Voglio votare, datemi una lista normale!

8 Gennaio 2013
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Amsicora 

Sono preoccupato. Leggo avidamente i quotidiani locali per sapere cosa mi offre il centrosinistra. Non sui programmi, quelli o non ci sono o son pieni di luoghi comuni, messi lì da chissà chi per dire che il progetto c’è. No, i programmi non m’interessano, cerco, più semplicemente, di sapere se le liste del centrosinistra contengono qualche nome  votabile. Sì, confesso, ormai sono alla birra, politicamente parlando, cerco solo un appiglio, un buon nome per recarmi al seggio.
So che i giochi non sono ancora fatti, ma la mia ansia come elettore aumenta. Nel leggere il giornale, sale anziché diminuire. Nel PD, dignitoso il segretario regionale Silvio Lai. Inquietante la ventilata candidatura di Renato Soru al Senato. Poi, una serie di sconosciuti, cresciuti nelle manovre  componentizie o frutto di logiche interne. Ne ricordo uno, che, appena laureatosi malamente in leggi, ha ricevuto una consulenza da un ente pubblico (la Regione, se non ricordo male) governato da noi, quale copertura per giustificare uno stipendio: tempo libero per stare al partito! Senza arte né parte: anzi no, specializzazione in manovre correntizie! Respingente. Sì l’idea che persone così debbano rappresentarci è orripilante, a fronte di tanti giovani valorosi che cercano con fatica e studio la loro strada.
Ne conosco un altro, deputato uscente, studioso di livello nazionale, che ha fatto bene sulle questioni istituzionali, ma che alle primarie è giunto quinto o sesto, in posizione, da quel che ho capito, inutile. Fuori Guido Melis! E’ la democrazia delle primarie, bellezza!
Giro colonna dell giornale e spero: mi salverà la lista di san Nicola da Bari, di Nichi Vendola? Anche loro hanno dato prova di grande democrazia. Hanno aperto. Hanno fatto le primarie. Ed ecco il risultato: Uras al senato e Piras, il segretario, alla camera. Lilli Pruna, valorosa docente dell’Ateneo cagliaritano, in posizione non utile, come specchietto per le allodole. Mi ricorda il paradosso delle comunali cagliaritane, dove è passato come uomo dei movimenti, l’attuale sindaco, negli apparati fin da quando era in fasce. E si vedono i risultati sul piano amministrativo.
Uras e Piras, fanno anche rima. Ma c’era bisogno delle primarie per giungere a queste candidature rigorosamente interne? Non era più semplice rendere nota la decisione assunta nelle segrete di SEL?
Che faccio? Mi dispero (politicamente parlando)? No. Sono un inguaribile ottimista, sono un cittadino che intende il voto come un diritto, ma anche come un dovere, secondo quanto si legge nella Carta. Voglio votare, voglio ardentemente recarmi al seggio. Sarà - come diceva il grande ginevrino - un attimo, ma per quell’attimo, lapis alla mano e scheda di fronte, voglio essere sovrano.  Anzi - confesso - che per allungare l’esercizio del potere sovrano, nella cabina elettorale, di solito mi trattengo a lungo, per assaporare, gustare a fondo il sovrano potere di scelta, prima di uscire e tornare un governato qualunque, destinatario passivo di scelte, spesso non condivise.  Ed allora spero, spero ardentemente che “Rivoluzione civile”, in questo tempo di regali, mi faccia il dono più prezioso, una lista in grazia di dio. Candidati che siano riconoscibili per aver fatto qualcosa di buono. Sia chiaro: non imprese eroiche. Solo una seria attività in qualche movimento, o l’essere un buon lavoratore impegnato nel proprio settore. Che so io? un buon giornalista con la schiena dritta, un buon professore universitario che non lecca i potenti, un buon musicista, un operaio seriamente inserito nelle lotte per il lavoro, un impiegato impegnato nella riforma dell’amministrazione, un giovane professionista che cerca nel lavoro (non negli apparati) il proprio avvenire, una donna che si batte visibilmente per i diritti. Ecco voglio solo questo, cari compagni e compagne di Rivoluzione civile. Non chiedo troppo. Non vi pare? Potete accontentarmi? Siete rimasti, a questo punto, l’ultima (o quasi) mia speranza, l’unico tramite tra me e il voto. 

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