbero le piccole imprese e non sempre e solo le banche, calpesta la volontà di un popolo che ha detto No al NUCLEARE con un Referendum. Disintegra i principi di solidarietà sociale RESPINGENDO in LIBIA uomini, donne e bambini in barconi e gommoni in balia del Mare, senza curarsi dei richiedenti asilo o delle conseguenze del Respingimento, commemora i suoi caduti con l’esibizione delle stesse frecce tricolore che manda in Libia, trasforma in reato la condizione di clandestinità…ecco perchè manca un’Anima oggi.
Ecco perchè bisogna cambiare le cose. Bisogna credere che sia possibile avere una società diversa. Bisogna credere che sia possibile avere una politica diversa e onesta. E si parte dal basso, dalla base, dai comuni? Perché è più semplice conoscersi in un Comune piuttosto che nello Stato. La fiducia conta moltissimo. E’ una buona idea quella di portare alla segreteria del Vostro partito un giovane, ma non un burattino…bensì qualcuno che abbia spirito di iniziativa, oltre che di servizio.
Ma voi cosa intendete per GIOVANI? O meglio, per voi, fino a che età ci si può considerare tali? E’ una scusa questa di cercare nella Gioventù nuove idee, perché Voi giovani lo siete stati. Ma vi siete dimenticati d’ogni lotta, d’ogni ribellione, d’ogni necessità.
Il problema di oggi, dei giovani di oggi è che conclusa l’Università bisogna imparare il mestiere(che scoperta!). Dove troviamo il tempo per la comunità se a 28 anni ancora non sappiamo che sarà di noi? I giovani di oggi non sono scansafatiche. Né vedono nella politica la soluzione ai molti problemi o ai molti “vuoti” culturali e sociali. E’ un’Italia spezzettata, dove la Lega, uno dei partiti al Governo, propone l’abolizione della Corte Costituzionale. Che esempio ci date?Chi era giovane 25 anni fa, sa bene che un laureato aveva molta facilità nell’inserirsi nel mondo del lavoro.
I giovani non devono essere considerati solo come burattini dei “gruppi politici di turno”, da candidare nelle segreterie o alle elezioni per far finta di prendere in considerazione le loro idee…
I giovani sono una ricchezza inestimabile, sono il vostro tesoro. Figli e figlie. Il vanto di una comunità. Bisogna svegliarsi. Ripartire dalla scuola. Conoscere la propria Terra, la propria Storia, la propria cultura e poi anche quella degli altri popoli. Bisogna viaggiare e conoscere il mondo, ubriacarsi di pluralismo e multiculturalismo, di solidarietà sociale e di sogni. Non di “opportunismo” e scelte di facile vittoria. E’ la lotta delle coscienze che arricchisce la Giovinezza. Ma non contro lo Stato e la sua Costituzione, bensì per lo Stato e per il rispetto della sua Carta fondamentale.
Non tutti sono chiamati alla politica. Ma chi è chiamato a questa nobile attività, faccia politica e la faccia con passione e dignità, per il proprio Paese e per la Terra Sarda. E sia così umile da abbandonare il campo quando si rende conto d’aver dato tutto e quando altri possono fare le stesse cose, ma in maniera migliore.

8 commenti

  • 1 mac
    28 Dicembre 2009 - 12:48

    Concordo sui concetti espressi ma, a mio modo di vedere, occorre precisare alcuni punti.
    Si sostiene spesso che i “giovani” non siano più interessati alla “politica”. Ho virgolettato i due concetti perchè è giusto chiedersi cosa si intenda. Se “fare politica” significa iscriversi ad un partito allora è vero, i giovani hanno perso questo interesse. E questo è un fatto positivo, secondo me. Quando leggo o ascolto un rappresentante politico italiano, cerco sempre di informarmi sulla sua formazione (ora è possibile ottenere queste informazioni facilmente su internet). I politici “adulti” hanno collezionato tutti esperienze simili: se di sinistra, gavetta col PCI, se di centro-destra, con la DC. Punto. Lingue straniere? Esperienze all’estero? Attività con la “società civile”, ONG, grass roots? Zero. Fare politica = avere tessera di partito e votare? Questi tempi stanno tramontando, finalmente. Scrivere un post su internet, informarsi sui blog, stringere amicizie internazionali, attivarsi con associazioni culturali, questo significa oggi fare politica. E i giovani attualmente sono molto più impegnati in questo fronte di quanto lo fossero i loro genitori.
    Per quanto riguarda la mancanza di prospettive della nostra generazione: secondo me il problema non è limitato al territorio nazionale, poichè questi sono temi che vengono quotidianamente affrontati in tutta Europa. Viviamo probabilmente in un periodo di transizione che provoca inevitabilmente delle scosse. Ma ogni crisi, così ci insegnano i cinesi, si intravedono sempre nuove possibilità.

  • 2 Bomboi Adriano - SANATZIONE.EU
    28 Dicembre 2009 - 16:18

    Se non fosse per la mole di retorica e demagogia caro Lobina potrei pure essere d’accordo con lei su molti punti. Ci siamo già incrociati qualche volta su Sardegna e Libertà. I problemi ovviamente sono più complessi e non li tradurrei politicamente nel semplice dono di una bandiera ad un politico (che non ha conquistato nulla ma ha semplicemente vinto delle elezioni con il suo partito). Fino a prova contraria siamo in una democrazia: i cittadini possono ancora scegliere. Magari male ma scelgono. Che dovrebbero fare dei partiti territoriali Sardi in questo contesto? Il bipolarismo implica la necessità di sviluppare alleanze programmatiche o si viene tagliati fuori dalle amministrazioni: Il problema è che la frammentazione di queste sigle territoriali (con alcune che rimangono fuori) comporta anche lo scarso peso che si raggiunge in una maggioranza - che non riesce quindi ad influenzare per condizionarne l’agenda politica. Oppure lei Lobina pensa che magari il PSD’AZ avrebbe dovuto rimanere tra le braccia del centrosinistra? Le cose sarebbero state esattamente le stesse per noi Sardi: Con la differenza che il PSD’AZ sarebbe stato spolpato sempre più da signori che lo usavano abitualmente come trampolino verso i DS/PD. Se poi il PSD’AZ cadrà lo stesso per via dei suoi dirigenti…magari sarà l’occasione per ridiscutere il ruolo dell’autonomismo/indipendentismo in Sardegna, fin’ora inconcludente. Sul suo partito invece….mi domando di cosa parlerà l’IDV quando Berlusconi uscirà di scena…forse allora in Europa Uggias -qualora rieletto- parlerà meno dei media del Cavaliere e si ricorderà che ci sono sempre gli agricoltori Sardi vessati da un sistema iniquo…ci si ricorderà dei motivi per cui la Sardegna è uscita dall’obiettivo 1 e tante altre belle cose….addirittura in Sardegna si impiegherà meno tempo nel sollecitare il mondo della Giustizia sui drammi degli uffici giudiziari (come a Nuoro) per la mancanza di personale, mentre i magistrati sono presi da problemi che non riguardano il territorio…Insomma….quando si è liberi dalla retorica di questa o quella parte politica si possono fare tante cose…ma il problema più grave è che la politica territoriale non ha ancora le forze politiche che abbiano capito quanto l’unione faccia la forza. Mentre chi ha buone idee…le disperde in quello stesso iniquo sistema che indirettamente difende. Come lei Lobina, certamente in buona fede. Cordialmente.

  • 3 Giulio Lobina
    28 Dicembre 2009 - 22:46

    Caro Signor Bomboi, è vero ci siamo già incontrati in Sardegna e Libertà, ma purtroppo noto con molto dispiacere che ancora non mi conosce, né riesce a comprendere il senso dei miei interventi. Vede, le ho già detto che ho appena 26 anni e seppure il liceo classico mi abbia mostrato la bellezza della retorica quale sublime “eloquenza della disciplina del parlare e dello scrivere, fondamento di gran parte della educazione letteraria dell’antichità classica…(definizione del Devoto-Oli), non sono solito “ricercare l’effetto che sconfina nell’adesione ai più banali luoghi comuni” (ancora Devoto-Oli, spreg.), quella stessa adesione di cui probabilmente lei mi accusa e che la allontana dall’accordo con me su molti punti. Le dirò di più. L’insegnamento ricevuto da mio nonno in primo luogo, da mio padre, dai miei docenti universitari e dalla vita ha inciso nella mia mente una idea di democrazia che nulla ha a che vedere con la “degenerazione di un normale dibattito politico in una propaganda esclusivamente lusingatrice delle aspirazioni delle masse”(Devoto-Oli), con la demagogia insomma
    ·Fatta questa necessaria premessa che vuole essere anche un invito a non utilizzare parole di cui non si conosce il reale significato o che ambiguamente si scrivono con superficialità, torniamo al dibattito politico, ciò che qui interessa, nel rispetto dell’altrui opinione. “Fino a prova contraria-la cito-siamo in democrazia”.
    Mi chiede cosa potrebbero fare i partiti sardi territoriali in questo contesto. La mia risposta è, e sempre sarà, una sola: UNIRSI. Rafforzarsi nell’unità dello scopo (una Sardegna Stato Europeo, indipendente), scegliersi una guida, candidarla come Governatore dell’Isola e muoversi compatti per offrire ai sardi un terzo polo. Una coalizione indipendentista, ognuna con le proprie differenze ma lo stesso obiettivo. Una macedonia, per farle un esempio chiaro, dove tutti i pezzetti di frutta mantengono il proprio sapore e si assaporano gustosamente.
    Ecco cosa potrebbero fare i partiti territoriali sardi. L’ho detto in altre occasioni e lo ridico ora vista la sua domanda. Il partito sardo, con la sua storia, la sua dignità, la sua forza non si sarebbe dovuto dividere ancora una volta creando i ROSSOMORI. Non avrebbe dovuto chiedere ai sardi di non votare alle europee. Non avrebbe dovuto allearsi con un partito “italiano”, se da più parti, con l’Onorevole Maninchedda in testa, mira alla de-strutturazione dei partiti nazionali italiani. Dov’è la coerenza di chi propone questa strada ma poi non solo consegna una bandiera, ma si allea con il centro-destra. Dice bene, probabilmente allearsi col centro-sinistra avrebbe dato gli stessi risultati, anzi anche peggiori vista la vittoria di una coalizione che aveva come simbolo “Berlusconi Presidente”.
    Autonomia e indipendenza non sono la stessa cosa. Anche su questo punto non siete stati chiari, perché l’indipendenza non si raggiunge alleandosi con un partito italiano, bensì con i sardi che hanno a cuore una Repubblica di Sardegna.
    Il consenso inoltre si ottiene quando si ha una linea chiara, netta, coerente, non oscillante. La linea che oggi in “Italia” ha solo il partito di Di Pietro. La linea che anche in Sardegna seppur con pochi voti rispetto ai partiti di massa, ha portato all’elezione di un Europarlamentare sardo, alla quale il partito sardo non ha minimamente contribuito. Non si domandi cosa farà IDV quando Berlusconi uscirà di scena, perché IDV è indipendente da Berlusconi e corre su ben altri binari. Si domandi invece e si preoccupi di cosa succederà al Partito sardo quando il Cavaliere uscirà di scena. O si affonda con lui, in quanto alleati o si ritornerà AZIONISTI. Magari si stringeranno di nuovo accordi con l’IDV come un tempo…o magari diventerà il primo partito in Sardegna. Non ci sono molte strade e il tempo ci mostrerà la risposta alla sua domanda.
    Uggias dal canto suo sta lavorando. Sta lavorando bene per la Sardegna, ma non voglio annoiarla con ulteriori discorsi che vanno fuori tema rispetto al “perché i giovani non fanno politica”. Può entrare nel sito del Parlamento Europeo e controllare di persona cosa l’Avvocato fa o non fa.
    Ma le assicuro che, grazie a Uggias e alla Commissione Europea Educazione e Cultura, di cui fa parte, 11 giovani sardi sono stati in Turchia per uno scambio interculturale del programma “Youth in Action”, per discutere di Partecipazione giovanile alla vita politica europea, cittadinanza attiva e cooperazione internazionale dei popoli. Altri due sardi inoltre oggi sono due dei 19 giovani FACILITATORS europei, formati con un seminario di 15 giorni a Kovacica (Belgrado) in Serbia dal titolo: “Facilitation beyond Frontiers”. Posso assicurarglielo perchè io e altri giovani della Provincia di Cagliari ci siamo stati.
    In conclusione una rassicurazione, caro Signor Bomboi: le buone idee se non sono accompagnate da un impegno politico concreto che riparta dai Comuni, dalla gente, dai cittadini…lasciano il tempo che trovano. L’unico sistema che difendo da laureato in Giurisprudenza, da giovane sardo e da cittadino italiano è la mia Costituzione, la mia Democrazia, il mio Stato di Diritto…tutte cose che appartengono anche a lei. Senza retorica, senza demagogia. O la politica è educazione alla cittadinanza e alla democrazia o è solo opportunismo e interesse personale. A ventisei anni, mi creda, non ha senso per me pretendere di insegnare qualcosa a qualcuno…ma ha senso, ed è ciò che voglio, pretendere di imparare da chi ha il dovere, essendo eletto, a qualsiasi partito appartenga, di rappresentarmi e di curare gli interessi del popolo. I giovani non sono tiepidi.

    Giulio Lobina

  • 4 sonny.one
    29 Dicembre 2009 - 00:50

    non ho nessuna voglia di dilungarmi su un tema che.
    e’ oramai alle soglie del colasso.detto, ridetto, visto e rivisto…la verita’? la politica e’ nauseante, sporca, inquinata, scurrile, fatta per pochi eletti.., i soliti furbetti del quartierino..e’ irreversibile il fenomeno,,i giovani, che tanto spazzoliamo, e eticchettiamo come
    fanulloni , teste calde,e a volte pure fregnoni,,hanno capito benissimo come funziona il meccamismo
    e sanno bene che ………meglio tenersi lontani da tuto cio’ che e’ vomitevole…… la politica.miei cari, e’ solo l’arte di vender sogni, illusioni, falsita’, triste , ma purtroppo questa e’ la realta’…
    capito mi hai verd muller?

  • 5 Bomboi Adriano - SANATZIONE.EU
    29 Dicembre 2009 - 05:31

    Ha messo molta carne al fuoco Lobina a cui rispondere: personalmente mi fa piacere per quei 11 Sardi ma sono maggiormente preoccupato per le restanti migliaia che non avranno la stessa opportunità: Essendo magari presi da problemi molto più gravi. Il ché mi porterebbe a pensare che tale manovra di Uggias corrisponda proprio a quelle trovate demagogiche a cui lei si dichiara giustamente estraneo. Preciso di non essere parte del Partito Sardo d’Azione, io la penso come lei: Credo che serva maggiore unità tra forze territoriali e credo in un futuro Partito Nazionale Sardo e/o federazione di sigle affini. A condizioni attuali tuttavia credo pochissimo al terzo polo, siamo ben lontani in Sardegna dall’averne i numeri, i mezzi e soprattutto la coesione e la strategia necessaria tra le varie forze che dovrebbero comporlo. Pertanto il primo gradino in un luogo così conservatore ed autoreferenziale (come l’indipendentismo) sarebbe quello di rimuovere il settarismo: Quindi evitando che le nostre sigle si disperdano in corse solitarie e suicide contro il bipolarismo. Ma non vedo dove stia lo scandalo in un’alleanza politica. In mezzo mondo i partiti nazionalisti le compiono (ma sono uniti, non come i nostri), non penso dunque che i Sardi siano speciali per dover fare diversamente, né credo alla frottola per cui un terzo polo debba mirare solo ad un elettorato indipendentista: Perché sappiamo benissimo cosa ne pensano oggi i Sardi dell’indipendenza. Niente di buono. Sono anche poco interessato al fatto che il PSD’AZ possa tornare “azionista”, l’azionismo è un retaggio dell’ideologia Mazziniana, lasciamolo ai tempi che furono. L’indipendenza contrapposta all’autonomismo invece nel contesto Sardo è la più grande sciocchezza portata avanti da movimenti come IRS: L’Autonomismo in un luogo privo di coscienza nazionale diffusa (diversamente da Scozia e Catalogna) non andrebbe visto come un fine ma come un mezzo per l’indipendentismo. Esso dovrebbe essere quindi un percorso graduale di edificazione della sovranità, attraverso riforme progressive. Tutto il resto le reputo (a torto o a ragione) fantasie belle e buone - che infatti hanno il “seguito” che hanno. Sono anche poco interessato all’elezione di Uggias, come già detto in Sardegna e Libertà: Trovo poco onorevole e degna di democrazia un’elezione ottenuta per altrui dimissioni, spintarella del segretario e senza una robusta rappresentanza elettorale. Io invece penso che serva una nuova legge ad hoc per garantire l’elezione di rappresentanti territoriali in Europa. In sostanza, che cosa vuole che pensi dei giovani in politica che si adeguano alla solita meccanica del favore confuso con il diritto? Penso che non cambieranno nulla nonostante tutta la buona volontà. L’elezione di Uggias è scaturita da un favore, non dal suo diritto di avere una legge elettorale meno iniqua. E’ proprio questo il sistema che il Nazionalismo Sardo deve destrutturare ed è il sistema a cui in Sardegna siamo abituati da secoli: La mano benevola di questo o quel signorotto potente di turno arrivato da lontano a proteggerci dagli altri rapaci. E noi? Non siamo in grado di usare la nostra testa? Sulla difesa della Costituzione non so cosa dirle, io so solo che per arrivare anche a ciò che lei diceva dobbiamo cambiarla. E anche questo non è uno scandalo, è democrazia. In conclusione spero che prima o poi porti le sue buone idee in un vero partito territoriale e non nell’IDV.

  • 6 Giulio Lobina
    29 Dicembre 2009 - 13:54

    Carissimo Signor Bomboi, l’elezione di UGGIAS è una piccolissima vittoria per i sardi, ma è la più grande che potessimo ottenere viste le condezioni e il collegio unico con la Sicilia. Io, come molti altri sardi ho scelto di contribuire a questo sogno e l’abbiamo raggiunto. Palomba e altri in Parlamento si stanno preoccupando di rendere la Sardegna collegio unico, ma non è semplice.
    La Costituzione va’ prima di tutto rispettata, e anche quando ci si allea con altre forze politiche, siano esse di destra o di sinistra, bisogna difenderla perchè per essa sono morti molti italiani e anche molti sardi. Certo…poi si può anche “modificare”, ma senza sfiorare minimamente i principi cardine: per farle un esempio: l’uguaglianza. Già ci dimentichiamo troppo spesso dell’importanza della libertà, ma ancor più della fratellanza che pure la nostra Costituzione chiama solidarietà. Pensi ad esempio a come trattiamo gli immigrati, o a come siamo riusciti a trasformare una condizione sociale che grida aiuto, disperata, quale è l’immigrazione clandestina, in reato reato. C’è tanto da lavorare e accolgo il suo invito: quando in Sardegna ci sarà un vero partito territoriale rispettoso della dignità e della storia sarda, unito nell’unico sogno di una Sardegna Stato Europeo, io porterò in quel partito le mie “buone idee”, sperando però di non dover aver a che fare solo con quella politica “vomitevole” di cui ha parlato sonny.one nel suo commento precedente. Ripartiamo davvero dalla base: dai comuni e dai giovani. Buone feste!

    Giulio Lobina

  • 7 Bomboi Adriano - SANATZIONE.EU
    29 Dicembre 2009 - 15:42

    Punti di vista: Per me le modalità di elezione di Uggias sono uno schiaffo alla democrazia ed anche all’intelligenza dei Sardi. Così L’IDV su questo tema ha già pronta la pappardella da raccontare alla prossima campagna elettorale sulle Europee: “Abbiamo fatto il possibile ed ora pretendiamo una nuova legge!”…Ma dov’era Di Pietro allora quando ha governato nell’esecutivo Prodi? Probabilmente non sapeva neppure della cosa. Ed anche questo si scontra con quel criterio di uguaglianza Costituzionale: Noi infatti, essendo demograficamente inferiori alla Sicilia, abbiamo meno chances di essere eletti. Si tratta di una forma di discriminazione perché tale legge elettorale non tiene conto della diversità di esigenze tra i vari territori della Repubblica e la necessità di avere voce a Bruxelles. Per il resto, mi creda, negli attuali partiti territoriali ci sono parecchie persone che vorrebbero unità ed un partito serio, ma sono in minoranza: Servono persone che spingano una certa mediocre dirigenza di alcune sigle verso il coraggio della collaborazione reciproca. Dubito che questo lavoro possa essere ottenuto all’interno dell’IDV. Mi scuso per l’asprezza diretta dei toni, ma è dettata dagli anni in cui i fallimenti dell’indipendentismo vengono addirittura fatti passare per successi… Buone feste!

  • 8 margy
    24 Dicembre 2014 - 13:32

    Forse non è l’amore carente nei confronti della politica il problema ma i sentimenti che hanno i giovani verso la società in cui vivono che solitamente non li ha neanche in nota http://www.tizianomotti.com/

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