L’11 settembre 2001 ha davvero cambiato la storia?

16 Settembre 2011
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Gianluca Scroccu

Dopo la sbornia di luoghi comuni con rare analisi serie, ecco un invito alla riflessione sull’11 settembre 2001 con l’ausilio di autorevoli monografie sull’argomento.

Un pensionato, vedovo, parla ogni giorno con sua moglie in un appartamento reso buio dalla vicinanza delle Torri Gemelle, curando dei fiori rinsecchiti per l’assenza di luce. Il crollo delle Twin Towers l’11 settembre 2001 significa per lui il ritorno della luce e il rifiorire delle piante, ma subito dopo anche la presa d’atto della sua condizione di solitudine. Partendo da questo episodio diretto da Sean Penn nel film collettivo sull’11 settembre si può tentare di riflettere su questo evento che sembra aver segnato in profondità i nostri ultimi dieci anni. Un periodo di guerre, instabilità, cambiamenti annunciati e mai verificati, chiusi con la più grave crisi economica verificatasi dal 1929. Occorre allora interrogarsi sulla reale portata storica di quel tragico attentato, chiedersi se esso abbia segnato davvero uno spartiacque nella storia contemporanea, e ancora domandarsi quale sarà il futuro degli Stati Uniti, proprio ora che sta per concludersi il primo mandato di Obama tra mille difficoltà e sta per iniziare una convulsa campagna per le presidenziali, dopo la quale non sappiamo se il primo presidente nero della storia statunitense verrà confermato o sostituito dalla destra populista del Tea Party. Tra i tanti volumi usciti in quest’ultimo periodo tre in particolare si segnalano per la loro incisività e capacità di approfondimento su questi temi.
America vs America. Perché gli Stati Uniti sono in guerra contro se stessi (Laterza, pp. 214, € 16) di Lucio Caracciolo, è un saggio agile quanto denso che ci permette di capire come mai gli Stati Uniti non riescano ad uscire dalla guerra che hanno iniziato in quel fine estate di dieci anni fa. Un periodo contrassegnato dal loro declino, non solo economico rispetto a nazioni come la Cina, ma anche politico e strategico. Passata la tentazione imperiale di George Bush, sotto la spinta neonazionalista e neoconservatrice che aveva precipitato Washington nelle due guerre in Afghanistan e Iraq, gli Usa appaiono ancora oggi incapaci di esercitare una loro egemonia, anche se non esistono sostituti all’orizzonte tanto che secondo l’autore si è creato un vuoto di potere che non lascia intravedere nuovi equilibri. Da questo punto di vista Caracciolo ritiene che l’11 settembre sia stato molto meno rilevante di quanto si sia creduto al momento dei fatti e che piuttosto sia stato quasi un episodio di quella voragine storica apertasi dopo il crollo del mondo comunista e dell’Urss.
Una tesi, quest’ultima, che sembra prendere consistenza sul piano storiografico come si legge anche in un volume altrettanto significativo scritto da Luigi Bonanate, Undicisettembre. Dieci anni dopo, (Bruno Mondadori, pp. 160, € 13). Anche per il professore dell’Università di Torino l’11 settembre è stato un evento sovradimensionato nella valutazione storica, pur avendo avuto sicuramente un impatto nell’immediato come dimostrano fatti della nostra quotidianità tipo le nuove regole che dobbiamo seguire prima di imbarcarci su un aereo. A suo avviso, però, gli attentati del settembre 2001 non hanno aperto una nuova era della storia, perché la vera svolta deve essere cercata nel crollo del Muro di Berlino. Del resto la cattura e la morte di Bin Laden non hanno spostato di una virgola i problemi dell’ordine mondiale, anzi forse sono state la manifestazione più diretta di una vicenda ingigantita come non mai dall’impatto mediatico. In sostanza l’11 settembre non ha aperto nessuna nuova pagina delle vicende dell’uomo, ma ha forse dato una spinta a quanto già si era verificato dopo il collasso dell’universo comunista, a partire proprio dall’instabilità internazionale.
In questo contesto che ruolo hanno giocato e potranno continuare ad avere gli Stati Uniti? Una risposta accattivante e ricca di spunti, anche per la varietà dei diversi contributi tutti scritti da specialisti, la si ricava dal volume curato da Elisabetta Vezzosi e Raffaella Baritono, Oltre il secolo americano? Gli Stati Uniti prima e dopo l’11 settembre (Carocci, pp. 304 pp, € 22,10). Il libro fa emergere continuità e rotture nella storia americana da Bush jr a Barack Obama, con una nazione che stenta a ritrovare un’identità, dove ad esempio la parola “liberal” è diventata un tabù per gli stessi democratici e dove si è assistito ad una marcata ideologizzazione della lotta politica anche con sfumature sempre più marcate di carattere religioso, in uno scenario segnato da una crisi economica che per la storia statunitense riporta soltanto all’incubo della Grande Depressione.
Ci sarà allora il declino o un nuovo ordine mondiale multipolare, non si sa se pacificato o condannato ad un’eterna precarietà? Sono domande che riguardano gli Stati Uniti, ma che investono anche noi europei.

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