Cristian ci scrive sui mali del nostro Paese

5 Novembre 2010
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Cristian Ribichesu

Lettera aperta 

Gentile Direttore,

in questi giorni ho letto l’ultimo libro di Giovanni Floris, Zona retrocessione, e il quadro che mi son fatto del nostro Paese é davvero sconfortante. Non che non lo sapessi giá e che per me non lo fosse nella realtá, e non che non lo fosse in Sardegna, dove, contrariamente alle enormi potenzialitá che abbiamo, umane e paesaggistiche, viviamo purtroppo di primati negativi, primi fra tutti l’istruzione pubblica, sempre meno difesa dalla classe politica regionale, e la disoccupazione, cui concorre in misura preponderante quella giovanile, proprio perché ricollegata all’abbandono scolastico. Peró nel libro di Floris, dal taglio divulgativo, vengono registrate molte comparazioni con altri stati, e constatare con dati alla mano quanto l’Italia stia perdendo in competitivitá sul piano internazionale, e non da ora per la crisi economica, fa davvero impressione.
Dalla lettura del libro emerge chiaramente, inoltre, quanto la politica nazionale influisca sulla visione che stati e mercati hanno d’un Paese.Una politica negativa incide sul tasso d’interessi dei soldi prestati alla nazione, e l’affidabilitá é una caratteristica cui guardano i mercati internazionali per giudicare la salute d’un Paese. Certamente, meno é affidabile un Paese e piú cresce il tasso d’interesse dei soldi che gli dovrebbero prestare, e quindi cattiva politica e cattive leggi peggiorano l’economia nazionale. Pensieri che non fanno una grinza e che, riportati a quanto discredito stia accumulando l’Italia in questi giorni sul piano internazionale, per discutibili attegiamenti che coinvolgono gli uomini che sono ai vertici della nostra politica, dovrebbero far riflettere su quanto si sta perdendo in termini economici nel nostro Paese, adesso, davanti ad un basso tasso di occupazione e una povertá crescente.
Ma la lettura del libro, in cui mi fa piacere trovare l’investimento nella scuola come prima chiave suggerita da Floris per uscire dalla crisi, e le recenti vicende nazionali, mi fanno pensare che oltre ad un cambio di rotta, sia doveroso affrontare anche altri problemi, come il miglioramento della politica nazionale, una maggiore efficienza parlamentare, che potrebbe riguardare benissimo anche la politica regionale, e non solo con gli strumenti delle primarie e con la misura del voto, ma anche con altri strumenti, come legare, indicizzare, gli stipendi dei parlamentari all’economia nazionale. Non voglio certo fare populismo, non cerco facili consensi, e non sono contro la politica, anzi, credo, e fermamente, nel sistema dettato dalla Costituzione, e infatti non parlo di un semplice taglio degli stipendi, ma di un modo per spingere verso una politica piú efficiente, con ricadute ben maggiori sull’intero quadro economico nazionale, e di uno strumento che renderebbe agli occhi dei cittadini piú equa la retribuzione dei parlamentari, soprattutto mentre si varano manovre di tagli che colpiscono in misura maggiore i piú deboli. Per questo le invio una mia breve nota, scritta dopo aver sentito e letto gli articoli del prof. Tito Boeri. Insomma, penso che il problema morale della politica passi anche attraverso questa azione, su un argomento che per molti sembra un tabú, e che certamente non deve togliere spazio alle emergenze nazionali, come la scuola, la sanitá, il miglioramento dell’amministrazione pubblica, la creazione di maggiore occupazione, l’incremento della qualitá nazionale, ma che puó essere affrontata insieme proprio per incidere positivamente sull’operato generale.
Posso sbagliarmi, ma almeno scriverne e parlarne serve per aprire dialoghi, per potersi confrontare e per capire la giusta misura.

Cordiali saluti, Cristian Ribichesu

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