Napolitano stoppa una legge indecente

1 Aprile 2010
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Amsicora

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ha firmato, rinviandola alle Camere, la legge sul lavoro del Ministro Sacconi.
Quali le motivazioni? Anzitutto l’eterogeneità del testo su norme delicate.  Nella nota del Quirinale si precisa che il Capo dello Stato “è stato indotto al rinvio dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni - con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 - che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale. Ha perciò ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale”.
Una delle due norme del ddl Lavoro al centro dei rilievi del Quirinale riguarda la nuova procedura di conciliazione e arbitrato che di fatto incide sull’articolo 18 relativo al licenziamento. In particolare l’articolo indicato nel comunicato del Quirinale prevede che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si possa stabilire che in caso di contrasto le parti si affidino ad un arbitrato. Ora, per chi non lo sapesse, l’arbitrato è una forma di giustizia privata molto costosa, mentre l’attuale processo del lavoro è esente da oneri fin dalla notifica. Inoltre, l’arbitrato  secondo “equità” consente di prescindere dalla disciplina normativa della materia, con sostanziale indebolimento della tutela per i lavoratori, realizzando così una surrettizia abrogazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il timore, già avanzato dai sindacati e dall’opposizione, è che al momento dell’assunzione il lavoratore accetti la via dell’ arbitrato spinto dalla necessità, rinunciando all’accesso alla giurisdizione, ossia ad una garanzia fondamentale dello Stato di diritto. Un vero vulnus alla Carta costituzionale e ai diritti dei lavoratori.
L’altro articolo sul quale il Quirinale ha mosso rilievi è il 20, che esclude dalle norme del 1955 sulla sicurezza del lavoro il personale a bordo dei navigli di Stato. Insomma, a bordo di questi natanti si vuole licenza di uccidere come per il mitico “agente 007″.
Questo articolo inoltre presenta profili inquietanti nella parte  che riguarda il diritto del lavoratore al risarcimento dei danni eventualmente subiti per infortuni o alle famiglie dei caduti sul lavoro. In assenza di disposizioni specifiche - non rinvenibili nella legge - che pongano a carico dello Stato un obbligo di indennizzo, il risarcimento del danno ingiusto e’ possibile esclusivamente in presenza di un ”fatto doloso o colposo” addebitabile a un soggetto individuato (art. 2043 del codice civile), con la conseguente possibile non punibilita’ delle lesioni o delle morti cagionate su navigli di Stato.
Come possa essere conforme alla Costituzione, fondata sul lavoro, un articolo di questo contenuto è un vero mistero. Se poi lo caliamo nella realtà è una vera carognata. La norma “interpretativa” (anche questa falsamente intepretativa) bloccherebbe l’inchiesta della procura di Torino su 142 uomini della Marina Militare morti per esposizione all’amianto e un processo a Padova per il decesso, per lo stesso motivo, di altri due militari. E’ proprio in base alla norma ”delegata”, approvata un anno dopo la legge delega, nel ‘56, che la procura di Torino ha avviato l’inchiesta sulle morti da amianto nella Marina Militare. Il fascicolo, aperto un paio di anni fa, ha ad oggetto reati come omicidio e disastro colposo per alcuni alti ufficiali. L’inchiesta ripercorre la storia sanitaria e lo stato di servizio di 142 militari, morti per mesotelioma pleurico, una gravissima malattia provocata dal contatto con l’amianto col quale erano coibentate molte navi della marina. Ebbene Sacconi e il governo vogliono azzerare queste gravi responsabilità: oltre al danno, la beffa per le vittime e i loro parenti.
Che dire in conclusione? Citiamo Di Pietro: “Finalmente il Presidente della Repubblica batte un colpo e rimanda alle Camere la legge che voleva modificare, anzi svuotare lo Statuto dei lavoratori”.

1 commento

  • 1 grazia pintore
    5 Aprile 2010 - 07:32

    Sbaglio o il PDL ha vinto altre 7 regioni? Chi l’ha votato? gli Italiani ovviamente.Ma è possibile che si possa essere così autolesionisti o siamo solo ignoranti,che non ci informiamo prima di andare a votare che questo governo lavora solo per i ricchi e sta distruggendo l’Italia e i lavoratori italiani.Vedo spesso in certe trasmissioni : sulla 7,anche sul primo canale della TV di Stato(si fa per dire), ad ore tarde,il dramma che vivono i lavoratori sardi che fanno una protesta intelligente sull’isola dell’Asinara e mi chiedo: avranno votato anche loro Cappellacci? Io ne dubito.Quando ascolto questi lavoratori sardi mi ricncilio con loro perchè penso che non tutti si sono lasciati imbecherare dalle bugie di Silvio.Lo so sono un pò fissata contro questo despota,ma non riesco a rassegnarmi al pensiero che l’Italia è la barzelletta del mondo intero che continua a votare per Lui e per il branco dei parlamentari,suoi dipendenti.

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