Cagliari: corrispondenza dalla storia (2)

25 Maggio 2011
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Francesco Cocco a domanda risponde

Torno a Biddanoa, entro nel portale di Francesco e sembra d’essere in paese. L’ulivo, il nespolo, tanti fiori, il prezzemolo, sa cibudda e s’affrabica. Ci sediamo sotto il pergolato, e sempre davanti ad una immancabile Icnhusa fresca, riprendiamo il racconto della sommossa cagliaritana del maggio 1906, alla ricerca delle radici popolari e di classe di Cagliari.  

- Francesco, ieri ci siamo fermati all’assemblea popolare del 13 al Bastione. Poi come sono andate le cose?
- Lunedì 14 maggio, di buon mattino, viene affisso un manifesto in cui si annuncia l’istituzione, in via sperimentale, di due mercati liberi (uno in Piazza del Carmine e l’altro all’imbocco di Terrapieno) dove è  possibile vendere qualsiasi genere senza pagamento di tasse municipali.

- Buona decisione per i ceti popolari, non ti pare?
Sì, certo, la notizia corre rapidamente di bocca in bocca, ma…

- Ma cosa?
- …Ma inasprìsce l’animo dei venditori del  mercato di Largo Carlo Felice.

- E perché mai?
- Non accettano di essere gravati di tributi  da cui sono  esonerati  gli esercenti dei nuovi ” mercati liberi”. 

- Beh, anche i venditori hanno le loro ragioni, non c’è par condicio
- La reazione è tale che un gruppo compatto di venditori circonda l’ufficio dell’esattore, provocando l’intervento delle guardie civiche, alle quali si aggiunge un drappello di agenti di P.S. al comando del delegato  Viola. In risposta alle veementi proteste dei venditori e degli acquirenti, viene   decisa  la chiusura del  mercato.

- Che sconsiderati!
- Proprio così. Il  repentino quanto improvvido provvedimento di chiusura del mercato infiamma  ancora di più gli animi. Si decide  di formare un corteo e  dirigersi verso la Manifattura Tabacchi, che nei giorni precedenti era andata assumendo un ruolo centrale nelle manifestazioni di protesta.

- C’era forte mobilitazione…
- Si forma un corteo che, imboccata la via Cavour,  raggiunge la Sezione Socialista, nella vicina via Porcile,  per prendere la bandiera. In cima all’asta viene infissa una pagnotta a simboleggiare la lotta contro il “caro dei viveri”. La bandiera, impugnata  dalla sigaraia Elvira Floris, sarà il riferimento dei dimostranti durante  il percorso della manifestazione. La Floris avrà il ruolo di vessillifera  anche nei giorni successivi: un implicito  riconoscimento  allo  stabilimento divenuto simbolo  della lotta.

- E i politici della sinistra, pardon del partito socialista?
- Nel frattempo sopraggiunge il dirigente socialista Efisio Orano che, affiancato dalla Floris,  prende la direzione del  corteo…

- Non erano cacasotto e codini come quelli d’oggi…
- Proprio no! Orano  indirizza il corteo verso la stazione delle Ferrovie Secondarie, situata nel viale Bonaria, e poi  verso lo  stabilimento di produzione del gas cittadino  per invitare gli addetti a lasciare il lavoro ed unirsi ai manifestanti.

- Una mobilitazione veloce e vasta, segno dell’esistenza di una fitta rete di rapporti fra lavoratori…
- Sì sono migliaia di persone, risalgono la via  Iglesias e  poi  proseguono nelle vie Garibaldi, Manno, Piazza Yenne e via Azuni.

- Il corteo s’ingrossa cammin facendo e dove va?
- Prosegue per via Portoscalas, raggiunge il Corso Vittorio Emanuele e di  qui scende verso la stazione ferroviaria,  presidiata da uno  schieramento di soldati  di fanteria al comando del capitano Caffiero.

- Ma che folli! Hanno perso la testa…
- Com’è facile capire, lo spettacolo dei fucili con le baionette inastate irrita i dimostranti. Lo giudicano un atto provocatorio al quale reagiscano con una fitta sassaiola.

- E la truppa?
- Si dà l’ordine di disinestare le baionette e  sembra tornare la calma…

- Menomale, un po’ di buon senso…
- Ma è solo questione di minuti: riprende il lancio dei sassi che colpiscono il capitano dei carabinieri Gandini, un brigadiere ed un fante. Le forze dell’ordine  vengono fatte ritirare nel magazzino delle spedizioni…

- Mi sembra una decisione saggia…
- Sì, ma è un ritiro tattico, in attesa che arrivino rinforzi.

- E la folla?
- E’ ormai  incontrollabile.  Il tentativo dell’avv. Orano di prendere la direzione della  manifestazione, nata inopinatamente da una situazione sociale di grande tensione, si è rivelato vano. Dalla protesta,  esasperata ma comunque pacifica, si è passati alla dimostrazione punitiva. Si vogliono colpire i simboli degli alti prezzi e della miseria: i casotti daziari, la “quarta regia”, la linea tranviaria a vapore che, collegando i paesi del Campidano di Cagliari col capoluogo, ha messo sul lastrico i piccoli trasportatori coi tradizionali carri e carretti trainati da animali.

- Ma come si manifesta questa “volontà punitiva”?
- Il corteo prosegue verso il Ponte della Scaffa nelle cui vicinanze è il casotto della  “quarta regia” e gli uffici della Ditta Trezza, appaltatrice dei Dazi di consumo, che hanno riportato danni per la cifra ragguardevole, di 10.000 lire.

- Ma è una manifestazione interminabile…
- Verso le tre del pomeriggio, terminata la spedizione punitiva alla Scaffa, i manifestanti sono di nuovo davanti alle “ferrovie reali”.

- E lì c’è ancora la truppa…
- Sì. Intanto sono sopraggiunte consistenti forze militari e di polizia, schierate a difesa. Nel grande piazzale prospiciente la stazione  è ormai assiepata una grande folla che urla, fischia, lancia improperi. Vola qualche sasso. Vengono dati i tre squilli di tromba che, per le norme di pubblica sicurezza, impongono all’assembramento di scioglersi.

- Anche oggi è così: un tipico provvedimento amministrativo privo di forma scritta… ma lasciamo da parte il diritto amministrativo, torniamo ai fatti …
- Un drappello di carabinieri con la rivoltella in pugno respinge  i dimostranti verso palazzo Vivanet e via Sassari, mentre un picchetto armato di fanteria li costringe ad  indieteggiare verso la via G.M. Angioy.

- Insomma, un vero corpo a corpo…
- In certo senso sì. Sono le tre ed un quarto del pomeriggio e la tragedia sta per compiersi. Dalla folla parte una fitta sassaiola che ferisce alcuni carabinieri, portando così al parossismo la tensione già alta. I militari reagiscono sparando. Cadono a terra decine di dimostranti feriti in maniera più o meno grave, due  lo  sono mortalmente: il manovale Giovanni Casula, colpito alle spalle da un proiettile fermatosi nella regione epigastrica, ed il fruttivendolo Rodolfo Cardia, raggiunto da una fucililata al cranio.

- Lavoratori, popolani…
- E giovanissimi! Il primo ha sedici ed il secondo 19 anni, moriranno durante la notte all’ospedale civile. Anche tra le forze dell’ordine  si contano 25 feriti .

- E poi cosa succede ancora?
- Respinti verso la via Roma, folti gruppi di dimostranti si abbandonano  alla devastazione. Vengono gravemente danneggiate  le carrozze  della linea tranviaria a vapore che collega la citta’ con  Quartu, passando per Pirri, Monserrato, Selargius e Quartucciu.

- Certo, dopo quanto era accaduto…
- Com’è facile immaginare, la vista del sangue in un primo momento eccita gli animi, poi lentamente subentra la calma. Una catarsi collettiva, una presa di coscienza  della tragedia che ha colpito Cagliari.

- Conseguenze pesanti per le famiglie dei morti, dei feriti, la repressione successiva…
- Sono molti i feriti gravi e si teme per la loro vita, le famiglie dovranno subire le conseguenze dell’invalidità dei loro congiunti, vi saranno arresti e a lungo verranno meno i pochi mezzi di sostentamento.

- E in piazza cosa succede?
- Nell’immediato  bisogna ricomporsi per  consentire ai soccorritori di compiere la loro opera e  trasportare i feriti all’ospedale. In piccoli gruppi i dimostranti lasciano i luoghi della battaglia.

- Vanno a casa?
- No, no. Sono trascorse due ore dai tragici fatti della stazione e migliaia di persone si sono  dirette verso il  bastione San Remy, ormai eletto a spazio cittadino d’incontro e di confronto…

- Questo riunirsi in assemblea in piazza mi sembra un alta forma di democrazia…
- Certamente lo è. Come era avvenuto nel giorno precedente, prendono la parola l’avvocato Orano, il prof. Guidi, la sigaraia Nieddu e, dopo aver espresso una vibrata protesta contro l’eccidio  e rivolto  un invito alla calma, propongono una giornata di sciopero per l’indomani.

- Insomma, il popolo cagliaritano non si arrende e non arretra…
- Sì vuole rimanere in campo, la proposta viene accolta con un unanime applauso. Si delibera anche di ritrovarsi il giorno dopo alla sette del mattino.

- Caspita! A chizzi, di buon mattino! Sarà una lunga giornata…
- Lunghissima, ma ne parliamo domani, ora finiamoci la birra.

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