Tuvixeddu: la pressione democratica paga

19 Marzo 2010
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Andrea Pubusa

Quanta dietrologia su Tuvixeddu! “Il Consiglio regionale entra nella necropoli”, titolano i giornali isolani. Ed è vero. Ben due Commissioni consiliari, con intenti comuni, si recano al Colle. Lo fa anche una commissione comunale con la stessa finalità. E molti continuano a vedere ombre e a nutrire sospetti. Certo, occorre vigilanza democratica, il processo di creazione del Parco è complesso, va seguito passo passo senza disattenzioni. Ma questo impegno delle istituzioni competenti (Comune e Regione) va salutato positivamente e con sollievo. Anche perché il passato non ci offre note liete a destra come a sinistra. Il centrodestra, con le sue amministrazioni comunale e regionale, ha siglato l’Accordo di programma con Coimpresa per l’intervento edilizio fin sopra le tombe. Ma – occorre ammettere – che l’azione dell’Amministrazione Soru, al di là delle intenzioni, è stata maldestra. Per capirci, stile e approccio sul modello di Berlusconi nel decreto salva-liste. Cattivi consigli giuridici, commissione giuridamente incompetente, estensione dei vincoli messa nel nulla non solo dal Tar Sardegna, ma anche dal Consiglio di Stato con decisioni passate in giudicato. E sia ben chiaro: l’ultima decisione del supremo giudice amministrativo ha imposto autorizzazioni specifiche per ciascun settore d’intervento, ma non ha bloccato l’intervento.
Ed allora non si contesta che la Commissione nominata da Soru, all’epoca, abbia fatto un buon lavoro. Si rileva ch’esso è un mero prodotto culturale, inesistente sul piano giuridico-amministrativo, perché inficiato  dalla incompetenza della Giunta a nominarla, con buona pace del PM Caria, che non ha giurisdizione sulla questione e, se ha elementi, può solo promuovere l’azione penale verso eventuali responsabili.
Che dire dunque? Le amministrazioni di centrodestra hanno dato il via all’intevento autorizzandolo. La Giunta Soru ha tentato di stopparlo, ma lo ha fatto così grossolanamente da aggravare la situazione, poiché non ha fermato  Cualbu ed anzi gli ha fornito il motivo per chiedere ulteriori risarcimenti. Insomma, il danno e la beffa!
Ed allora, a questo punto, non è da salutare positivamente l’intendimento (bipartisan) del Comune e della Regione di risolvere la questione con un accordo con Cualbu? Non è questo il frutto anzitutto della battaglia condotta dalle associazioni ambientaliste e dalla cittadinanza democratica in difesa del Colle e del Parco? Pensate che si sarebbe arrivati a questo senza la mobilitazione continua e il pungolo severo verso le istituzioni? Ed allora anziché fare dietrologia, godiamoci questo primo successo.
Certo avremmo preferito che questi beni incommericiabili, come dice l’art. 9 della Costituzione, non fossero mai stati oggetto di transazioni coi privati. Ci sembra inconcepibile che un imprenditore, con bolli e timbri di amministrazioni pubbliche e di giudici della Repubblica, possa erigere palazzi sulla necropoli. Ma lasciamo tutto questo all’analisi sociologica, giuridica e politica, e, se ci saranno, alle indagini della Procura (che è retta da un magistrato di sicuro affidamento e di comprovata tempra democratica), ora incassiamo l’unico risultato che c’interessa: salvare il Colle.
Le future generazioni si interrogheranno poco sul come e sul perché si è giunti al Parco; ciò che apprezzeranno è la qualità del Parco se verrà realizzato. Agli storici locali il compito di esaminare questa tortuosa vicenda, mettendo in luce ombre e luci, responsabilità e meriti. Certo anche loro non potranno, nel fare i bilanci, non tener conto del fatto che se Tuvixeddu sarà salvo e nella misura in cui lo sarà, questo è il frutto di un sussulto d’impegno democratico di vasti settori dell’opinione pubblica cagliaritana, sarda e perfino nazionale. Impegno che d’ora in avanti dovrà essere meno litigioso, più esigente e stringente.

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