P.za Maxia a Zedda: no indifferenza, sì partecipazione

29 Febbraio 2012
6 Commenti


Andrea Pubusa


 

In cosa differisce la destra dalla sinistra? Quesito arduo e risposta da centomilioni di dollari. Semplificando, risponderei dalla partecipazione, ossia dall’esercizio partecipato del potere. La destra esclude, mentre la sinistra include, inserisce le più ampie masse nel circuito democratico. Ma questo - si può obiettare - non è puro formalismo procedurale? No, non lo è, perchè un esercizio partecipato del potere è necessariamente mirato a soddisfare l’interesse dei partecipanti, ossia dei cittadini. La forma nell’esercizio del potere si traduce direttamente in sostanza, in decisioni di merito. E’ difficile, ad esempio, scempiare Tuvixeddu, mediante procedure seriamente partecipate, mentre è possibile farlo - e lo si è fatto - decidendo nelle secrete stanze. Non a caso la nuova sinistra mondiale ha assunto l’esperienza del bilancio partecipato di P. Alegre come modello di amministrazione democratica, enucleando poi tante altre forme di decisioni partecipate. A queste esperienze s’ispirano i socialforum e tutta la cultura e i movimenti alternativi a livello mondiale. Fra questi vi è anche Vendola e Sel, che spesso parlano di democrazia partecipata nei dibattiti e nei comizi. Ecco perchè si dava per scontato che Massimo Zedda, diventato sindaco, desse un segnale proprio sul versante dell’amministrazione partecipata, che fosse questa la cifra, il tratto distintivo della sua sindacatura. Sennonché, a distanza di un anno, di questa problematica neanche l’ombra, nessuna iniziativa neppure preparatoria. Anche i suoi sostenitori parlano di afasia e di deficit di comunicazione del governo cittadino. Ma, a questo punto, è legittimo sospettare che ci sia di più, cioé mancanza di idee e d’iniziativa. Sta di fatto che non c’è stata finora rottura rispetto al passato.
Certo, è bizzarro che una problematica partecipativa venga sollevata oggi da persone che hanno appoggiato e vedono con nostalgia una delle esperienze regionali caratterizzate da un alto tasso di autoritarietà e da nessun elemento partecipativo come è stata inddubbiamente, al di là del merito, la presidenza Soru. E si può vedere con sospetto e come manovra la critica a Zedda dal Socialforum cagliaritano che, proprio in riferimento alla Presidenza Soru, ha mandato alle ortiche tutte le pretese partecipative dei socialforum a livello globale. Ma per chi - come tanti di noi - è estraneo ai tatticismi  e ai giochetti di frazione, tutto questo può essere assunto come contraddittorietà e non linearità delle condotte di singoli o di gruppi, ma non vale a negare la correttezza della critica odierna a Zedda. Non inficia l’assunto che Massimo, salito da vincitore in Municipio con l’appoggio generoso e appassionato dei movimenti e dell’intellettualità democratica cagliaritana, oggi, in contrasto con gli slogans della campagna elettorale, non dia neanche un segnale d’apertura alla società civile. Democrazia dell’indifferenza, la sua, non  democrazia della partecipazione. Può essere quest’ultimo un tema utile solo per le elucubrazioni nei comizi domenicali? O nelle conferenze con Vendola? Possono i movimenti democratici, che hanno messo in sella il Sindaco, prima consentendogli di battere Cabras alle primarie e poi Fantola alle elezioni vere, fare un passo indietro e fingere di non accorgersi della pericolosa mancanza di ascolto? No, non possono. Perché usare oggi la frusta della critica, con un ampio margine di tempo rispetto alla fine della consiliatura, significa anche dare al Sindaco e alla sua Giunta la possibilità di assumere le misure politiche e organizzative per correggere il tiro e rivincere.
La manifestazione di Piazza Maxia di domenica non è dunque un atto in odio, ma è una iniziativa a favore. E Massimo, se avesse avuto un po’ di acume politico, avrebbe partecipato al meeting riannodando i fili del dialogo e progettando una trama di rapporti per il futuro. Non lo ha fatto. Ha sbagliato. Ma può e deve ancora farlo. Il modo peggiore per rispondere a questa critica (che è indice di un malumore e di una disillusione diffusi) è quello di snobbare l’istanza partecipativa, bollandola come una subdola e pretestuosa manovra, a fini di potere, dei soriani. Anche perché Zedda proprio una cosa deve scongiurare: quella di fare la fine di Soru, che eletto a furor di popolo per  dare finalmente un governo partecipato alla Sardegna, ne è uscito male, esattamente perché ha dato vita ad un’inattesa quanto insensata autocrazia. Massimo, sei ancora in tempo per correre ai ripari. Ascolta quelli di Piazza Maxia. Se non ora quando?

6 commenti

  • 1 Alberto Rilla
    1 Marzo 2012 - 00:23

    Gentile professor Pubusa, anzi gentile Andrea se posso permettermi: mi compiaccio perché stai affrontando questa spinosa questione con grande apertura mentale. Secondo me, c’è un problema che è soprattutto di comunicazione. Se guardo in faccia Massimo e Paolo (Frau), ma anche altri assessori della giunta Zedda che conosco da una vita, non potrei mai riconoscerci finalità diverse da quelle affermate in campagna elettorale sulla complessa questione Tuvixeddu. Ma altrettanto se guardo in faccia Enrico Pau, mio cugino di secondo grado, so che è una persona onesta e in buona fede, che nella piazzetta Maxia dicono ci fosse. La peggior cosa che potrebbe capitarci è quello di non riuscire ancora una volta a comunicare tra noi, e può succedere. Anche a me, riaccostandomi alla politica in modo niente affatto attivo (salvo aver fatto campagna a titolo individuale per Massimo Zedda, procurandomi il materiale presso SEL perché al PD, a cui va la mia preferenza, non era ancora giunto), è capitato che alcuni compagni avessero compreso perfettamente la mia situazione, e i motivi che mi hanno portato a incoerenze ed errori (che penso comunque di aver pagato abbondantemente) accogliendomi senza fare manco domande, altri hanno giustamente chiesto chiarimenti e li hanno ricevuti, altri ancora, per fortuna pochissimi, si comportano ancora come se avessero di fronte “il nemico”. Faccio un altro esempio e qui la chiudo: mi è capitato in una bacheca Facebook, senza entrare nel merito di una sentenza della magistratura che merita assoluto rispetto, di esprimere a proposito di Graziano (Milia) l’avviso che una sentenza può anche non mutare in nulla la stima (oltre che l’amicizia) che si prova nei confronti della persona, e sono stato assalito da una sostenitrice di Graziano che aveva equivocato di brutto. Fortunatamente stamattina (nella triste occasione dei funerali di Paolo Carta) ho visto Graziano e ho constatato che lui aveva capito perfettamente il succo del mio discorso. Ci siamo lasciati con affetto come sempre. Quindi una cosa è importantissima: comunicare, comunicare, spiegarsi. Dal mio lato, essendo ancora oggi oggetto di campagne diffamatorie per le quali sto valutando se intraprendere iniziative giudiziarie e non solo, comprendo perfettamente la situazione dei manifestanti di piazzetta Maxia, ma anche quella di Massimo Zedda, che è un giovane bravo, onesto e sensibile.

  • 2 giancarlo nonis
    1 Marzo 2012 - 11:57

    E’ noto che essendo stato candidato in una lista contrapposta, non sono un elettore di Zedda, ma ora è il mio Sindaco, mi aspetto dalla Giunta il rispetto delle leggi e auspico che non aumentino le tasse a causa degli errori fatti dalle amministrazioni precedenti di centrodestra e centrosinistra, leggasi espropri illegittimi via Is Maglias e dunque contenzioso Tuvixeddu, ed aree BS 3 del PUC che se edificabili devono lasciare il 40 % al pubblico e per quanto mi riguarda via Bellavista è una prova. Sciolte dalla Giunta Floris le circoscrizioni, rimane in carica la Municipalità di Pirri che ha una storia a parte, per partecipare occorre che le situazioni contingenti o pregresse costituiscano i Comitati di Quartiere che con la serità di una volta affrontino e pretendano il confronto con gli amministratori di Cagliari, magari se i giovani vogliono farsi avanti alla pari con la Giunta, non sarebbe cosa disdicevole. A si biri tottus in pari e in Paxi

  • 3 Massimo
    2 Marzo 2012 - 12:33

    Il signor Nonis ci dovrebbe dire quali sono le amministrazioni di centrosinistra che avrebbero effettuato degli espropri illegittimi. Non si fa di tutta l’erba un fascio tanto per salvare tutti…Tremendamente scorretto!

  • 4 Stefano
    2 Marzo 2012 - 20:12

    per Massimo
    Credo che il signor Nonis non volesse essere scorretto. Solo ha usato una terminologia ante caduta del muro di Berlino, quando si definivano governi di centro-sinistra quelli imperniati sull’asse DC-PSI.
    E’ stato poco chiaro.

  • 5 Alessio
    4 Marzo 2012 - 12:59

    Non sempre condivido le cose scritte da prof. Pubusa. Ma questa volta dice giusto. E aggiungo che non la metterei tanto sulla partecipazione alle scelte che manca. Ma sul fatto che questo sindaco e la sua giunta non replicano, lasciamo cantare come fa la destra quando non sa che dire. B ha sempre fatto così e avrebbe tacciato il dr Todde come un disfattista…Questo modo di fare è decisamente di destra. La sinistra affronta i temi, non scappa evitando il dibattito che sa essere molto difficile. La delibera è piena di errori come sanno tutti, ma è l’ostinazione a difenderla che irrita e non si spiega. Prima che errori politici di visione contiene svarioni tecnici che non si vogliono ammettere e che portano a dire che le scelte di Z su TUV sono il contrario di ciò che ha detto in campagna elettorale. Il prof Pubusa sa bene che la delibera è una brutta cosa. Così è ormai chiaro a molti che non capiscono cosa sia accaduto su un tema così evocativo di idee che la sinistra deve sostenere.

  • 6 Raffaele
    4 Marzo 2012 - 21:45

    Concordo con il prof. Pubusa. Tante, troppe volte nel centrosinistra la fase post-elettorale ha tradito quella pre-elettorale; i programmi e le conseguenti aspettative di partecipazione degli elettori non hanno trovato conforto nelle azioni di governo o, se del caso, di opposizione. Zedda,la giunta ed il centrosinistra intero hanno una grande opportunità a Cagliari, che potrebbe rappresentare una fucina di idee interessantissima anche a livello nazionale. In caso contrario, mi riuscirebbe difficile consolorami con De Maistre pensando che ogni paese, in fondo, ha il governo che si merita: Cagliari, perlomeno come città, merita qualcosa di più dopo anni di non politica. Saluti.

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