Mirafiori: meno male che ha vinto il “SI”!

19 Gennaio 2011
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Michele Podda

Non ci avrei mai creduto, eppure la maggioranza degli operai, se lasciamo da parte i colletti bianchi, ha veramente optato per il “NO”. Così pare di capire dai risultati.
Non me l’aspettavo certo, perchè ritenevo che la “certezza” di avere o mantenere un posto di lavoro come quello della FIAT, avrebbe convinto la gran parte degli operai a votare “SI”, ad ogni buon conto . Padri e madri di famiglia, giovani con l’idea di sistemarsi e mettere su casa, candidati al pensionamento nel giro di qualche anno, tutti certamente erano interessati a che la Fiat non subisse riduzioni di alcun genere, o persino rischi peggiori, con i tempi che corrono. Ero certo quindi che, pur coscienti di dover sicuramente stringere i denti, la stragrande maggioranza avrebbe sottoscritto il “diktat” Marchionne. E invece no, le posizioni ferme e risentite della Fiom hanno convinto la gran parte degli operai a respingere la proposta Marchionne, “rischiando” di averla vinta.
So che tanti avrebbero voluto proprio questo, un coraggioso rifiuto delle condizioni imposte dalla “modernità” di un modello autoritario, che costituisce sicuramente un passo indietro, rispetto alle conquiste ottenute con lacrime e sangue dai lavoratori. Ma in quel caso oggi di che cosa avremmo parlato?
Delle modalità di attribuire la cassa integrazione a migliaia di operai; di chi potesse avere aperta la via al prepensionamento; di quanti posti potevano essere individuati in strutture pubbliche; di quali settori Fiat potevano essere suscettibili di riconversione in tempi non biblici… Insomma, un correre ai ripari per limitare i danni.
Perchè, diciamo la verità, alternative serie, qualora davvero la Fiat lasciasse l’Italia, per quegli operai non ce ne sarebbero, o comunque sarebbero tutte da inventare di sana pianta. Questi giorni, in attesa del voto, fra tanto dibattito io non ho visto alcuna proposta concreta su come superare un trauma del genere, e le posizioni erano concentrate soltanto sui due punti noti:
A- per conservare il posto di lavoro siamo disposti a cedere;
B- non accetteremo mai condizioni che ci riportino indietro nel tempo.
Ma nessuno, mi pare, ha concretamente disegnato le conseguenze di un abbandono da parte della Fiat, e ha potuto ipotizzare condizioni meno dure. Certo, si è parlato di più investimanti nella ricerca, di maggiore sensibilità da parte degli imprenditori, di attenzione al futuro e al rinnovamento, ma in conreto… niente di preciso a breve scadenza.
Oggi invece sì, questo può e deve essere fatto. Non è mica finita qui, le OO. SS. potranno alzare la voce e correggere almeno in parte quanto di peggio è contenuto nell’accordo. Nel frattempo si prepareranno le alternative all’industria automobilistica modello “Marchionne”. E si valuteranno meglio tutte la “varianti” di cui bisogna tener conto a livello globale: Cina e Oriente (ora anche USA), sovrapproduzioni, prezzo del petrolio, inquinamento, e altro ancora. Ma ciò potrà essere fatto nell’arco di un decennio, forse anche più (ma ne dubito).
Tutto sommato, è finita bene; perchè se fosse andata diversamente, una parte di quelle misere risorse che lo Stato si degna di destinare alla nostra isola, sarebbe stata trattenuta di certo per far fronte ai gravi disagi in terre padane.

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