Riflessioni (amare) dopo le primarie di Cagliari

8 Febbraio 2011
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Pietro Maurandi

Proseguiamo l’approfondimento sulle primarie di Cagliari con l’intervento dell’ex coordinatore regionale di SEL. 

Le primarie per il centrosinistra sono uno strumento prezioso per la scelta dei candidati a qualunque carica pubblica. Il loro valore sta nel fatto che l’elettorato del centrosinistra è chiamato a intervenire direttamente nella scelta delle persone, sottraendola a logiche di accordi fra gruppi dirigenti, che naturalmente scontano l’esistenza di equilibri, la ricerca di ricomposizioni, la definizione di posizioni. A loro spetta invece il compito di costruire la piattaforma politico-programmatica della coalizione, di definire le regole e gli strumenti di controllo delle primarie, di stabilire le condizioni, ex ante ed ex post, per la loro validità.
Ma affinché le primarie siano effettivamente questo, si devono verificare alcune condizioni che non sempre si verificano.
Devono suscitare attrazione e entusiasmo dell’elettorato della coalizione, che dalla qualità dei contendenti, dal fascino dei programmi, deve sentirsi motivato e coinvolto in un passaggio importante per costruire il governo della sua città.
Non devono tradursi o ridursi ad una conta fra candidati di ciascun partito della coalizione, meno che mai devono diventare l’occasione per oscuri regolamenti di conti, dentro i partiti e trasversali ad essi.
Anche una certa sobrietà nella campagna elettorale per le primarie non guasterebbe, sia nei modi usati nel confronto fra i candidati che nei mezzi impiegati. Non solo perché durezza di toni e dispendio di mezzi andrebbero riservati alle elezioni vere, ma anche perché le primarie dovrebbero trasmettere il senso di una competizione importante ma amichevole e limpida.
Io ho sempre pensato che le primarie vadano fatte sottraendole a logiche interne ai gruppi dirigenti, che hanno un altro compito. Perciò penso che sia un errore presentare candidati di partito.
Ciò che si deve stabilire è che può essere candidato chiunque si riconosca nel programma della coalizione, sia una persona per bene e raccolga un numero di firme prestabilito. In questo modo i candidati sono presentati da gruppi di cittadini e non da gruppi dirigenti dei partiti.
Se così non è, si va alla conta tra le forze politiche: qualcuna ne esce vincente e qualcuna umiliata, cosa che non serve a nessuno se vogliamo costruire e rafforzare coalizioni vincenti contro la destra.
Queste condizioni non si sono verificate nelle primarie per la scelta del candidato Sindaco di Cagliari. Un elettorato disilluso e stanco si è tenuto lontano dalle urne, hanno votato in 5629, meno del 4% del corpo elettorale; è come se a Monserrato avessero votato in 736, invece hanno votato 2249. L’argomento che tanto anche nelle elezioni vere votano in pochi e si può essere eletti con meno del 12% dell’elettorato (vedi le ultime elezioni provinciali di Cagliari) è il più deprimente di tutti. Perché se le primarie del centrosinistra hanno un senso è quello di ridestare adesione e impegno fra gli elettori che lo hanno perduto. Se diventano qualcosa che replica in peggio le elezioni vere, lo strumento prezioso finisce per essere svilito e il suo effetto non è di produrre sintesi, coesione, autorevolezza e credibilità, ma esattamente il loro contrario.
In quanto ai programmi dei candidati, altro non sono stati che elencazioni monche di cose da fare, normalmente sollecitate da giornalisti o da coordinatori di dibattiti. Una visione generale, una chiave di lettura, che manifesti attaccamento all’identità della città e della sua gente, non l’abbiamo sentita.. Una città non è come la Regione, che in un certo senso è un’astrazione, in cui convergono sentimenti, cultura, storia. Una città non è solo questo: è la gente con cui viviamo, quelli che incontriamo, il lavoro che facciamo o che cerchiamo, le cose che amiamo e quelle che odiamo; è una rete di rapporti, un complesso di relazioni che formano concretamente la vita. Un programma di gente che si candida a governare una città, o è un progetto che nasce da una adesione piena alla sua vita e ai suoi problemi, o è cosa povera e poco attraente.
Un fatto è certo, che il centrosinistra di Cagliari dopo le primarie non sta meglio ma peggio di prima, se è vero che nuove e vecchie lacerazioni si sono aperte nei partiti e fra i partiti e che lo spirito di coesione della coalizione sembra essersi allontanato e smarrito. Se gli sconfitti sono impegnati a leccarsi le ferite e i vincitori a riaffermare la loro legittimazione, vuol dire che la situazione si presenta piena di insidie e risalire la china non sarà facile per nessuno, a cominciare dal candidato Sindaco.

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