Caro Giovannino, perché ti fai insegnare l’ovvio dal Consiglio di Stato?

6 Febbraio 2012
11 Commenti


Andrea Pubusa

Spesso i giudici capiscono l’ovvio, che tuttavia è ignorato dalle amministrazioni, anche da quelle che dovrebbero conservare e sviluppare il sapere. E’ accaduto così che il Consiglio di Stato abbia dovuto rimettere le cose a posto sui così detti studenti “decadenti”. Anzitutto, che brutto aggettivo “decadenti” rivolto a studenti! Agghiacciante, se si pensa che a coniarlo sono stati uomini di scuola. Si tratta in realtà molto spesso di persone nelle quali le traversie della vita non hanno spento il desiderio di studiare e di laurearsi. Lavoratori, spesso precari, studentesse divenute madri di famiglia, giovani alle prese con difficili situazioni familiari. Persone che meritano rispetto e attenzione. Ed invece in questa università ridotta, ragioneristicamente, a numeri, sono dei pesi anziché una risorsa. Sì sono un peso perché nei tanti criteri di valutazione, che stanno alla base dei finanziamenti, gli atenei vengono sanzionati se hanno tanti fuori corso, anziché essere premiati per avere fra gli studenti molti che non mollano. E’ il colmo che sia proprio io a ricordare la storia del buon pastore che abbandona il gregge sicuro per recuperare la pecorella smarrita. Ma in quella semplice parabola c’è tutto il senso dell’assurdo di non considerare come un profilo positivo della scuola pubblica quello di consentire a tutti, anche ai non giovani, di proseguire e concludere gli studi.
Anziché prendere per buoni i criteri di valutazione indicati da tecnocrati ottusi, i presidi e i rettori farebbero bene a discuterli criticamente in radice e, se del caso, a ribaltarli. Ecco, questo è proprio da rovesciare. Le università per ricchi facciano ciò che meglio credono, l’università pubblica deve considerare una risorsa il mantenere fra i suoi iscritti tutte le persone che, secondo le proprie possibilità di tempo, di famiglia e di lavoro, vogliono proseguire negli studi.
Il Consiglio di Stato, in realtà, non dice questo. I giudici di Palazzo Spada contestano l’interpretazine che il nostro ateneo, nel suo regolamento, ha dato del principio di autonomia, che - come a tutti è noto - non vuol dire che ognuno fa come vuole. Vuol dire semplicemente che l’ente autonomo sviluppa la disciplina legislativa nazionale che contiene i principi fondamentali della materia. E nella legge nazionale non c’è fondamento per il decreto di decadenza adottato dal Rettore di Cagliari. Se il mio Magnifico amico mi avesse telefonato prima di emanare il provvedimento avrebbe evitato una brutta figura giuridica e ancor più di politica universitaria.
Dice oggi il magnifico Giovannino che il suo era solo un modo “per stimolare gli studenti iscritti fuoricorso da anni a riprendere con regolarità gli studi”. E vanta il raggiungimento dell’obiettivo: “1500 studenti, potenzialmente decadenti per effetto delle norme introdotte, concluderanno il proprio corso di laurea entro l’anno”. Ma se questo era l’intendimento i mezzi dovevano essere diversi. Differenti dovevano essere i toni e il rapporto con questi studenti, che, essendo grandi e maturi, devono essere altresì coinvolti nelle decisioni che li riguardano .
Occorre una sentenza per comprendere che occorre garantire un efficiente servizio didattico per gli studenti che non mollano? Caro Giovannino, perché non ci convinciamo una volta per tutte che la scuola pubblica deve essere accogliente verso chi vuole studiare? Che, dunque, promuove gli studi e adegua i propri servizi alle diverse situazioni degli studenti?  Non siamo una scuola per alcuni siamo una scuola pubblica, cioé per tutti. L’università è l’universitas studentorum, è la comunità degli e per gli studenti. Caro Giovannino, abbiamo iniziato la carriera insieme ad Economia e so quanto tu sia un valoroso aziendalista, ma la cultura non si misura con calcoli da ragioniere. Ciò che si semina con la cultura si raccoglie ogni giorno con la crescita anzitutto civile del Paese. Il Rettore e gli organi di governo dell’Ateneo devono saperlo prima e più di ogni altro.

11 commenti

  • 1 Sara Erriu
    6 Febbraio 2012 - 11:31

    Caro Prof. Pubusa, la ringrazio per queste parole. Io, insieme ad altri colleghi, questo ricorso l’ho organizzato e ci ho sempre creduto. La sentenza del Tar mi aveva lasciato l’amaro in bocca e fatto pensare che i miei studi di diritto non fossero serviti a niente. Oggi invece sono orgogliosa di averci visto bene in quel lontano maggio/giugno 2010 quando ripetevo a gran voce la illegittimità di queste disposizioni. Sono stata criticata e ho dovuto subire umiliazioni dallo stesso Rettore, con il quale ho parlato di questo problema e che ogni volta che parlavo di questioni normative, mi metteva a tacere sulla base della pronuncia del Tar. Gioisco oggi per me, i miei colleghi e per aver vinto una mia personale battaglia. Con stima, Sara Erriu

  • 2 Stefano Abis
    6 Febbraio 2012 - 11:33

    Carissimo professore, a quanto pare l’ovvio non era tale e ci hanno costretto a quasi due anni di lotta e anche di umiliazioni che certo nessuno di noi si meritava. Noi sapevamo di essere nel giusto e abbiamo cercato di farci sentire a vari livelli ma di fatto siamo stati lasciati soli a combattere la nostra battaglia. La vittoria oggi ha un sapore diverso perché ci da quel senso di giustizia che ci era stato negato con la sentenza del TAR. Avremmo auspicato una collaborazione ed un dialogo con il Rettore ed i membri del Senato, ma più di concessioni non ci hanno mai voluto fare e dovevamo anche ringraziare per un diritto leso. Speriamo che il nostro Ateneo trovi la rotta corretta e con i giusti comandanti eviti gli scogli affioranti. Tutti vorremmo una università al passo con i tempi, moderna ma pur sempre a misura di studente e sta a chi la dirige crearla e farla crescere. La ringrazio per le sue bellissime parole. Buona giornata

  • 3 Andrea Murru
    6 Febbraio 2012 - 11:39

    A seguito di una simile sentenza, che manifesta tutta l’iniquità del provvedimento che a suo tempo fu impugnato dagli studenti universitari, ed a dimostrazione che non è l’abito a fare il monaco, per cui anche chi riveste determinate cariche o ruoli, non è detto che ne sia all’altezza, ritengo che l’unica strada percorribile dal Rettore Melis, sia quella di rassegnare immediatamente le dimissioni dall’Ateneo di Cagliari; gli studenti non sono numeri, caro Melis!!

    p.s. Caro Rettore, chissa’ se anche ora non vorrai che ti si parli di diritto…………

  • 4 Fabio Murgia
    6 Febbraio 2012 - 14:33

    Caro Prof. Pubusa,
    soltanto ora, a seguito della decisione del Consiglio di Stato, posso affermare di aver potuto godere di un punto di vista privilegiato: quello dello “studente-ricorrente-decadente”. Sarebbe troppo facile, ora, andare dal “Nostro Magnifico”, guardarLo diritto negli occhi, ascoltarLo se dovesse avere, eventualmente, qualche cosa da dirci, vedere un pò se è ancora in grado di affermare che le questioni di diritto non contano. Io voglio sapere quali siano le Sue intenzioni nei confronti del nostro prossimo futuro universitario. Noi vigiliamo. Lo sappia il Magnifico.
    Sarebbe stato sufficiente che l’Istituzione Ateneo di Cagliari, governata con l’umiltà e la coerenza del Buon Padre di Famiglia, avesse percorso l’unica via percorribile: quella della instaurazione di un dialogo costruttivo e sincero tra le stesse parti interessate, sedendosi ad un tavolo alla ricerca di una soluzione concertata e percorribile dalle stesse, in modo coordinato, paritario e costruttivo.
    Ma questa chiara soluzione presuppone una condizione fondamentale: aver la forza di voler intraprendere quel dialogo. Tutto qui.
    Ma ci voleva poi così tanto? Si tratta proprio di ciò che Noi Studenti andavamo predicando e che, guarda caso, trova un preciso riscontro nel disposto della stessa sentenza del Consiglio di Stato, che rinvia proprio alla ricerca di una soluzione concordata tra le parti.
    Certo. Non tutti han la forza di confrontarsi in modo positivo e costruttivo in vista dell’obiettivo superiore da realizzare che, per un Ateneo-Illuminato, deve essere quello di consentire ai propri studenti di chiudere un percorso formativo universitario in tempi congrui al percorso scelto, senza comprometterne l’esistenza e l’integrità morale e fisica. Vogliam parlare di queste cose? Vogliamo affrontare il tema dei soprusi subiti in sede d’esame da parte di alcuni docenti? Quante persone han dovuto cambiare il loro percorso di vita grazie al generoso apporto umano concesso, gentilmente, da alcuni docenti illuminati? Tale costo, sino a prova contraria, è stato interamente sostenuto da Noi stessi in termini di vita non vissuta. Chi ci risarcirà mai di anni di vita non vissuta rincorrendo “le teorie artistiche” di certi soggetti?
    Ho sempre avuto la forza di non rinunciare mai all’idea di chiudere il mio percorso formativo. Non è stato semplice. Spesso le certezze son venute meno. Mi son bloccato per un po’. Ricerca di se stesso. Tante domande. Ma la voglia di riappropriarmi della mia vita e di affacciarmi alla vita reale, ad un certo momento, è riapparsa.
    Ovviamente, caro Professore, Lei non sa quando tutto ciò si è rimesso in moto. Glielo voglio dire. Si tratta esattamente del momento in cui, nel suo studio, dopo averci ascoltato la prima volta, l’ho vista, con i miei occhi, alzare la cornetta e cercare il Magnifico.
    Grazie a Lei, di cuore. Lei rappresenta una certezza. Noi ci Siamo anche grazie alle sue parole e all’atteggiamento che ha avuto, sin dal primo momento, nei nostri confronti all’interno della Facoltà.
    Come un Buon Padre di Famiglia, appunto. Non occorre altro. Nessuno regala niente a nessuno. Rispetto e lavoro da mettere in campo. Non abbiam mai chiesto e preteso altro. Grazie di nuovo. Si riparte.
    Uno studente suo. Fabio.

  • 5 Ilide Cei
    6 Febbraio 2012 - 15:53

    Grazie Professor Pubusa, per aver ricordato cosa significa scuola pubblica e crescita culturale per il Paese.

  • 6 Katiuscia Ragatzu
    6 Febbraio 2012 - 16:06

    Professor Pubusa , la ringrazio per la sua umanita’. Da quando è stato emanato il decreto sulla “Decadenza”, tante volte ho pensato che professor Melis prima di crearlo, avrebbe dovuto parlare con i suoi studenti, ed’ invitarli magari a sostenere piu’ esami, mettendoli alla prova per almeno due anni, noi ci saremmo sicuramente messi a studiare,come del resto abbiamo dimostrato concretamente, e quanto e’ susseguito da quel decreto, non avrebbe avuto ragion d’ essere. Ma ormai questo è un paese “per vecchi”, non mi riferisco all’ eta’, ma ad’ un modo , una forma mentis, di affrontare i problemi, che è ormai desueto. Le rinnovo la mia gratitudine e profonda stima!
    Katiuscia Ragatzu futura educatrice

  • 7 Elisabetta Pistori
    6 Febbraio 2012 - 16:13

    Caro Professore
    le sue parole riempiono il mio cuore di gioia perchè mi rendono consapevole che fortunatamente ci sono persone come Lei che hanno compreso la reale situazione degli studenti ex - decadenti, e mi aguro che il ns. Rettore ora abbia un approccio costruttivo e rifletta soprattutto su come aiutarci a laurearci in tempi più previ.. es. fra tutti : istituire più appelli più frequenti riservati ai fuori corso (anche se non sono soggetti più a decadenza) …. grazie per il suo sostegno ..

  • 8 Katiuscia Ragatzu
    6 Febbraio 2012 - 16:43

    Professor, Pubusa , la ringrazio per la sua umanita’. Da quando è stato emanato il decreto sulla “Decadenza”, tante volte ho pensato , che professor Melis prima di crearlo, avrebbe dovuto parlare con i suoi studenti, ed’ invitarli a sostenere piu’ esami ,mettendoli alla prova per almeno due anni, noi ci saremmo sicuramente messi a studiare , come del resto abbiamo dimostrato concretamente e quanto è susseguito da quel decreto, non avrebbe avuto ragion d’ essere . Ma ormai questo è un paese “per vecchi”, non mi riferisco all’ eta’, ma ad ‘ un modo , una forma mentis, di affrontare i problemi, che è ormai desueto.Le rinnovo la mia gratitudine e profonda stima.
    Katiuscia Ragatzu futura educatrice

  • 9 Mirella Girardi
    6 Febbraio 2012 - 16:51

    Caro Professor Pubusa, la mia stima verso di Lei e verso il suo senso della giustizia è tanta.

    Mirella Girardi

  • 10 Alessia Lai
    7 Febbraio 2012 - 00:29

    Carissimo Prof. Pubusa,
    non posso che associarmi completamente a quanto scritto prima di me dai miei colleghi e amici; sono anch’io una degli organizzatori del ricorso e, come la mia amica e compagnia di battaglia Sara Erriu, ho dovuto affrontare tante tempeste sia per organizzarlo che per portarlo avanti, ricevendo tante critiche e tante umiliazioni come mai in vita mia ho dovuto subire.
    Proprio coloro che dovrebbero essere alla guida della nostra formazione e dovrebbero insegnarci la rettitudine, l’uguaglianza ed il valore umano (non solo professionale) dei nostri percorsi di studio, non hanno saputo usare, nei nostri confronti, la forma più grande di insegnamento: il RISPETTO.
    Non ci sono parole per spiegare ciò che abbiamo vissuto in questi mesi, sia dal punto di vista psicologico che da quello fisico, e da futuro medico posso dirLe, poiché ne conosco i meccanismi ed è sotto gli occhi di tutti, che il danno biologico derivato da uno stato perenne di stress, disagio e disperazione, ha rovinato la qualità di vita di tutti noi, esponendoci a malattie, disturbi dell’umore, del sonno, alimentari…e ripercuotendosi, come in brutto circolo vizioso, sulla qualità della resa nello studio (chi studierebbe tranquillo con una pistola puntata alla tempia??), chi ci restituirà la nostra salute? CHI?
    In verità Le dico, Professore, che di tutte le persone che hanno speso parole, parole e parole in questi lunghi mesi per confrontarsi con noi sul tema “decadenza”, Lei è una delle uniche che ha saputo vedere in noi delle persone e non dei numeri, che ha ben chiare quali sono le enormi lacune di questo disastrato Ateneo e che sarebbe in grado, ne sono certa, di agire nel REALE e LEGALE interesse degli studenti e della loro formazione…che non significa, ci tengo a precisarlo, mantenere “in eterno” (come tanto piace ai giudici del Tar) i nostri corsi di studio disattivati, ma significa mettere in condizioni gli studenti di poterne uscire al più presto, con importanti modifiche necessarie sul piano didattico ed organizzativo.
    Io non chiederò al Rettore di dimettersi, perché credo che tutto ciò che è stato si commenti da sé e che sia più dignitoso per un uomo decidere lui stesso di deporre le armi, piuttosto che esser costretto da chi lo ha battuto, perché IO (contrariamente a qualcun altro) la dignità della persona la rispetto.
    Oltretutto, a dirla tutta, abbiamo perso anche troppo tempo della nostra vita dietro alle scellerate scelte fatte sulla nostra pelle, quindi, per quanto mi riguarda, dato che quel tempo non mi verrà restituito, l’unico obiettivo che mi interessa è LAUREARMI!
    Professor Pubusa, se dovesse decidere di farlo, un giorno, sappia che sarei orgogliosa di avere una persona come Lei alla guida di questo Ateneo.
    Con profonda stima

    Alessia Lai

  • 11 Andrea Murru
    5 Marzo 2012 - 13:22

    Nuovo regolamento, post Decadenza. Da Roberto Mura

    Modifica articoli 37, 57 e 57 bis regolamento sulle carriere amministrative degli studenti

    Il Rettore sottopone all’attenzione del Senato Accademico la modifica degli art. 37, 57 del regolamento sulla carriera amministrativa degli studenti approvato con (D.R n. 456 del 28/05/2010) successivamente all’emanazione della… sentenza del Consiglio di Stato pubblicata in data 2/02/2012.
    La citata sentenza annulla le ipotesi decadenziali delineate dagli articoli 37 e 57 del regolamento sulla carriera amministrativa degli studenti, con valenza erga omnes ma nelle sole parti che risultano pregiudizievoli per i ricorrenti di primo grado; restano salvi gli ulteriori motivati provvedimenti dell’università.
    In particolare nella motivazione della sentenza si legge che “rientra pienamente nella discrezionalità di ciascun ateneo, in sede di adozione dei regolamenti didattici o sulla carriera degli studenti, prevedere forme particolarmente incentivanti per il passaggio degli studenti ancora iscritti ai corsi universitari del vecchio ordinamento ai corsi di nuovo regime, e ciò al fine di perseguire il pur legittimo obiettivo della completa disattivazione, quanto prima possibile dei corsi ante riforma.
    “Ma tale meccanismo ……. non può prescindere dalla ricerca del consenso della popolazione studentesca interessata all’adesione ad una nuova opzione di sviluppo della propria carriera, che l’Università deve previamente proporre agli interessati, salvo il suo potere di effettuare le proprie scelte con una adeguata motivazione ove esse non siano state condivise”. La sentenza del Consiglio di Stato consente all’Università di non interrompere il processo che ha stimolato la ripresa degli studi di tanti studenti. Occorre rafforzare i sostegni organizzativi e gli stimoli per concludere con la laurea il percorso formativo. A tal fine si propone:

    A- di porre ordine nell’offerta formativa. In particolare considerate le evidenti difficoltà ad organizzare i servizi didattici per corsi estinti da anni ed i cui insegnamenti non sono più impartiti e, non di rado gli stessi docenti non sono più disponibili, è necessario creare le condizioni affinché gli studenti fuori corso possano sempre sostenere gli esami nei corsi attualmente attivi.
    Le Facoltà sono invitate, pertanto, a deliberare le equivalenze fra gli insegnamenti previsti nei corsi disattivati e quelli dei corsi attualmente insegnati. Nel caso in cui non sia possibile identificare la corrispondenza con uno specifico insegnamento si potrà far riferimento ad insegnamenti, ovvero ad una rosa, del corrispondente settore scientifico disciplinare. In ogni caso va complessivamente valutato che, con la possibilità di sostenere gli esami nell’ambito dei corsi equivalenti, non siano snaturati i contenuti culturali e siano mantenuti gli obbiettivi formativi del corso di laurea. Tale processo va realizzato già in funzione della prossima sessione estiva.

    B- La nuova normativa sulle attività didattiche pone limiti molto più stringenti nell’organizzare l’offerta formativa, a partire dalle valutazioni sull’utenza sostenibile, dalle politiche di accreditamento ANVUR dei corsi di laurea, ai parametri ministeriali sull’efficienza ed efficacia del processo formativo, ecc??. In particolare, il ridimensionamento degli organici del personale docente verificatosi negli ultimi anni ha imposto un processo di razionalizzazione dell’offerta formativa cui vanno associati interventi volti a favorire ed incentivare il completamento delle carriere da parte degli studenti fuori corso pluriennali iscritti a corsi non più attivi.
    In questa prospettiva mentre si ritiene ragionevole consentire agli studenti “ritardatari”, ma che continuano a superare esami, “studenti attivi”, di ultimare il corso di laurea favorendo il percorso con gli interventi di cui al precedente punto a), si ritiene opportuno prospettare agli iscritti che non superano esami, “studenti non attivi” le condizioni per passare ad un corso di laurea del nuovo ordinamento. Le proposte dovranno essere pronte per consentire le iscrizioni al prossimo anno accademico. Naturalmente verranno valutate le osservazioni degli studenti e così come richiamato dalla sentenza del Consiglio di Stato le Facoltà dovranno motivare sul piano dei contenuti culturali e degli obiettivi formativi la congruità del piano di studi da assegnare allo studente per il completare il percorso formativo nel nuovo corso di laurea. In tali casi non sarà più consentita l’iscrizione ai corsi disattivati.
    Alla luce di quanto sopra esposto e del fatto che le disposizioni impugnate sono state annullate nelle sole parti che risultano pregiudizievoli per i ricorrenti di seguito si riportano le modifiche agli articoli 37 e 57 del citato regolamento. Si fa presente che occorre intervenire anche sull’articolo 57 bis, approvato dal Senato nella seduta del 19/12/2011 e formalmente inserito nel citato regolamento sulla carriera amministrativa con D.R. n. 265 del 2/02/2012.

    ART. 57 PROPOSTA MODIFICA DOPO LA SENTENZA
    Agli studenti regolarmente iscritti negli ordinamenti precedenti al DM. 509/1999 che non abbiano concluso gli studi entro il 30 aprile 2012 sarà proposto, entro due mesi dall’avvio dell’anno accademico 2012/2013, il passaggio a un corso di studio dell’ordinamento D.M. 270/2004. L’Università, acquisito il parere dell’interessato e le sue eventuali osservazioni sulla proposta, valutate le ripercussioni sulla formazione dello studente, si riserva il potere di effettuare le proprie scelte motivandole.

    Agli studenti regolarmente iscritti a corsi di studio disattivati dell’ordinamento ex DM. 509/99 o DM.270/2004, che non abbiano conseguito il titolo entro un numero di anni pari al massimo al triplo della durata normale del corso, sarà proposto il passaggio ad altro corso di studio attivo del D.M. 270/2004 entro due mesi dall’avvio dell’anno accademico di riferimento. L’Università, acquisito il parere dell’interessato e le sue eventuali osservazioni sulla proposta, valutate le ripercussioni sulla formazione dello studente, si riserva il potere di effettuare le proprie scelte motivandole

    ART. 57 BIS PROPOSTA DOPO LA SENTENZA

    1) I termini per la proposizione del passaggio di cui all’art. 57, punto 1, comma 2 e 3, si intendono prorogati di un anno se lo studente ha sostenuto almeno un terzo degli esami o maturato almeno 1/3 dei crediti previsti dal piano di studio e nel corso degli a.a. 2009/2010 o 2010/2011 e per l’a.a. 2011/2012 fino al 30/09/2012 ha superato almeno due esami o maturato almeno 18 cfu, fatta eccezione per gli studenti lavoratori per i quali è sufficiente aver superato un solo esame o aver maturato almeno 9 cfu.

    2) La proroga di un anno dei termini per la proposizione del passaggio di cui all’art. 57 del regolamento sulla carriera amministrativa vale anche per le scadenze che verranno a maturare negli anni accademici successivi, a condizione che lo studente abbia sostenuto, al 30 settembre dell’anno di riferimento, almeno 1/3 degli esami o maturato almeno un 1/3 dei crediti previsti dal piano di studi e nell’ultimo anno accademico abbia superato 3 esami o maturato 24 cfu; fatta eccezione per gli studenti lavoratori per i quali è sufficiente aver superato due esami o aver maturato almeno 18 cfu.

    3) Nel caso in cui lo studente, alla data di proposta di passaggio, sia in difetto di due esami o di 18 cfu e della prova finale la proroga avrà la durata di un solo anno; se lo studente è in difetto della sola laurea la proroga avrà la durata di sei mesi.

    4 Agli studenti che alle date previste per la proposta di passaggio di cui all’articolo 57 del regolamento sulla carriera amministrativa hanno sostento meno di 1/3 degli esami o dei crediti previsti dal piano di studio sarà proposto il passaggio a un ordinamento attivo. Qualora lo studente non condivida la proposta di passaggio l’Università, valutato l’interesse formativo dello studente, si riserva il potere di effettuare le proprie scelte motivandole

    5. Gli studenti di cui all’art 51 del regolamento sulla carriera amministrativa (handicap e invalidità), che si trovano nelle situazioni di cui agli articoli. 37 e 57, potranno presentare alle rispettive facoltà, prima della scadenza dei termini per la proposta di passaggio , uno specifico piano di studi. Le facoltà valuteranno le diverse situazioni personali e potranno definire deroghe ai tempi di passaggio sopra descritti, nel rispetto del vincolo del superamento di almeno un esame per anno accademico.

    6) Il Senato Accademico da mandato al Rettore per valutare eventuali gravi, specifiche e documentate motivazioni personali che possono giustificare ulteriori proroghe al corso di studio di singoli studenti.

    IL SENATO ACCADEMICO
    -VISTO lo Statuto;
    - VISTO il Decreto Ministeriale 22 ottobre 2004 n. 270;
    - VISTO il regolamento sulla carriera amministrativa degli studenti, approvato con D.R n. 456 del 28/05/2010, e successive modificazioni e integrazioni:;
    - VISTO la sentenza del Consiglio di Stato (sesta sezione) REG. RIC. N. 02384/2011 del 2/02/2012;
    - VISTA la presente ’istruzione;

    DELIBERA
    Di approvare, sulla base delle motivazioni indicate nelle presente istruzione, le modifiche apportate agli articolo 37, 57 e 57 bis del regolamento sulla carriera amministrativa degli studenti, come riportate nella sottostante tabella.

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