La Corte boccia, ma il Cavaliere se la cava

13 Gennaio 2011
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Andrea Pubusa

A guardare le cose senza infingimenti la Corte Costituzionale ha ancora una volta bocciato il lodo Alfano. E’ vero che c’è stata una decisione che in parte boccia e in parte interpreta alcune norme sul ‘legittimo impedimento’. Ma l’aspetto fondamentale era l’autocertificazione del legittimo impedimento, che è stata espunta dall’ordinamento. La Corte in sostanza affida al giudice la valutazione del ‘legittimo impedimento’, come avviene per qualunque cittadino. La Consulta ha inoltre demandato al giudice anche stabilire in quali casi esiste il legittimo impedimento. E’ insomma il giudice a valutare l’indifferibilità della concomitanza dell’impegno di governo con l’udienza, nell’ottica di un ragionevole bilanciamento tra esigenze della giurisdizione, esercizio del diritto di difesa e tutela della funzione di governo, oltre che secondo un principio di leale collaborazione tra poteri.
Ciò detto in generale, per chi volesse capirne di più, vediamo la questione in dettaglio. Il comma 4 dell’art 1 della legge sul ‘legittimo impedimento’, bocciato per irragionevole sproporzione tra diritto di difesa ed esigenze della giurisdizione (art. 3 della Costituzione), prevede nello specifico quanto segue: ”Ove la Presidenza del Consiglio dei ministri attesti che l’impedimento e’ continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni di cui alla presente legge, il giudice rinvia il processo a udienza successiva al periodo indicato, che non puo’ essere superiore a sei mesi”. Il comma 3, rispetto al quale la Corte è intervenuta con una pronuncia ‘additiva’, prevede che ”il giudice, su richiesta di parte, quando ricorrono le ipotesi di cui ai commi precedenti, rinvia il processo ad altra udienza”. Il comma 1, di cui la Consulta ha invece dato una interpretazione conforme a Costituzione, prevede che per premier e ministri, chiamati a comparire in udienza in veste di imputati, costituisce legittimo impedimento ”il concomitante esercizio di una o piu’ delle attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti”. A seguire, sempre il primo comma elenca  specifiche attivita’ qualificate come legittimo impedimento, tra le quali, ad esempio, il consiglio dei ministri, la conferenza Stato-Regioni, impegni internazionali etc. Dopo questo elenco minuzioso, il comma 1 prevede che sono oggetto di legittimo impedimento le ”relative attivita’ preparatorie e consequenziali, nonche’ ogni attività comunque coessenziale alla funzioni di governo”.
Quali norme costituzionali violano le parti bocciate? Gli articoli 138 (necessità di una legge costituzionale) e 3 della Costituzione (principio di uguaglianza dinanzi alla legge e irragionevole sproporzione tra diritto di difesa ed esigenze della giurisdizione).
La decisione non preclude tout court il referendum sul lodo Alfano proposto da Di Pietro.Sarà nuovamente l’Ufficio Referendum della Cassazione ad occuparsi del destino di questo referendum. In pratica, i supremi giudici dovranno valutare se rimane in piedi la richiesta referendaria dopo le modifiche apportate dalla Corte Costituzionale alle norme che fornivano al premier lo scudo dai processi. L’Ufficio del Referendum si riunirà autoconvocandosi - ‘motu proprio’ - non appena la Consulta depositerà le motivazioni della sua decisione.
Berlusconi, dunque, viene sconfessato da questa decisione. Ma perché canta vittoria? Perché la tattica di Berlusconi è quella di centrare l’obiettivo della prescrizione. Da questo punto di vista il tempo trascorso non è stato vano. Intanto perché due dei tre collegi giudicanti devono essere ricomposti per il trasferimento di alcuni giudici. Dunque, i processi devono riniziare daccapo. Inoltre, la difesa di Berlusconi potrà attaccare le sentenze emesse a seguito di udienze in cui i giudici abbiano negato il legittimo impedimento, censurando il giudizio del giudice sul punto e chiedendo l’annullamento delle sentenze per violazione dei diritti di difesa.
Come si vede, dei veri rompicapo giuridici, che un Presidente scorretto e non rispettoso della giurisdizione può utilizzare come arma micidiale per perder tempo e raggiungere la sospirata prescrizione.
Berlusconi vedrà adesso riprendere i suoi tre processi (Mills, Mediaset e Mediatrade), ma è assai probabile che alfine conseguirà il suo obiettivo: farla franca.

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