La Repubblica fondata sulle disuguaglianze

24 Luglio 2011
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Vito Biolchini

I privilegi della politica? Sono lo specchio di una repubblica fondata sulle disuguaglianze. Ecco un pensiero per la riflessione domenicale dei nostri lettori. E’ contenuito in questo articolo pubblicato il 20 scorso in prima pagina sul Sardegna Quotidiano con il titolo “La repubblica (af)fondata sulle grandi disuguaglianze”.

Il momento è grave e bisogna fare dei sacrifici. Tutti gli italiani lo hanno capito, tranne quelli che i sacrifici se li possono permettere veramente. E’ questo il paradosso in cui viviamo: la crisi la pagano i più deboli perché i più forti, semplicemente, se ne fottono. Davanti a norme ritenute ostili, e i notai e gli avvocati eletti in parlamento hanno minacciato di bloccare la Finanziaria. E alla fine, l’hanno spuntata. Perché l’Italia è ormai una repubblica fondata sulle disuguaglianze.
Destra e sinistra non c’entrano più nulla. Da tempo in Sardegna un vasto movimento chiede il taglio delle indennità e del numero dei consiglieri regionali: da dieci anni in viale Trento le maggioranze si alternano e la situazione è sempre la stessa. Perché il problema non è la politica in sé, ma la politica in quanto specchio di una classe dirigente inadeguata, egoista e irresponsabile, e che ha fatto della disuguaglianza, nelle sue varie forme, l’unico vero principio che governa il nostro paese.
Disuguaglianza economica: secondo la Banca d’Italia, una famiglia su dieci detiene la metà del reddito prodotto dal paese. E la situazione tende a peggiorare: per l’Ocse, siamo al quinto posto al mondo tra i paesi che, tra il 1985 e il 2008, hanno ampliato il differenziale tra ricchi e poveri, e “le fasce che stanno ai vertici della ricchezza hanno redditi sei volte superiori a quelle che stanno alla base della piramide”.
Disuguaglianza fiscale: ogni anni si evadono tasse per circa 200 miliardi di euro. Secondo un recente studio della Guardia di Finanza, un professionista su tre che ha percepito una consulenza da oltre 100 mila euro, l’ha nascosta al fisco. E tra le professioni più infedeli si distinguono medici, ingegneri e avvocati. In Italia solo lo 0,5 per cento dei contribuenti dichiara un imponibile superiore ai centomila euro: una vergogna. Il paese è, di fatto, sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
Disuguaglianza generazionale: l’Italia è il paese dei diritti acquisiti che diventano privilegi assoluti, dove il precariato è stato utilizzato anche per tenere sotto scacco i giovani. Il sistema è bloccato e a pagare sono i più deboli.
E poi c’è la disuguaglianza più vergognosa: quella giudiziaria. Da quasi vent’anni la classe dirigente nazionale accetta di essere guidata da un politico che cambia le leggi pur di non finire sotto processo. Semplicemente, in Italia la legge non è più uguale per tutti.
Le classi dirigenti tollerano tutto questo e non hanno la dignità e l’orgoglio di chi dovrebbe guidare tutti noi fuori dalla crisi. E i privilegi a cui la politica non vuole rinunciare sono solo la punta di un iceberg contro il quale il nostro paese sta andando a sbattere.

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