Ridurre gli emolumenti istituzionali

24 Novembre 2011
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Francesco Cocco

E’ proprio il caso di dire “meglio tardi che mai” a proposito della progettata riduzione dei pingui emolumenti istituzionali. Da tempo i sardi si erano espressi per una tale riduzione, questo con prese di posizione sia di singoli, sia di appositi comitati e persino, alla fine degli anni Novanta, con un referendum che con una maggioranza del 90% si era espresso in tal senso.
Finalmente l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale ha preso in esame il problema. Forse spinto in tale direzione dai deliberati delle Camere del Parlamento nazionale. Quindi meglio non farsi sorprendere inerti rispetto a provvedimenti che la drammatica situazione economica presto imporrà volenti o nolenti.
Non ci resta che applaudire per provvedimenti di tale natura. Restiamo però perplessi per l’atteggiamento che vediamo emergere nei responsabili nazionali e regionali quando affermano che i provvedimenti varranno per il futuro. Quindi in sostanza è come se il legislatore dicesse “non riguarda me, riguarda solo i prossimi parlamentari e consiglieri”.
Questo, anche se in misura ridotta, è già un primo risultato positivo in quanto molti di quelli che deliberano oggi saranno in carica nelle prossime legislature e pertanto escludono sé stessi dai benefici per il futuro.
Avvertiamo però la necessità che chi fa la norma decida anche per l’oggi e auto-limiti i benefici anche per il presente. Certo non si otterranno risparmi tali da risolvere la grave situazione economica. Si formerà però un nuovo clima di fiducia nelle istituzioni e sarà possibile l’ accettazione da parte dei cittadini dei sacrifici che è necessario adottare.
Per altro verso sarebbe errato pensare che per il futuro debbano scomparire forme di giusta remunerazione per assolvere ad un ruolo di rappresentanza istituzionale. La creazione dell’ indennità parlamentare è il risultato di una lunga battaglia democratica affinché anche i meno abbienti potessero assolvere a tali incarichi. Il problema è quello dell’equa misura, senza cioè che l’incarico stesso debba essere di per sé fonte di ascesa economica.
Così come un equo ragionamento deve essere fatto per le forme di previdenza a favore di chi è chiamato a cariche istituzionali. Il direttore di questo blog ha già avanzato delle proposte equilibrate. Altre ne sono state avanzate in campo nazionale, come quella di considerare l’impegno nelle istituzioni come prosecuzione del proprio normale lavoro professionale.
Il confronto su questi temi riguarda tutta la società e non solo gli addetti. Anche perché sono temi che nascono dalla necessità di ridare nuovo prestigio e credibilità alle istituzioni stesse.

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