L’Italia affonda, è l’ora dell’unità delle opposizioni

12 Aprile 2011
2 Commenti


Andrea Pubusa

Maroni e Berlusconi dominano le cronache. Il primo per la sua dichiarazione anti UE, il secondo per il suo comizio di fine udienza. Due segni della decadenza italiana. Maroni è la prova provata dell’incompatibilità della politica leghista con l’Europa. C’è di tutto nel ministro dell’interno: il razzismo e la furbizia nel dissimularlo. Non c’è accoglienza nel suo permessso di soggiorno provvisorio, ma solo la furbata per far transitare i migranti in Francia e Germania. La prima idea è stata: scappate, noi fingiamo di non vedervi, ordine ai ferrovieri di non chiedere il biglietto di viaggio. E via! Tutti a Ventimiglia per il salto in Francia. I francesi chiedono i documenti e chiudono la frontiera? Niente paura, c’è Schengen, un permesso di soggiorno e, maramao!, la gendarmeria è aggirata. Devono lasciarvi passare, Suvvia!, siamo nell’Europa senza frontiere, mica nella Libia del colonnello. E così dall’oggi al domani i migranti da criminali da iscrivere nel registro degli indagati come clandestini sono i benvenuti a condizione che vadano subito oltralpe. Un piatto di minestra e via!
Ma com’è possibile trattare con Francia e Germania su queste basi? Come pensare che l’Europa possa fingere di non capire che la pochezza leghista domina la politica italiana sulla migrazione? Come credere che una politica da bar padano possa essere coperta dai principi di libera circolazione europea? Tanto più che i numeri dell’accoglienza tedesca, francese e spagnola negli scorsi anni, a fronte delle migrazioni bibliche dai luoghi di fame o di guerra, hanno cifre a tre zeri, mentre quelle italiane non ne hanno neanche uno.
E il cavaliere? Va al processo e si scatena di fronte al mondo in dichiarazioni scomposte da capo popolo. Anche questo è uno scenario indecoroso. Ancora una furbata. Vado al processo, ma per processare i giudici di fronte alle TV e ad una sparuta pattuglia di disperati tifosi, esempio degli umori peggiori del Paese. E  frattanto nelle Camere gli avvocati del premier fanno l’altra furbata di abbreviare la prescrizione per gli incensurati per far cadere i processi a Berlusconi. E anche qui s’infrangono i principi dell’Europa fingendo d’invocarli e d’inverarli. Dicono, l’Europa e le sue Corti, che in Italia i processi son troppo lumghi? Bene, non si organizza la giustizia con mezzi, uomini e risorse, ma li si ammazza accorciando la prescrizione. Il principio del giusto processo piegato alle ragioni del cavaliere.
Ora, è evidente che di furbata in furbata il Paese affonda. Non sono solo i precari e i disoccupati a protestare, ma ora anche gli imprenditori, anch’essi lasciati soli, senza politica, senza governo, senza programmi. Un Paese allo sbando. Manca anche l’alternativa. Lo si è visto il 14 dicembre. Non si battono Berlusconi e Bossi, senza un’ipotesi visibile di governo. Berlusconi perde pezzi, ma questi non si compattano in un fronte di governo. Ognuno gioca per sé. Occorre invece una presa di responsabilità chiara e onesta. Un’unità delle opposizioni che prospetti una fase transitoria di ricostruzione democratica del Paese. In Italia l’abbiamo già vista all’opera col Patto di Salerno che ci ha dato la Repubblica e la Costituzione e una grande fase di sviluppo democratico ed economico del Paese. Ci stava provando Berlinguer con Moro col “compromesso storico” per sbloccare la democrazia italiana senza capacità di alternativa. E forse la morte di quel tentativo è la base dell’involuzione di oggi. Craxi e il resto. Ed allora ognuno rimanga fedele a se stesso Fini a destra, Casini al centrodestra, Bersani al cenntrosinistra, Vendola e Ferrero a sinistra, ma pensando al Paese. Una grande coalizione di opposizione dichiaratamente transitoria con un programma di compromesso alto è forse la chiave di volta per uscire dall’impasse a cui leghismo e berlusconismo stanno condannando l’Italia. Una grande coalizione per rimettere in moto il Paese, poi ognuno per la sua strada a destra e a sinistra. Ma ora è il momento dello sforzo unitario.

2 commenti

  • 1 aldo lobina
    12 Aprile 2011 - 08:13

    Berlusconi ha dichiarato di volere modificare l’architettura costituzionale dello Stato, la Giustizia, il sistema delle tassazioni. Questo è il suo programma di fine legislatura. Ha i numeri in Parlamento per tentare di riuscirci.
    Ammesso che tutti gli altri partiti da Fini a Vendola, passando per Di Pietro, trovino l’accordo per una grande coalizione, messi nell’angolo PDL e Lega, li aspetterebbe una intesa forte intanto per abrogare le leggi inique dell’era berlusconiana e poi per progettare un sistema paese diverso, attento ai problemi del lavoro e delle pensioni, riformante tutto l’apparato burocratico-parassitario, che finora ha trionfato, anche senza Berlusconi. Per rimettere in moto il Paese non basta rovesciare un sistema. Bisogna avere idee chiare per ricostruirlo il Paese, quasi dalle fondamenta, con speciale attenzione alle politiche giovanili. Dunque uno sforzo unitario sarebbe auspicabile, ma duraturo, almeno capace di coprire i tempi della ristrutturazione dello Stato. Che sarebbero lunghi. Solo un rinnovamento serio dei partiti, troppo occupati da chi non vede al di là del proprio naso, potrebbe aiutare.
    La propensione alle divisioni dell’opposizione ha permesso certo la moltiplicazione delle camicie verdi berlusconiane, ma più di tutto le ha favorite la mancanza di un progetto di organizzazione sociale realmente alternativo e realizzabile. Non vedo all’orizzonte nulla che prometta l’obiettivo che il Prof. Pubusa vagheggia.

  • 2 Non c’è tempo da perdere: per un intervento forte dall’alto o una grande coalizione antiberlusconi? | Urban Center Cagliari
    20 Aprile 2011 - 12:42

    […] Costituzione. E quello più fattibile è individuabile nella onesta e dichiarata costruzione di una grande alleanza da Ferrero e Vendola, a Bersani, Di Pietro fino a Casini e Fini con un obiettivo […]

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