L’eredità di Napolitano

28 Ottobre 2012
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 Norma Rangeri - Il Manifesto 25.10.2012

Mentre Berlusconi si fa da parte e indice le primarie del suo campo, qualunque sarà la futura legge elettorale, la preferenza c’è già, è esplicita e viene dall’alto. Dice il capo dello stato: «Ad aprile si dovrà tener conto dell’esperienza Monti». Magari come erede al Quirinale, sicuramente come ispirazione programmatica del futuro governo. Gli fa eco il presidente del consiglio: «Qualunque governo ci sia dovrà muoversi all’interno delle regole e delle politiche decise nell’Unione europea». All’unisono, palazzo Chigi e Quirinale recapitano agli elettori italiani il loro messaggio, forte e chiaro. E’ una vera, e alquanto impropria, indicazione di voto per quei partiti che nel loro programma avranno al centro l’agenda Monti.
La preferenza del tandem presidenziale su quali dovranno essere le forze politiche da premiare nell’urna, automaticamente esclude chi, al contrario, vorrebbe smontare proprio l’agenda Monti. Sei un elettore di sinistra che va al seggio perché vuole eleggere in parlamento chi promette di cancellare la legge Fornero? Non vai bene, il presidente della repubblica non apprezza la tua scelta. E te lo fa sapere senza tanti giri di parole. Poi naturalmente è solo un gossip giornalistico delle testate berlusconiane che dal Colle arrivi un incoraggiamento per il camper di Renzi (piccolo leader dei montiani del Pd). Tuttavia è in questo clima che proprio ieri il segretario del Pd è entrato a palazzo Chigi per concordare con Monti come emendare la legge di stabilità. Uscendone con parole di comprensione per le fatiche governative. Proprio come chi, essendo già in campagna elettorale, seppure per le primarie, non ha alcuna intenzione di perdere la benedizione presidenziale per le secondarie.
Pur vivendo nel paese che tenta di uscire dal ventennio berlusconiano affidandosi al governo tecnico per scavalcare la consultazione popolare, forse ora stiamo per sperimentare un’altra stravanganza tutta italiana: dopo le parole di Napolitano al popolo sovrano sarà certamente concesso di votare ma accompagnato dal severo e ravvicinato monito del Quirinale. L’interventismo del Colle slitta e si sposta: dalle quotidiane reprimende alle forze della maggioranza direttamente a una preventiva azione di convincimento sul cittadino-elettore. Siamo ancora a sei mesi dalla scadenza di aprile, non è difficile prevedere che la propaganda si intensificherà, con un inquinamento della par-condicio elettorale davvero speciale.

 

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