Congresso ANPI: arrivano i nuovi partigiani

16 Gennaio 2011
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Gianna Lai
 

L’ANPI ha tenuto il suo primo Congresso provinciale in vista del Congresso Nazionale di Torino. E’ stato eletto un delegato per i  300 iscritti della provincia, nonché, i componenti del Comitato direttivo povinciale di Cagliari e del Comitato scientifico.
Ecco di seguito l’intervento d’apertura della presidente del Congresso, Gianna Lai, mentre  più avanti pubblichiamo l’intervento di Carlo Dore jr. Il  Congresso è stato introdotto dalla relazione di Francesco Pranteddu, fiduciario provinciale, poi eletto presidente provinciale, con due vice,  Antonello Murgia e Vito Biolchini.
Molti e interessanti gli interventi da quello di Andrea Raggio a quelli dei più giovani come Enrico Lobina,  Matteo Murgia e il giovane costituzionalista Deffenu.

Negli anni scorsi i partigiani dell’Anpi hanno consegnato ai giovani il loro bagaglio di lotte e di impegno democratico
Noi oggi parliamo di una nuova stagione dell’ANPI che faccia  avanzare la democrazia, la difesa della Costituzione, e tenga  ferma la memoria,  contribuendo alla divulgazione della storia della Resistenza e della Repubblica. In particolare, ci sembra importante impegnarci contro certe forme di revisionismo e contro il  negazionismo, finalizzati alla costruzione di una cosiddetta memoria  nazionale condivisa: partigiani e fascisti si equivalgono, i morti sono tutti uguali, chi si è reso responsabile di crimini, ha emanato leggi razziali, dichiarato guerre, e chi ha combattuto contro queste aberrazioni, per l’Italia progressista e dei diritti. Perchè crediamo che non riconoscere alla Costituzione la sua provenienza popolare, fondata sulla lotta di liberazione, voglia  dire delegittimarla agli occhi delle nuove generazioni per procedere più velocemente alla  modifica del testo (anche negarne i presupposti politici e sociali che han visto accomunati democristiani, liberali, comunisti, socialisti contro i fascisti. E la memoria non è solo ricordo, ma è chiedersi il perché, di chi sono  le responsabilità, come  appunto fa la storia).
Questa è l’Italia in cui devono operare i  nuovi antifascisti, così segnata dall’ideologia della destra che avanza, un’Italia  drammaticamente sospesa tra  crisi della sovranità,  declino dello Stato e populismo di un presidente del Consiglio più volte incriminato e pocessato. Che aprono a un pericoloso  vuoto di potere rispetto  alla tutela dei diritti fondamentali.
 Ci chiediamo infatti: l’Italia è ancora una Repubblica democratica fondata sul lavoro,  se il manager di un’azienda guadagna quanto tutti i suoi operai messi insieme, e Governo e  politica non intervengono a garantire i diritti, la rappresentanza sindacale, il contratto collettivo nazionale?  L’Italia deve aderire a una   politica globalizzata del lavoro che  spinge verso il basso, verso le condizioni dei lavoratori dei paesi più poveri, anchea ttraverso precarietà, lavoro nero e sfruttamento degli immigrati?
 Non si viola così  la  Costituzione che sul lavoro si fonda, in quanto base stessa dell’uguaglianza?
La nuova Anpi dovrà cioè operare in un paese in cui si approfondiscono le diseguaglianze, in cui masse di giovani son messi ai margini. e molti di loro,  secondo le recenti rilevazioni Istat, hanno rinunciato anche a cercarlo il lavoro.
 Anche se non hanno rinunciato alla lotta, dimostrando giovani e studenti in questi ultimi mesi di essere la vera forza di opposizione in questo paese, insieme al movimento sindacale, e  il caso Fiat sembra perlomeno aver messo di nuovo al centro le questioni del lavoro.
 I nuovi protagnisti di una battaglia che resta aperta sui diritti e sulla democrazia, le nuove forme della Resistenza, se se ne vuole attualizzare lo spirito ai tempi di una democrazia in pericolo.
Anche qui in Sardegna, dove  il movimento degli studenti universitari è stato importante, in un’isola in cui disoccupazione e povertà toccano i livelli più alti di tutto il Meridione, Iglesias la città più povera d’Italia.
La disoccupazione è al 16,1%, quella giovanile al 44,7%, e se l’industria chiude, resta  l’ inquinamento gravissimo di Portovesme, che aggrava quello della Saras e dei poligoni militari, tra i pochi sbocchi di lavoro nel nostro territorio, se si eccettuano Call center e le Città mercato.   
 Se i pastori  protestano, la repressione è durissima, è problema di ordine pubblico, come se nella nostra Costituzione fosse scritto che  le manifestazioni vanno autorizzate.
E nella scuola sarda, si licenzia a man bassa. Qui si intende per federalismo quello strano fenomeno,  che impone ai comuni dei piccoli paesi di pagare insegnanti e collaboratori, per tenere aperte le scuole, attraverso contratti a progetto  o cococo. Vuol dire che viene meno il sistema nazionale di istruzione, la scuola si disfa, lo Stato arretra e solo i comuni e le regioni ricche, potranno sostituirlo, secondo  prove di  devolution che pongono fine alla solidarietà nazionale.
Leggere e difendere la Costituzione, partendo da dove i diritti vengono meno e sono negletti, questo ci sembra il modo giusto per farla vivere.
 Certo per discutere di questi temi e di altri che l’assemblea porrà, è necessario prima di tutto dotarsi dello strumento fondamentale della democrazia, i luoghi del dibattito: E’ grave che qui a Cagliari non si sia ancora riusciti ad ottenere delle sedi gratuite e autonomamente gestite dall’associazionismo democratico, in cui promuovere la discussione e la partecipazione, dove installare  archivi e biblioteca che lascino il segno di questa esperienza. Credo che una pressione in tal senso vada esercitata dal Congresso perchè le istituzioni, Comune, Provincia e Regione, mettano a disposizione fra i tanti locali chiusi e abbandonati, una sede cittadina in cui il dibattito democatico si svolga aperto a tutti.
L’Anpi non intende certo muoversi da sola. Partiti democratici, sindacati, associazionismo sono soggetti essenziali per lo sviluppo della democrazia, con i quali l’Anpi intende lavorare in difesa Costituzione e dell’assetto repubblicano del Paese.
In conslusione, il nostro obiettivo può essere così sintentizzato: offrire alle nuove generazioni, che si riconoscono nei valori della Resistenza e della Costituzione, di militare e dirigere l’associazione, secondo l’ art. 2 dello statuto, perchè i valori della Resistenza siano fattori  essenziali nell’affrontare i problemi del futuro.

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