Carceri e manicomi criminali: liberazione o abbandono?

17 Febbraio 2012
1 Commento


Giulio Lobina

Giulio Lobina, giovane laureato in giurisprudenza, impegnato sul fronte carcerario e del recupero di giovani immigati, ci invia un “dispaccio”  dalla sua “postazione di  combattimento”. La testimonianza terrificante comprova il rapido scivolare del Paese verso forme gravi d’inciviltà, contrastanti coi principi costituzionali volti anzitutto al rispetto e al recupero della persona.


 

Stiamo “chiudendo” i manicomi criminali. Stiamo eliminando istituti che nascevano come luoghi di cura per soggetti pericolosi e sono diventati invece lager. E’ questo che ci porta a chiuderli, non quel principio col quale sono stati aperti, ma proprio l’arrendevolezza e la superficialità con la quale lo Stato ha gestito vite umane. Si possono gestire le vite umane per “economia”? Si può risparmiare su una tutela come quella penale, o ancor più come quella penitenziaria? Oggi è attuato l’articolo 27 della Costituzione italiana che vuole l’umanità della pena e la rieducazione del condannato?
Evidentemente no. Evidentemente il sovraffollamento è solo un indice di come il problema “giustizia” sia qualcosa di dimenticato. La Magistratura di Sorveglianza oberata di lavoro, la carenza di Polizia Penitenziaria negli istituti di pena, l’assenza di un presidio ospedaliero funzionante,l’assenza di psicologhe o educatori nelle Carceri anche solo nella parte che fa riferimento alle misure cautelari,l’assenza di un trattamento rispettoso della dignità della persona,l’assenza di programmi di recupero per le misure alternative alla detenzione,l’assenza di un programma per il fine pena…come se uno dopo anni e anni di galera, anche meritati, potesse reinserirsi così, come se niente fosse, nella società.
Però siamo così bravi che chiudiamo gli ospedali psichiatrici giudiziari…senza aver formato personale adatto ad occuparsi di queste persone in qualsiasi altro istituto. Senza conoscere le dinamiche della psiche di persone perfettamente incapaci di intendere e di volere, che verranno sempre assolte da qualsiasi reato per vizio totale di mente. Persone sulle quali si dovrà vigilare giorno e notte perchè la pena non ha alcun effetto su chi è vittima della sua stessa malattia. Non si può giocare con la vita delle persone. Per risparmiare non si può giocare sulla vita della comunità.
Mi rattrista sapere che non c’è alcun modo per venire incontro alle esigenze di umanizzazione della pena. Giacchè sembra che solo “chiudendo” certi istituti si risolvano i problemi. Anzichè pensare di modernizzarli, di renderli adatti a quei principi per cui sono stati creati, anzichè renderli vivibili sia per chi è lì dentro per esser tutelato, sia per chi lì dentro lavora. Chiudere istituti del genere non salverà l’economia dell’Italia. Anzi, credo creerà molti problemi, perché qui non si tratta di abolire le province e di trasferire le competenze agli altri enti già burocraticamente preparati, salvando anche i posti di lavoro dei dipendenti. Qui si tratta di chiudere strutture le cui competenze di cura si perderanno tra una casa di riposo e una Residenza Sanitaria Assistenziale, tra un posto in psichiatria e una morte accidentale da qualche parte. Non si possono abbandonare le persone incapaci di intendere e di volere o trasferirle di punto in bianco altrove.
E dove, poi? Con quali fondi? Con quale personale? Con quali garanzie? Con quali progetti?
Non siamo andati ad elezioni perchè non c’è alcuna alternativa di Governo, e vogliamo fingere che un governo di tecnici possa davvero comprendere il sistema carceri? Il sistema ospedale psichiatrico giudiziario? Il sistema della magistratura di sorveglianza?
Oggi leggo che un cinquantaseienne si è impiccato con una corda ricavata da un lenzuolo perchè stava per uscire di galera e pensava di non essere accettato dal mondo. Chi glielo dà un lavoro, oggi, a un cinquantaseienne che esce di galera? In galera almeno aveva il vitto e l’alloggio. Ha pagato la sua colpa, ha scontato la sua pena…e come altri, forse avrebbe commesso un altro reato anche solo per rientrare in carcere,non per una personalità tesa a delinquere, ma perchè aveva il pane ogni giorno lì dentro.
Cosa fa questo Stato per tutelare i carcerati? Uno Stato che non tutela neppure i giovani e che sospende e blocca le pensioni di invalidità, obbligando anche chi ha perso uno o due arti a presentarsi alla visita di controllo…cosa fa per tutelare i suoi cittadini?
Come stiamo cadendo in basso, sempre più in basso…
Che tempi, ragazzi! O obblighiamo i nostri partiti a scegliere persone che vogliano davvero un’Italia migliore nei prossimi 20 anni…o non ci salviamo. Non ci salviamo più.

1 commento

  • 1 Alberto Rilla
    17 Febbraio 2012 - 21:41

    Analisi puntualissima quella del giovane dottor Lobina. Pochi giorni fa parlavo con un mio amico, autorevole psichiatra (anche) forense, dei problemi che potrebbero sorgere in sede di attuazione della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Il timore è che, come già in sede di prima attuazione della legge Basaglia, il costo sociale della cura di pazienti “difficili” sia scaricato sulle famiglie; ed inoltre, per quanto l’istituzione di tipo manicomiale sia degradante, tra i “pazienti” (talora anche condannati per efferati omicidi assolti per infermità di mente) qualche soggetto pericoloso c’è, e come tuteleremo la collettività?
    In generale, quanto al reinserimento sociale dei detenuti, c’è tanto da fare, la politica legislativa e gli stessi orientamenti giudiziari (ho fatto, un bel po’ di tempo fa, il magistrato di sorveglianza a Cagliari) risentono del continuo “swing of pendulum” tra esigenze di recupero dei pregiudicati ed esigenze di cosiddetta difesa sociale. Però il principio di civiltà e culturale che dovrebbe sempre prevalere è quello che sui principi non si tratta, e tra questi c’è quello che la pena, al di là degli allarmismi del momento, serve tendenzialmente a norma di Costituzione a recuperare una persona, non a rovinarla definitivamente e a farla diventare più “pericolosa” ancora di quando è entrata nel circuito penitenziario.

Lascia un commento