Io sto con Giancarlo Caselli

11 Novembre 2013
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Carlo Dore jr.

Io sto con Giancarlo Caselli: lo scrissi nel 2005, quando la più infame delle leggi ad personam sbarrò di fatto l’accesso alla procura nazionale antimafia al magistrato che più di ogni altro aveva saputo interpretare la sete di “reazione civile” di un Paese lacerato dalle stragi di Capaci e Via d’Amelio. Io sto con Giancarlo Caselli: lo scrivo oggi, mentre il Procuratore della Repubblica di Torino formalizza le sue dimissioni da Magistratura democratica. La nota di Erri De Luca sull’edizione del 2014 dell’agenda di MD (fino ad oggi, oggetto immancabile sulla scrivania di ogni giurista democratico) è stata troppo per lui; un peana della sinistra extraparalmentare, a firma di uno dei più accesi sostenitori del movimento NO TAV, proprio sull’agenda della corrente che aveva contribuito a fondare è risultata indigeribile per il PM che della lotta al terrorismo aveva fatto la sua prima bandiera.
Penna dissacrante e intellettuale sognatore, De Luca ricorre al mito di Orfeo ed Euridice per descrivere il percorso culturale compiuto da alcuni eredi del ’68: la volontà di perseguire un puro ideale di giustizia avrebbe spinto una generazione intera a scontrarsi con il potere costituito, ad esporsi ad una brutale criminalizzazione di massa, a dare vita persino ad una “guerra civile a bassa intensità”, figlia illegittima del tentativo di cambiare “i connotati del nostro paese nelle fabbriche, nelle prigioni, nei ranghi dell’esercito, nelle aule scolastiche e delle università”.
Dagli accessi più reconditi di un passato mai del tutto dimenticato, riaffiorano i miti delle BR rappresentate come Zorro, Robin Hood e compagni che sbagliano: Orfeo attaccava il cuore dello Stato, per sacrificarlo su quell’altare di giustizia in cui identificava la sua Euridice, l’Euridice di una “generazione di politica appassionata di giustizia, perciò innamorata di lei al punto di imbracciare le armi per ottenerla”.
E’ troppo, per chi di quella stagione è stato non semplice testimone, ma principale protagonista; è troppo, per ogni giurista democratico che trova nell’ordinamento costituzionale la risposta alla sua sete di uguaglianza. E’ troppo: Caselli lascia MD, l’agenda scompare dal suo e dal mio tavolo. Perché io sto con Giancarlo Caselli.
E’ complessa, la realtà dell’Italia proiettata verso gli anni ’70, e Zorro, Robin Hood e i “compagni che sbagliano” raccontano una storia molto diversa da quella cristallizzata nel mito di Orfeo e Euridice: è una storia di fuoco e di regole, di pallottole e processi, di guardie di ladri, di eroi e carnefici. E’ la storia della dignità di Fulvio Croce, presidente dell’ordine degli avvocati di Torino assassinato per la sua scelta di svolgere il ruolo di difensore d’ufficio nel primo processo contro le BR; è la storia di Adelaide Aglietta, e del suo coraggioso tentativo di spezzare il clima del terrore imposto dalle P38 espletando il compito di giudice popolare nell’ambito di quello stesso processo; è la storia di Emilio Alessandrini e Guido Galli, caduti entrambi con il codice in mano sotto i proiettili di Prima Linea; è la storia di Bruno Caccia e di Carlo Alberto dalla Chiesa, e della loro capacità di imporre la forza dello stato sullo stato della forza; è la storia di tutti i giuristi democratici che sempre hanno condiviso le battaglie per la legalità e per l’indipendenza della magistratura intraprese da MD. E’ la storia di Giancarlo Caselli: ed io sto con lui.
Le parole di De Luca fanno pensare e fanno sognare: la ricerca dell’Euridice di un Paese diverso, più giusto, più eguale. In una parola, più democratico. Quel Paese che l’Italia non è stata ma che forse avrebbe potuto essere, se il dialogo tra masse socialiste e masse cattoliche avesse trovato il suo normale epilogo; se la strategia di cambiamento elaborata da Moro e Berlinguer non fosse stata seppellita sotto il sudario insanguinato della Renault rossa in Via Caetani; se Zorro, Robin Hood e i compagni che sbagliano non si fossero rivelati parte integrante di quel grumo di potere che – seguendo le trame dipanatesi tra Roma, Mosca e Washington – si mobilitò per salvaguardare le logiche del mondo spaccato in blocchi, gli equilibri che presiedevano al funzionamento della democrazia incompiuta.
Le parole di De Luca fanno pensare e fanno sognare: ma il mito di Orfeo ed Euridice può valere solo a descrivere la condizione di quanti, per amore della giustizia, sono pronti ad impugnare il codice, non le armi; di quanti, condividendo le posizioni di MD, si sono sempre battuti per inseguire il sogno di un Paese liberato dalla rete di privilegi ed impunità che costituiva la ratio delle leggi ad personam; di quanti, dal 2005 ad oggi, non hanno mai smesso di affermare: “Io sto con Giancarlo Caselli”.IO STO CON GIANCARLO CASELLI
Io sto con Giancarlo Caselli: lo scrissi nel 2005, quando la più infame delle leggi ad personam sbarrò di fatto l’accesso alla procura nazionale antimafia al magistrato che più di ogni altro aveva saputo interpretare la sete di “reazione civile” di un Paese lacerato dalle stragi di Capaci e Via d’Amelio. Io sto con Giancarlo Caselli: lo scrivo oggi, mentre il Procuratore della Repubblica di Torino formalizza le sue dimissioni da Magistratura democratica. La nota di Erri De Luca sull’edizione del 2014 dell’agenda di MD (fino ad oggi, oggetto immancabile sulla scrivania di ogni giurista democratico) è stata troppo per lui; un peana della sinistra extraparalmentare, a firma di uno dei più accesi sostenitori del movimento NO TAV, proprio sull’agenda della corrente che aveva contribuito a fondare è risultata indigeribile per il PM che della lotta al terrorismo aveva fatto la sua prima bandiera.
Penna dissacrante e intellettuale sognatore, De Luca ricorre al mito di Orfeo ed Euridice per descrivere il percorso culturale compiuto da alcuni eredi del ’68: la volontà di perseguire un puro ideale di giustizia avrebbe spinto una generazione intera a scontrarsi con il potere costituito, ad esporsi ad una brutale criminalizzazione di massa, a dare vita persino ad una “guerra civile a bassa intensità”, figlia illegittima del tentativo di cambiare “i connotati del nostro paese nelle fabbriche, nelle prigioni, nei ranghi dell’esercito, nelle aule scolastiche e delle università”.
Dagli accessi più reconditi di un passato mai del tutto dimenticato, riaffiorano i miti delle BR rappresentate come Zorro, Robin Hood e compagni che sbagliano: Orfeo attaccava il cuore dello Stato, per sacrificarlo su quell’altare di giustizia in cui identificava la sua Euridice, l’Euridice di una “generazione di politica appassionata di giustizia, perciò innamorata di lei al punto di imbracciare le armi per ottenerla”.
E’ troppo, per chi di quella stagione è stato non semplice testimone, ma principale protagonista; è troppo, per ogni giurista democratico che trova nell’ordinamento costituzionale la risposta alla sua sete di uguaglianza. E’ troppo: Caselli lascia MD, l’agenda scompare dal suo e dal mio tavolo. Perché io sto con Giancarlo Caselli.
E’ complessa, la realtà dell’Italia proiettata verso gli anni ’70, e Zorro, Robin Hood e i “compagni che sbagliano” raccontano una storia molto diversa da quella cristallizzata nel mito di Orfeo e Euridice: è una storia di fuoco e di regole, di pallottole e processi, di guardie di ladri, di eroi e carnefici. E’ la storia della dignità di Fulvio Croce, presidente dell’ordine degli avvocati di Torino assassinato per la sua scelta di svolgere il ruolo di difensore d’ufficio nel primo processo contro le BR; è la storia di Adelaide Aglietta, e del suo coraggioso tentativo di spezzare il clima del terrore imposto dalle P38 espletando il compito di giudice popolare nell’ambito di quello stesso processo; è la storia di Emilio Alessandrini e Guido Galli, caduti entrambi con il codice in mano sotto i proiettili di Prima Linea; è la storia di Bruno Caccia e di Carlo Alberto dalla Chiesa, e della loro capacità di imporre la forza dello stato sullo stato della forza; è la storia di tutti i giuristi democratici che sempre hanno condiviso le battaglie per la legalità e per l’indipendenza della magistratura intraprese da MD. E’ la storia di Giancarlo Caselli: ed io sto con lui.
Le parole di De Luca fanno pensare e fanno sognare: la ricerca dell’Euridice di un Paese diverso, più giusto, più eguale. In una parola, più democratico. Quel Paese che l’Italia non è stata ma che forse avrebbe potuto essere, se il dialogo tra masse socialiste e masse cattoliche avesse trovato il suo normale epilogo; se la strategia di cambiamento elaborata da Moro e Berlinguer non fosse stata seppellita sotto il sudario insanguinato della Renault rossa in Via Caetani; se Zorro, Robin Hood e i compagni che sbagliano non si fossero rivelati parte integrante di quel grumo di potere che – seguendo le trame dipanatesi tra Roma, Mosca e Washington – si mobilitò per salvaguardare le logiche del mondo spaccato in blocchi, gli equilibri che presiedevano al funzionamento della democrazia incompiuta.
Le parole di De Luca fanno pensare e fanno sognare: ma il mito di Orfeo ed Euridice può valere solo a descrivere la condizione di quanti, per amore della giustizia, sono pronti ad impugnare il codice, non le armi; di quanti, condividendo le posizioni di MD, si sono sempre battuti per inseguire il sogno di un Paese liberato dalla rete di privilegi ed impunità che costituiva la ratio delle leggi ad personam; di quanti, dal 2005 ad oggi, non hanno mai smesso di affermare: “Io sto con Giancarlo Caselli”.

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