Scuola: la “riforma” Gelmini e il silenzio della regione

27 Marzo 2010
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Cristian Ribichesu

La riforma Gelmini ormai ha dimostrato la sua negatività nella realtà dei fatti e del tempo, e il taglio previsto per le superiori aumenterà lo stato di sofferenza della scuola pubblica. La “riforma”, se così vogliamo chiamarla, è nata sulla base di menzogne date ai cittadini come ottime innovazioni, spesso divulgate con la tv di Stato, proprio come avvenuto con il programma tv della Rai, Fuoriclasse, http://www.fuoriclasse.rai.it/new/dettaglio_puntata.aspx?IDPuntata=449 , dove il tecnico dell’istruzione Giorgio Israel, collaboratore per la “riforma Gelmini”, ha prospettato la positività del loro lavoro affermando che da adesso gli insegnanti diventeranno tali attraverso la formazione nelle Università e il tirocinio nelle scuole. Strano, però, che chi abbia collaborato per creare la Riforma Gelmini, non sapesse che la formazione dei docenti avveniva già nelle Università e con un percorso di tirocinio diretto nelle scuole, e strano che usino tali false motivazioni per compiere un taglio di circa 88.000 insegnanti, ma anche che affermino che con questi tagli si avrà ugualmente la possibilità di seguire gli alunni con un rapporto uno a uno, ma ancor più strano che sia possibile che nella Tv pubblica si diano tali false informazioni.
Non voglio tirarla per le lunghe, la situazione della scuola nazionale e regionale è grave. Solo quest’anno in Sardegna sono stati persi 2500 lavoratori della Scuola, che fra quelli dell’anno passato e del prossimo diventeranno circa 8000, se non più, visto che adesso il taglio colpirà anche i docenti di ruolo, dato che le previsioni di pensionamento del 2010, come da voci che si diramano nell’ambiente dell’istruzione e negli ambiti sindacali, sembrerebbero essere state sopravalutate. Insomma, fra questi docenti tagliati ci sono vincitori di concorsi nazionali, già formati con il tirocinio e con anni di studio, in più, universitario, già lavoratori del settore, e la politica, e le istituzioni, come è giusto che tutelino i lavoratori degli stessi enti pubblici locali e degli enti privati e/o industrie, così devono tutelare i tecnici dell’istruzione che servono proprio per la normale turnazione dei docenti nelle scuole. Le Università formulavano le selezioni per l’ammissione alle scuole di specializzazione, in base a tabulati ministeriali nel rispetto delle esigenze di assunzione provinciali, e ora questi numeri devono essere rispettati.
Le scuole, poi, hanno dimostrato di aver bisogno, nonostante le contrazioni di ore e l’aumento di alunni per classe, di più docenti anche in questa situazione “ristretta”, dato che si stanno perdendo centinaia di ore di lezione per la mancanza delle disposizioni. Insomma, siamo davanti a una triste realtà che non fa altro che impoverire lo Stato, ma ancor più una Regione come la Sardegna, sia per la perdita di numerosi lavoratori dell’Istruzione che per l’abbassamento dei livelli culturali dei propri giovani. Dopo queste centinaia di ore perse dovremo fare i conti con i dati dei livelli raggiunti dagli alunni nel 2010, e dovremo controllare le stime della dispersione e dei libri letti dalla popolazione giovane dell’isola. In Sardegna, perciò, la vertenza Scuola dovrebbe essere considerata con maggiore attenzione, anche in ragione del tessuto economico-sociale isolano, che ha bisogno di una boccata di ossigeno con una vera riqualificazione del lavoro e un indirizzo locale verso l’istruzione, la ricerca e la sostenibilità ambientale.
Ora, nessun partito ha proposto una legge scolastica regionale che, tecnicamente, indichi i punti per un vero miglioramento della scuola locale. Il Pd regionale ha presentato una bozza di legge, che ideologicamente va bene, ma rimane troppo vaga, e ha sicuramente bisogno di precisazioni, ma indubbiamente con l’apporto di un tavolo di concertazione con gli insegnanti di ruolo e precari. Il Pdl, invece, ha proposto una legge con ampi spazi agli incentivi per gli enti di formazione, per le scuole paritarie, per i genitori che vogliono iscrivere i figli alle scuole paritarie.

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