Sulki colonia fenicia

24 Agosto 2011
3 Commenti


Red

Durante i loro viaggi, i Fenici raggiungevano la Sardegna per scambiare i loro prodotti con quelli delle popolazioni nuragiche. Offrivano vasi, tessuti, gioielli, profumi, in cambio sopratutto di metalli greggi come rame, argento e piombo. Facevano scalo in luoghi dove era possibile anche rifornirsi di acqua e cibo, ripararsi dal maltempo e difendersi facilmente. Sceglievano, perciò, isolette vicine alla costa, stagni, lagune, piccole penisole. Proprio sull’isola di Sant’Antioco fondarono, circa 750 anni a.C., una delle loro colonie, Sulki, che, per la sua posizione, permetteva alla navi fenicie di ripararsi in due porti comunicanti, al nparo dai venti e dalla fune del mare. Sulki, dapprima semplice scalo, di-venne poi una vera e’ propria città’ sempre più florida. Essa cercò di espandere i propri territori con altri insediamenti, come ad esempio’ la fortezza di Monte Sirai che controllava il Canale di San Pietro, la via per le miniere dell’iglesiente, quella per il Campidano e la fertile pianura di Giba.

LA CITTA’
La città di Sulki si stendeva intorno ai porti, protetta alla spalle da una cinta di mura. I resti delle prime case fenicie della città sono stati ritrovati presso l’attuale Ospizio per anziani. Le case erano semplici e modeste; i muri erano di mattoni di fango o di piccole pietre che venivano poi intonacate con la calce; i pavimenti erano in terra battuta. Le case potevano essere a pian terreno o a un piano, avevano spesso un cortile su cui si affacciavano le varie stanze ed erano provviste di una cisterna per raccogliere l’acqua piovana. Probabilmente nei pressi del porto c’era un’ampia piazza per il mercato circondata da depositi e magazzini.

LE ATTIVITA’ ECONOMICHE
I fenici di Sulki si dedicavano al commercio, ma anche all’agricoltura e alla pesca. Nell’interno dell’isola veniva coltivata la fertile pianura di “Canai” (che in fenicio significava terra fertile). Quanto alla pesca, si pensa che fossero sfruttati gli stagni con vivai, mentre in mare si pescavano il tonno e il pesce azzurro che venivano poi esportati sotto sale. 11 sale veniva naturalmente ricavato dalle saline locali. Venivano pescate anche le “pinne”, molluschi dalle grandi valve, da cui si ricavava il bisso per ottenere tessuti pregiati. Altre importanti attività erano quelle dell’artigianato e della costruzione delle barche.

LA RELIGIONE NELLA SULKI FENICIA
Anche i Fenici, come i Sardi, adoravano i due principi della vita, quello femminile e quello maschile: ASTARTE, la dea della fecondità, e il dio BAAL, padre di tutte le cose. Inoltre i Fenici avevano in comune con i Sardi il culto dei Betili, cioè le pietre o pilastri sacri nei quali si credeva scendesse ad abitare la divinità. I luoghi di culto delle città fenicie erano sempre un “Luogo alto”, il “Tophet” e la Necropoli. Il “Luogo alto” era un luogo sacro, in posizione elevata, dove si pregava e si offiivano agli dei pani, frutta, fiori, profumi, oppure, in sacrificio, degli animali. Non lontano dall’abitato si trovava il “Tophet”, dove venivano deposti i resti dei bambini. Fino a poco tempo fa si pensava che questi bambini fossero stati sacrificati agli dei; ora si sa, invece, dopo accurate analisi dei loro resti, che i piccoli erano in realtà nati gia morti o morti poco tempo dopo la nascita. I corpi dei neonati o di piccoli animali sacrificati, venivano bruciati e le loro ceneri collocate in un’urna di terracotta che, coperta con un piattino, veniva deposta nel suolo dell’area sacra del “Tophet”. Li vicino si trova un altare che alcuni studiosi hanno ipotizzato come il luogo dove avvenivano i sacrifici e dal quale poi partiva la processione che portava le vittime al “Tophet”,più recentemente però ci si è resi conto che in realtà venivano uccisi animali o comunque solo in casi veramente eccezionali si sacrificavano bambini, si trattava solo di feti o bambini morti per malattia. Le ceneri dei corpi arsi venivano successivamente deposte in urne che venivano sistemate negli anfratti naturali del terreno e delle steli di roccia scolpita stavano ad indicare il sacrificio compiuto. dove venivano poi bruciate e deposte nelle urne. A Sant’Antioco è possibile visitare il “Tophet”, mentre non si sono ancora ritrovate le tracce dell’antica Necropoli fenicia, né del “Luogo alto”.

3 commenti

  • 1 bruno
    24 Agosto 2011 - 22:25

    E poi qualcuno s’azzarda a dire che i fenici non sono mai esistiti, quando è dimostrato che invece son venuti e hanno fondato quasi tutte le città costiere della sardegna: cagliari, bosa, alghero, nora, bithia, tharros, e appunto sulci, e pure altre.Erano talmente bravi che riuscivano a farle persino in contemporanea e neanche in molti.Ci hanno insegnato a navigare, a edificare, a fare la porpora, il bisso, i bronzetti e a scrivere. I sardi prima che arrivassero loro erano praticamente dei trogloditi; per questo appena vedevano arrivare questi mercanti fenici o scappavano di corsa o si facevano infinocchiare come allocchi.Meno male che sono arrivati i fenici e si è cominciato a parlare di civiltà: prima fenicia, poi cartaginese,romana,bizantina e così di seguito fino ad oggi.Sono tutte barzellette che i sardi c’erano da ben prima, sapevano navigare, edificare, scrivere, fondere il bronzo e lavorarlo, creare templi, ceramiche, scolpire e quant’altro; tutte frottole.Il problema che abbiamo oggi è che se chiamiamo giustamente golfo dei fenici quello di oristano non possiamo fare la stessa cosa per sant’antioco, pena creare doppioni e tanta confusione; ovviamente con grande dispiacere delle popolazioni locali, tutte assolutamente in linea con la storia ufficiale come l’abbiamo sempre conosciuta. Io son d’accordo con Red, anche perchè il suo nome è tutto un programma: Red come rosso appunto, fenicio.E non venitemi a parlare di nuraghi, di volta ad ogiva come nel tempio di salomone e nelle cattedrali gotiche, per carità; o di monoteismo e di YhWh shardan , sconfinando addirittura nel sacrilegio. Quegli antichi sardi erano politeisti, adoravano legni e pietre e i nuraghi non sono altro che dei cumuli di pietre disposte a casaccio. O no?

  • 2 mikkelj tzoroddu
    17 Dicembre 2011 - 23:38

    Chiedo venia per il ritardo!
    Hai proprio ragione, caro Bruno. Il Red non ha ancora sentito lo starter ed è rimasto al palo (a proposito, il vocabolo “fenicio” non ha proprio nulla a che vedere col significato “rosso”: caro Red, devi incassare anche questa!) come del resto ancora alcuni. Ma basta leggersi le dichiarazioni degli addetti ai lavori, per esempio quella del Bartoloni del 24/07/10, che riportiamo testualmente: <>, oppure del Tronchetti il 24/11/11, testuale: <>, per rendersi conto che l’impossibile castello fenicio è ormai crollato. Ce lo dichiarano proprio i propugnatori dell’assioma fenicio! Anzi, di quì a poco, saranno essi stessi, nel bel mezzo di un grandioso convegno che li riunirà tutti, che con “manifestazione solenne”, quasi un’epifania, ci elargiranno il loro nuovo insegnamento: i fenici non sono mai esistiti.
    Grazie, mikkelj.

  • 3 mikkelj tzoroddu
    17 Dicembre 2011 - 23:44

    c’è stato qualche problema?
    In tal caso ripeto i commenti di Piero Bartoloni:
    “i Fenici arrivano in Sardegna alla spicciolata, arrivano in pochi, in poche decine”.
    Ed il seguente è quello più recente di Carlo Tronchetti:
    “non è che i Fenici venissero a “colonizzare” o che erano portatori di una cultura superiore. Tutt’altro”.
    Spero stavolta arrivino a destino.
    Grazie, mikkelj.

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