La Grecia siamo noi

19 Febbraio 2012
1 Commento


Guido Viale

Ecco un’acuta analisi dello strangolamento e dell’asservimento dei greci da parte del nuovo Leviatano, il capitale finanziario, che senza controllo e contropoteri segna, con l’esercizio di un potere assoluto estraneo al moderno concetto di democrazia, la sorte degli Stati e dei popoli. La chiamano Europa, ma dovremmo dargli un nome più appropriato e svelandone la natura reazionaria, combatterlo come si sono combattuti con fermezza altri fenomeni di involuzione autoritaria nel XX secolo. Prima che sia troppo tardi.
Sull’argomento, pubblichiamo lo stralcio di un illiminante editoriale di venerdì scorso su Il Manifesto.

A due anni dalla denuncia dello stato comatoso delle sue finanze (ma gli interessati, in Germania e alla Bce, lo sapevano da tempo: erano stati loro a nasconderlo) la Grecia, sotto la cura imposta dalla cosiddetta Troika (Bce, Commissione europea e Fmi) presenta l’aspetto di un paese bombardato: un’economia in dissesto; aziende chiuse; salari da fame; disoccupazione dilagante; file interminabili al collocamento e alle mense dei poveri; gente che fruga nei cassonetti; ospedali senza farmaci; altri licenziamenti in arrivo; tasse iperboliche sulla casa e sfratti; beni comuni in svendita. E ora anche una città in fiamme. Ma a bombardare il paese non è stata la Luftwaffe, bensì il debito contratto e confermato dai suoi governanti di ieri e di oggi nell’interesse della finanza internazionale. Con la conseguenza che, a differenza di un paese uscito da una guerra, in Grecia non c’è in vista alcuna “ricostruzione”, o “rinascita”, “ripresa”; ma solo un fallimento ormai certo - e dato per certo da tutti gli economisti che l’avevano negato fino a pochi giorni o mesi fa - procrastinato solo per portare a termine il saccheggio del paese e, se possibile, il salvataggio delle banche che detengono quel debito; o di quelle che lo hanno assicurato. Le armi però c’entrano eccome. All’origine di quel debito, oltre alla corruzione e all’evasione fiscale, ci sono le Olimpiadi del 2004 (costate oltre un decimo del Pil) e l’acquisto di armi, che la Grecia è costretta a comprare e pagare a Francia e Germania come contropartita della “benevolenza” europea, per importi annui che arrivano al 3 per cento del Pil. Quattro fattori, armi (come F135), Grandi eventi (Olimpiadi o Expò, o Mondiali, o G8), evasione fiscale e corruzione che accomunano strettamente Grecia e Italia. Ma non solo.
Nel pacchetto, il quinto in due anni, delle misure imposte alla Grecia - liberalizzazioni di tariffe, mercati e lavoro, privatizzazioni dei servizi pubblici, blocco delle assunzioni, definanziamento di scuole, ospedali, Università, servizi sociali - c’è pari pari il programma del governo Monti (anch’esso cucinato da Bce e Commissione europea). La Grecia è solo un anno più avanti di noi sulla strada del disastro e Monti è il Papademos italico incaricato di accompagnarvi l’Italia spacciandosi per il suo salvatore e garantendone il saccheggio. […]

1 commento

  • 1 francesco cocco
    19 Febbraio 2012 - 11:26

    Tutto vero. Purtroppo non vedo a sinistra una proposta alternativa al modello consumistico del capitalismo. Come ho già avuto modo di ricordare, proprio sul MANIFESTO qualche decennio fa si tenne un interessante dibattito (poi raccolto in volume) incentrato sulla ricerca alternativa all’attuale modello del capitalismo occidentale. Ora che sarebbe necessario, il silenzio la fa da padrone.

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