Paolo Maninchedda ci scrive…

11 Giugno 2011
4 Commenti


Paolo Maninchedda

Carissimo Andrea,
non hai idea di quanto mi piaccia, mi interessi e mi diverta leggerti. Imparo sempre molto da ciò che scrivi, dall’acutezza e dalla cultura con cui stimoli la sinistra sarda.
Il tuo dialogo col mitico Gavino (nome martiriale turritano per un’acutissima intelligenza sulcitano-cartaginese) mi tira in ballo, ma non dice cose esatte. Con altri non avrei interloquito, ma con te, come faccio? Per cui eccoti qui cosa sta accadendo, sperando che tu non stia scrivendo un nuovo romanzo e che non mi ci metta dentro con qualche nomignolo americano.
Allora, la questione è questa. Stanno nascendo due giornali: uno politicamente vicino al presidente Soru, con capitali – per quel che ne so - non di Soru ma di altri imprenditori, ed è il Sardegna 24 di cui si sa che sarà direttore Giomaria Bellu.
L’altro, promosso da una cooperativa di giornalisti cassintegrati ex E-Polis, che sarà indipendente più che indipendentista e sardo più che sardista. Secondo te, che mi consoci bene, io per chi tifo? Ti tolgo dall’imbarazzo: per il secondo, perché è più aperto, libero, non scontato, imprevedibile. Ci ho messo soldi? No. Ci sono soldi pubblici? Manco un euro. Arriveranno soldi pubblici? Non credo, perché la norma per il reimpiego dei giornalisti cassintegrati che ha chiesto al Consiglio regionale l’Assostampa temo che verrà bocciata, proprio per evitare distorsioni del mercato (nonostante questa scelta discrimini molto i giornalisti espulsi dal sistema produttivo rispetto ai cassintegrati dell’industria, ma pazienza). Cualbu non c’è neanche di striscio. Io che ci ho messo in questo giornale? Sostegno morale, tutta la storia dei miei fallimenti nella carta stampata (la memoria degli errori è un grande now how), un po’ di rapporti per far incontrare aziende con obiettivi simili (hanno una tecnologia di trasmissione dati e di impaginazione che manco la Nasa, tutta fatta in Sardegna da imprese sarde). Insomma, ho fatto ciò che deve fare un amico, per di più un politico, con amici che si trovano a quarant’anni senza lavoro e hanno l’entusiasmo di lavorare per la libertà.
Polo indipendentista: io non sono cambiato, Andrea; voglio cambiare la Sardegna e non essere tributario di questo cambiamento alla piccola cultura politica italiana. Con chi? Con chi, liberale, socialista, democratico, abbia voglia, determinazione e metodo per costruire questa svolta che deve avere come obiettivo la nascita di uno Stato. Penso che in tutti gli schieramenti il prossimo presidente della Regione verrà designato da primarie vere. Sono contrario a impedire a chicchessia le iscrizioni alla gara. E SeL? A me piace, li sento autenticamente sardisti, almeno i più giovani e i più vecchi (quelli di mezzo hanno ancora nostalgia del ‘68). E l’Udc? E i Riformatori (molti sono molto interessati a un’area autenticamente riformista). Il problema non è dunque costruire un partito, ma costruire un progetto politico e farne scegliere al popolo le guide. Io voglio un Presidente che abbia le idee chiare su come si aumenta la ricchezza della Sardegna. Ho molte idee in proposito e spero che la competizione presidenziale si svolga su questo tema e non su minchiate di due secoli fa. Voglio costruire un polo indipendentista? Sì, ma anche federalista che convinca l’Italia a passare dall’idea primitiva dell’unica sovranità promanante da un’unica fonte (come lo Spirito da Dio), all’idea di uno stato plurale promamante da una pluralità di società organizzate. La Sardegna può costringere l’Italia ad abbandonare la truffa del federalismo devolutivo per ricostruirsi secondo un autentico federalismo associativo. Tu che fai? Non puoi che stare con noi, specie adesso che ti ho chiarito che sostengo un giornale da sogno, fatto da poveri, magari sostenuto da piccoli imprenditori e impiegati, per i liberi. Scriverai?
Un forte abbraccio
Paolo

4 commenti

  • 1 Gianni Campus
    11 Giugno 2011 - 09:12

    Si può?…

  • 2 Anonimo
    11 Giugno 2011 - 09:54

    auto intervista ? Non si coglie il senso.
    Notizia: “Nasceranno due quotidiani” . Bastava mezza riga

  • 3 Andrea Biancalana
    11 Giugno 2011 - 11:26

    Ciao a tutti, grazie dell’informazione che aprendo per mano vostra riguardo le nuove testate giornalistiche, la maggior parte delle volte è utile ecceto qualche caso…
    Però però però cosa vuol dire dr. Maninchedda che lei è indipendentista ma anche federalista, politica a parte l’autodeterminazione di un popolo è un valore aggiunto e se si accelera in un processo politico dipende dalla capacità delle guide di valutare le risorse disponibili con stime certe che la regione è in grado di fare, valutaziuone del potenziale ecc come già fate e molto coraggio in quanto una grande liderscip sostenuta da un gran consiglio può realizzare.
    Il Popolo Sardo è in marcia verso un grande sogno e tutti i giorni stà dando segnali di cosa desidera per la Nazione Sarda e molti rapresentanti eletti non decidono con coraggio, Emilio Lussu si fermoò a Roma, costrui l’Italia del dopo guerra per una serie di circostanze che lei ben conosce ma quell’emergenza è cambiata e si può e si deve ripartire a pensare ad un sogno, il sogno di un popolo millenario che ancora aspetta una vera guida lungimirante e aime anche coraggiosa magari col ” dovuto senno”, ma sappia ridonare la giusta luce e verità a questa terra violentata e tradita da troppi a cui non viene nemmeno riconosciuta la verità storica del suo popolo.
    Coraggio ed auspicio le lascio nel salutarla.
    Con sincera stima
    Andrea Biancalana

  • 4 giancarlo pistincu
    3 Luglio 2011 - 20:54

    Ho sempre guardato con molto fascino politico alla storia del psd’az,molto più vicino all’ideologia di C.Bellieni piutosto che quella di E.Lussu. Oggi più che mai ritengo opportuna l’idea autonomista e indipendentista,ma non separatista, di autodeterminazione del popolo sardo.Il progetto politico di Paolo Maninchedda merita grande attenzione e il mezzo d’informazione opportuno non può che essere un giornale indipendente,sardo e libero da pregiudizi economici,fatto da poveri insomma. Io vivo ad iglesias, un territorio senza voce e senza prospettiva,la mia è la provincia più povera d’italia. Diamo voce alla gente comune e noi ci saremmo. cordiali saluti
    Giancarlo Pistincu

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