Libero Stato in libera Chiesa

1 Giugno 2008
2 Commenti


Paolo Pubusa

Fa impressione leggere le parole pronunciate da papa Benedetto XVI in occasione della Conferenza Episcopale Italiana.
Non si è mai visto nella storia, salvo nei periodi più bui, che un capo di Stato si ingerisca in maniera così pressante negli affari di un altra nazione, con la pretesa di condizionarne le decisioni.

Incredibili appaiono le affermazioni sul rapporto tra religione e politica.
Il papa afferma che la fede cattolica non può né deve risolversi in un fatto meramente privato, non tollerando di essere confinata nella sfera individuale: la gravità di queste affermazioni emerge in maniera più netta quando il pontefice precisa che i precetti religiosi possono aiutare a risolvere i maggiori problemi morali e sociali dell’Italia dell’Europa di oggi.
Emerge con chiarezza, dunque, in un momento nel quale le forze di ispirazione cattolico-radicale sono fortemente rappresentate sia al governo che all’opposizione, il tentativo di Benedetto XVI di rilanciare l’idea medievale di una chiesa fortemente coinvolta negli affari di stato, con un’attività tesa ad influenzare, in maniera subdola e spregiudicata, le scelte del governo italiano.

E questo tentativo è ancor più grave se si analizzano alcuni ulteriori argomenti toccati dal pontefice, in particolare quello della famiglia e quello della tutela della vita, dal concepimento fino alla morte naturale.

Sul primo aspetto, il papa ribadisce concetti ormai triti e ritriti, in particolare la necessità di tutelare l’istituto del matrimonio, definito l’unico idoneo a garantire adeguatamente la generazione e l’educazione dei figli.
Ma Benedetto XVI dimentica che ormai tale istituto è in una fase di crisi irreversibile. Il numero dei matrimoni sta calando sensibilmente, mentre aumentano vertiginosamente le separazioni ed i divorzi.
Meglio sarebbe, invece, offrire ai cittadini sistemi, quali quelli adottati in Spagna e Francia, che tengano conto dell’evoluzione della società ed allo stesso tempo consentano di garantire quel reciproco sostegno, che è elemento centrale nella vita di coppia.

In riferimento al discorso sulla tutela della vita, vengono proposte soluzioni radicali che non lasciano alcuno spazio nè alla ricerca nè alla semplice compassione umana.
Basti pensare al caso del bambino nato nei giorni scorsi affetto dalla sindrome di Potter.
Senza reni, con i piedi ad uncino, il bambino, a detta dei genitori, <<è sottoposto ad un calvario. Per ora riesce a sopportare queste terapie ma poi sarà per lui una vita d’inferno>>. Gli stessi medici rilevano che <<Ci sono genitori che farebbero qualunque cosa se ci fossero prospettive, ma quando non ce ne sono occorre grande prudenza e comunque avere sempre il loro consenso>>.
Seguendo il ragionamento del pontefice, dunque, anche in situazioni estremamente gravi quale quella appena richiamata, e pur di fronte ad un parere così netto da parte dei medici, bisognerebbe comunque tutelare la vita, e quindi accanirsi contro una creatura che, in ogni caso, vivrà solo pochi giorni, costringendo i genitori a dover affrontare una vicenda terribile.

Che dire poi delle dichiarazioni sulla necessità di maggiore sostegno alla scuola privata?
E’ incredibile che in Italia se ne parli ancora. Ormai il sistema di istruzione è tutto sbilanciato a favore della scuola privata!
Occorrerebbe, invece, intervenire con forza per rilanciare la scuola pubblica che, in quanto tale, può reggersi unicamente sul sostegno dello Stato, e lasciare che, dopo la pioggia di miliardi degli ultimi anni, le scuole private riprendano a gestirsi autonomamente sotto l’aspetto economico, visti del resto gli ingenti capitali di cui dispongono i proprietari e le altissime rette pagate dai genitori degli studenti iscritti.

Sempre a proposito di scuola, il pontefice afferma che i giovani, fanciulli e adolescenti, si sentono lasciati soli davanti alle grandi domande ed ai grossi problemi che la vita gli propone, così come davanti alle attese e alle sfide che sentono incombere sul loro futuro.
Penso che Benedetto XVI sia la persona meno indicata a parlare di fanciulli e giovani.
In qualità di massimo esponente della chiesa cattolica, prima di affrontare problemi di questa natura, dovrebbe occuparsi di risolvere quelli interni alla sua ‘parrocchia’.
Lo scandalo dei preti pedofili, in Italia come all’estero, infatti, ha palesato che all’interno della chiesa sono presenti delle mele marce le quali, più che curare la crescita, il sostegno e lo sviluppo dei giovani, hanno pensato solo a rovinarne la vita, attraverso un indegno ed indiscriminato sfruttamento di natura sessuale.
E questo senza che si sia mosso un dito per contrastare il fenomeno.
Ed anzi, lo stesso Ratzinger, all’epoca in cui era Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, emanò la famosa lettera De Delictis Gravioribus, con la quale venne modificato il Crimen sollicitationis, ossia il documento nel quale veniva regolato il procedimento da adottare nel caso in cui un chierico si rendesse colpevole di reati a sfondo sessuale nell’esercizio delle proprie funzioni.
Ebbene, proprio attraverso il De Delictis Gravioribus, si mirò ad insabbiare ed occultare i reati commessi dai sacerdoti pedofili, e proprio per questo motivo, su iniziativa delle famiglie di alcune vittime delle violenze, lo stesso Ratzinger fu sottoposto ad indagini da parte di una Corte Distrettuale del Texas per «ostruzione alla giustizia».

Per concludere, nei giorni scorsi abbiamo letto che il Vaticano, e nello specifico proprio quella Congregazione per la dottrina della fede di cui Ratzinger, come detto, era massimo esponente prima di salire sul soglio pontificio, ha disposto la scomunica immediata sia per chi ordina donne prete che per le donne stesse.
Una decisione ancora una volta di stampo medievale che è inutile commentare, ma che è invece utilissima per capire che il pontefice, arroccato su posizioni ormai antistoriche ed anacronistiche, non può e non deve essere in alcun modo individuato come figura alla quale rapportarsi per scelte di natura politico-sociale destinate a produrre effetti nei confronti di milioni di cittadini.

2 commenti

  • 1 Ammutadori
    2 Giugno 2008 - 13:16

    condivido in pieno il tuo punto di vista.

  • 2 Enzo Lai
    2 Giugno 2008 - 22:25

    Parole ferme, che sembrano dure, solo perché inusuali fra i media e i politici. Ma cosa si potrebbe criticare?

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