L’orgoglio e la libertà dei sardi: se non ora, quando?

31 Dicembre 2010
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Amsicora

Un ordine del giorno non si nega a nessuno. Questo sembra lo spirito con cui il Consiglio regionale ha approvato mercoledì (presenti 63, votanti 63, sì 62, no 1) un ordine del giorno, primo firmatario il capogruppo del Pd Mario Bruno, sull’azione repressiva attuata martedì scorso dalle forze dell’ordine a Civitavecchia contro alcuni rappresentanti del Movimento dei Pastori sardi. L’Assemblea, nel documento, condivide lo spirito di pacifica protesta che animava i duecento rappresentanti del Movimento dei pastori, considera “inaccettabile l’impedimento all’accesso alla capitale, non suffragato da alcuna valida motivazione, non condivide l’azione repressiva-preventiva messa in atto dalle forze dell’ordine contro liberi e pacifici cittadini”.
Il Consiglio, si legge ancora nell’ordine del giorno, “esprime il proprio dissenso rispetto alle azioni repressive perpetrate in spregio di diritti sanciti dalla Costituzione, manifesta la propria solidarietà ai cittadini sardi che non hanno potuto esercitare i diritti di libertà e richiama il governo e il ministro degli Interni al dovere principale del Ministero di salvaguardare e garantire il diritto dei cittadini a manifestare”.
Nel testo si impegna la Giunta regionale a protestare formalmente col Governo per quanto accaduto e a sollecitare quest’ultimo, anche con l’intervento dei parlamentari sardi, affinchè riferisca in Parlamento sugli scontri avvenuti a Civitavecchia.
Bene quest’ordine del giorno, ma se tutto si ferma qui, è il compitino fatto per lavarsi la coscienza e liberarsi di un peso prima di correre ad abbrancare il porchetto, l’agnello o il capretto. Quale azione svolge la Giunta nei confronti del Governo nazionale? Cosa fa il Consiglio? Si rimette l’azione alla volontaria e spontanea riunione dei parlamentari sardi? E il popolo sardo? Viene lasciato a casa a subire passivo una violenza che, per il tramite dei pastori, lo ha colpito sfrontatamente nei suoi diritti costituzizonali e nella sua dignità.
 No. Scusate, non ci siamo. Altre volte sono state convocate sedute solenni del Consiglio, presente la Giunta, con apertura a tutti i parlamentari sardi e alle forze sociali, per deliberare e decidere un’azione ferma da formulare al Governo nazionale. Sono state decise forme unitarie di mobilitazione popolare.
No, non ci siamo. Un ordine del giorno come quello approvato per quanto importante, se non è seguito da un’azione unitaria sul Governo e da una mobilitazione di massa dei sardi, serve solo a lavarsi la coscienza e a fare una nota stampa, prima di dedicarsi alle gozzoviglie di fine anno.
No. Non ci siamo. Se ci si ferma a questo non ci rimane che sperare nell’inchiesta opportunamente aperta dalla Procura della Repubblica competente, poiché è evidente che un’indagine completa e scrupolosa non può non individuare molteplici e gravi reati nella compressione violenta di una pacifica iniziativa di cittadini ben noti e tutti individuati con precisione in quanto viaggiatori della Tirrenia, muniti di regolare biglietto.
Questa è una vicenda che richiede una forte iniziativa delle istituzioni autonmomiste e dei parlamentari sardi nei confronti del Governo nazionale e una mobilitazione generale del popolo sardo: una die de sa Sardinia non folkloristica ma reale e di lotta, da estendere a tutti i sardi in solidarietà con i molti nostri corregionali senza lavoro, senza stipendio e senza prospettiva. Spetta alle istituizoni autonomistiche in unione con i parlamentari e alle forze sociali indirla. Solo così si possono difendere insieme la dignità dei sardi e le libertà costituzionali nostre e di tutti gli italiani.
Sù la testa! Se non ora, quando?

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