Il centrodestra alle corde, ma il PD lo sorregge

8 Maggio 2012
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Amsicora

Volete una prova di quanto i dirigenti del PD siano codini? Guardate l’esito delle elezioni. Una sconfitta bruciante del Pdl; il clamoroso risultato del Movimento a 5 stelle di Beppe Grillo; la Lega che scompare (sebbene il ‘ribelle’ Flavio Tosi a Verona sia l’unico a vincere al primo turno); il tonfo del Terzo Polo che paga lo scotto delle sue non scelte e non intercetta i voti in caduta libera del centrodestra; un Pd che regge ma non sfonda nelle grandi città e tuttavia si proclama vincitore forse a ragione, perché è l’unico partito nazionale a essere in vario modo coinvolto nella guida delle città dove il centrosinistra ha vinto o voncerà. Una rivoluzione copernicana della geografia politica, che certifica il collasso del sistema partitico.
E il governo? Monti andrà avanti con le sue politiche di rigore a senso unico, ma è indebolito, perché a sostenerlo sono i partiti che oggi il voto penalizza, a tutto vantaggio del’exploit dei grillini e di non pochi candidati IDV. La via italiana non somiglia né all’antipolitica estrema greca, né al trionfo della gauche francese. Da noi non è la destra estrema ad alzare la testa. Trionfano invece i ‘grillini’, al ballottaggio in diversi comuni con percentuali a due cifre che ricordano quelle della Lega del ‘96. E sarebbe un errore oggi (come lo fu allora) tacciare come ‘antipolitica” il Movimento a 5 stelle, che toglie voti non solo a sinistra, ma - ciò che è importante - a destra come ed intercetta il sentimento di delusione verso i partiti tradizionali. Silvio Berlusconi (fino a ieri padrone d’Italia) è lontano, a Mosca da Putin. Un fatto rivelatore della fine del berlusconismo: quello elettorale, sembra alle spalle. Cosa diversa è la liberazione culturale da questo fenomeno degradante, ci vorrà tempo, molto tempo. I sondaggi segnalavano questo terremoto, ma il PD ha preferito lasciarsi avvinghiare dalla destra in un’alleanza mortifera sul piano sociale e politico. L’addio a Sarkozy è stato possibile perché due prospettive politiche diverse, anche se non alternative, si sono confrontate nella contesa per il governo. Qui il PD ha accettato Monti, che sta portando il paese ad una recessione senza precedenti e alla disperazione. Bersani, col suo buon senso, avrebbe fatto molto meglio, coniugando rigore a equità, se non all’ormai svilita, anche a sinistra, parola eguaglianza. Ma Bersani ha paura e per questo gli elettori non lo hanno premiato. I leader che scansano le responsaabilità di governo non hanno il consenso dei cittadini. 
I risultati sono, però, un bollettino di vittoria del centrosinistra.
A GENOVA Marco Doria, che ha battuto alle primarie la candidata del Pd Roberta Pinotti e il sindaco uscente Marta Vincenzi, non è riuscito per un soffio a conquistare la città al primo turno e al ballottaggio dovrà vedersela con Enrico Musso, professore universitario, che ha lasciato il Pdl nel 2010 e ora corre con una lista civica e il Terzo Polo e che per tutto il pomeriggio è stato inseguito dal candidato del Movimento 5 Stelle, Paolo Putti. “A Genova il centrosinistra ha tutti i numeri per governare questa città - ha commentato in serata Doria - non saranno 14 giorni in più a farmi perdere le energie”.
A PARMA, dove si dovette dimettere il sindaco Pdl Pietro Vignali, travolto dai guai giudiziari, il PDL è fuorigioco. Ha ottenuto invece un ottimo risultato il candidato del centrosinistra, Vincenzo Bernazzoli, che andrà al ballottaggio addirittura con il candidato ‘grillino’ Federico Pizzarotti.
A PALERMO Leoluca Orlando, portavoce nazionale di Idv, a più riprese sindaco di Palermo dall’85 al 2000, sostenuto da Italia dei Valori, Verdi e Federazione della Sinistra, a sorpresa ha sbaragliato tutti gli altri 11 candidati sindaci concorrenti. Ha deciso di scendere in campo tre settimane dopo le primarie, non riconoscendo l’esito delle consultazioni che secondo lui sarebbero state falsate da brogli e ha avuto la meglio sia su Massimo Costa, avvocato di 34 anni a capo di un’alleanza ‘anomala’ con Pdl e Udc, sia Fabrizio Ferrandelli, il giovane vincitore delle primarie del centrosinistra dello scorso 4 marzo, quando batté per 161 voti Rita Borsellino. Sterza a sinistra anche MONZA, governata finora dalla Lega: il candidato del centrosinistra, Scanavatti Roberto, è di gran lunga avanti rispetto al candidato del Pdl, Andrea Mandelli. Fuori dalla competizione il candidato della Lega. PISTOIA rimane al centrosinistra: è vittoria netta per Samuele Bertinelli, 35 anni, candidato sindaco del centrosinistra sostenuto dal Pd e da altre sette liste. A LECCE, in controtendenza, si delinea la riconferma del candidato del Pdl Paolo Perrone. Si profila invece il ballottaggio a RIETI e FROSINONE e a TRAPANI e AGRIGENTO. A ISERNIA, a CUNEO si sfideranno i due candidati del centrosinistra e a LUCCA, finora in mano al centrodestra. E’ riuscito invece a riconquistare GORIZIA il sindaco uscente Ettore Romoli.
Accanto al crollo del PdL e della Lega la tornata elettorale ha confermato il vistoso calo dell’affluenza alle urne. Un calo che ha colpito soprattutto le Regioni ‘rosse’ ma anche molte città finora in mano alla Lega e al Pdl e, più in generale, le città del nord. Insomma, gli elettori del PdL e della Lega sono generalmentre rimasti a casa. A Monza, per esempio, gli elettori sono passati addirittura dal 73.6 delle ultime consultazioni elettorali al 59.6%, con un crollo di ben 14 punti percentuali. ‘Discesa libera’ di 10 punti percentuali di affluenza ad Asti (oggi il 63.2%, alle precedenti comunali il 73.2%); di oltre 13 punti ad Alessandria dove gli elettori sono stati 61.5% mentre nelle ultime consultazioni erano stati pari al 74.8%; di oltre 7 punti a Verona (oggi il 69.2% ma alle precedenti consultazioni era il 76.7%); di più di 6 punti a Genova (oggi il 55.6%, alle passate elezioni il 61.7%); di oltre 10 punti a Parma (oggi il 64.5% mentre era il 74.6%); di più di 8 punti a Palermo (che ha registrato solo il 63.2 contro il 71.7%delle precedenti elezioni). Un vero e proprio tonfo ha caratterizzato l’affluenza in Toscana dove ha votato il 60,80%, quasi dieci punti in meno delle precedenti consultazioni comunali quando aveva votato il 70,58%. A Lucca ha votato solo il 55,8% degli elettori e a Pistoia il 57,5%. Male anche le Marche dove la percentuale dei votanti è stata del 66,2% contro il 74,9 della precedente tornata e l’Emilia Romagna, dove l’affluenza è stata del 64.6% contro il 75.5 dell’ultima consultazione elettorale per le comunali. Il calo è stato meno forte in alcune regioni del sud ma non ha risparmiato Puglia e Sicilia. Secondo il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, il calo dei votanti registrato alle comunali indica “una disaffezione che era nell’aria”.
 

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