Scuola: la Shoah e la persecuzione nazista in Europa

27 Marzo 2014
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Gianna Lai 

 La Shoah e la persecuzione nazista nell’Europa della Seconda guerra mondiale. 2^Incontro con gli studenti del Martini di Cagliari, nell’ambito dell’iniziativa Spi-Cgil e Anpi.
Prof. Luciano Marrocu: Dare forma al nostro presente.
L’unicità della Shoah ci costringe a interrogarci sulla nostra condizione esistenziale. In quanto la morte e la violenza sono subite, la Shoah è stata imposta dagli stessi storici ebrei per definire lo sterminio di 6 milioni di ebrei, prima considerato una sorta di auto sacrificio, l’olocausto, appunto. E’ sterminio la parola giusta, che si verifica nell’arco di tempo di pochi anni, fino a veder moltiplicare il numero dei morti, man mano che  la sconfitta del nazismo si avvicina. Ad Auschwitz un milione di persone uccise, un fatto nuovo in queste proporzioni,  un vero ‘macello’ perpetrato attraverso l’uso di strumenti moderni, lo studio dei gas, le tecnologie sofisticate, ecc. Una contabilità che la storia non aveva mai conosciuto. Noi, davanti alla straordinarietà del fatto, ci poniamo la domanda delle domande, perchè ?, e non si può sfuggire alla risposta, se vogliamo capire il nostro presente, se vogliamo capire la natura dell”errore’.  Ebbero sempre legittimazione come cittadini italiani, tedeschi, francesi, ecc.,gli ebrei, ma la loro alterità diventa colpa in quel tempo, capro espiatorio, sia che si trattasse di ebrei banchieri, che di ebrei poveri. Il sentimento antisemita diviene popolare, dopo essere stato elaborato in alto, per diventare discorso corrente anche in basso. Era infatti diffusa e condivisa già alla fine dell’Ottocento l’ideologia antisemita, e coltivata nella sua forma moderna, cioè razzista, in buona parte dell’Europa, con la finalità delle persecuzione di massa.  E c’è un evento significativo da cui partire per spiegare come la morte di massa può essere accettata, concepita dall’Occidente e dalla sua popolazione. Il Primo luglio del 1916, in piena guerra mondiale, nella striscia di terra in cui si combatte lo scontro Francia- Germania, scoppia la battaglia della Somme. Gli stati maggiori francesi ed inglesi, giunti in aiuto con un corpo di spedizione dalla Gran Bretagna, lanciano l’offensiva e l’assalto dalle trincee, provocando immediati bombardamenti da parte tedesca. Il primo giorno muoiono 17530 soldati inglesi, ma  le frontiere restano dove erano. 300mila tra francesi inglesi e tedeschi muoiono complessivamente in pochi mesi, nella valletta di pochi chilometri di terra, a fianco della  Somme. Morte di massa organizzata dall’alto, un  precedente è nella guerra, nella battaglia della Somme. Perchè  è necessario vedere le responsabilità, altrimenti non ha senso la storia. Ancora un precedente, la conquista del potere da parte di Hitler e la sua idea di popolo signore che ha bisogno di spazio vitale. Un’idea di Nazione non definita dalla storia e dal senso collettivo dell’identità, ma dal sangue, in senso tribale, mio padre e mia madre tedeschi, noi siamo il popolo signore. E un regime totalitario che si afferma col consenso popolare, quando è stata ormai sconfitta la democrazia. Se c’è un popolo signore c’è anche un popolo schiavo, ed è l’emarginazione degli ebrei senza diritti, cui segue la persecuzione e lo sterminio. E dopo che i campi son stati riempiti di oppositori, sopratutto comunisti, si rafforza la persecuzione contro gli ebrei, i rom, gli omosessuali, ecc. destinati a fare la stessa fine.  Una umanità diversa, individuata con vari elementi concettuali, ma è vero razzismo, fino alla violenza contro l’estraneo, contro chi io non riconosco.
Risalgono al 1935 le leggi di Norimberga contro i cittadini che hanno ascendenti ebrei, la nozione di ebreo si fonda  su questioni di sangue, e colpisce ed emargina un numero notevole di cittadini tedeschi. 1938, la Notte dei cristalli: a seguito dell’attentato contro un diplomatico tedesco a Parigi, parte il pogrom di massa. I militanti nazisti assaltano gli ebrei e distruggono le vetrine dei loro negozi. E poi 20mila  ebrei internati, secondo un punto di vista condiviso a livello di massa, a livello popolare. Il progetto di Hitler è progetto di guerra per conquistare lo spazio vitale destinato al popolo signore, contro il popolo schiavo, e contiene già in sè l’idea di sterminio, il progetto di sterminio. Ed è con l’invasione dell’Unione Sovietica e dell’Europa che la persecuzione antiebraica viene esportata nei luoghi dove gli ebrei vivono. Nella guerra totale si colloca l’atto della soluzione finale, ammazzare tutti gli ebrei. Moderno il forno crematorio, moderne le tecniche della morte. Il lavoro che rende liberi, come si legge all’ingresso del campo, diviene lo strumento della carneficina, il lavoro forzato e il poco cibo, la morte come destino finale.
 Alcune  riflessioni conclusive, in vista di altri approfondimenti e altre ricerche. La politica di conservazione della memoria è stata realizzata dal mondo ebraico secondo la volontà di dare a tutte le vittime il loro nome e cognome. A Tel Aviv son state ricostruite intere liste di nomi per celebrare l’individualità dell’essere umano, e poi ci sono i film e la cultura in generale, volta a ricostruire storie, una per una, per ridare a ciascuno la propria individualità. Così diviene significativo il discorso di Hannah Arendt sul processo Heichmann, la  banalità del male e la responsabilità  del burocrate della morte, che esegue gli ordini. Così nel libro di Daniel Goldhagen ‘I volenterosi carnefici di Hitler’, sono quelli che sapevano bene cosa stava succedendo. Perchè dopo la guerra si è aperto il dibattito in Germania, sulla responsabilità  collettiva, ad opera dei giovani che, riconoscendo la responsabilità dei padri, intendevano distinguersi da loro. E l’identità tedesca è ancora oggi intrisa di questo dibattito, che segna con forza la volontà di cambiamento.  
 
    Le  domande degli studenti, i loro punti di vista e le considerazioni personali, sul ruolo semplicemente gregario dell’Italia nei confronti del nazismo, o di piena responsabilità. Sul modo di individuare gli ebrei, e quelli solo di ‘provenienza’ materna o paterna. Sul sostegno ideologico degli intellettuali italiani al fascismo e al razzismo, attraverso Il manifesto della razza, che pretendeva di dare  basi scientifiche  a quella ideologia.
50mila gli ebrei italiani, concentrati per lo più a Roma, contro i 500mila della  Germania, per questo non si è creato un vero e proprio antisemitismo di massa, dice il prof. Marrocu. E poi la politica del Papa, il suo silenzio e la mancata condanna del regime nazista.  Gli italiani si dividono in  delatori e in non collaboratori, che spesso salvano gli ebrei, nascondendoli e proteggendoli. E sono tanti sono i modi di salvare gli ebrei, conclude il professore, come, ad esempio, il raggiungimento di  compromessi coi nazisti occupanti in Danimarca, ad opera del re. Come la resistenza delle donne tedesche mogli di ebrei che protestano presso gli uffici della Gestapo. E se nell’Italia del dopoguerra, ci fosse stato l’esercizio della memoria, avremmo potuto comprendere l’importante fenomeno in tutta la sua accezione. La memoria ricostruisce il passato, ma è l’analisi concreta dei processi storici a restituire il senso critico. E  come insegna l’esperienza di Mandela, che ha prodotto un grande cambiamento evitando la guerra civile, la considerazione collettiva di quel passato è il primo esercizio di memoria responsabile. Così come insegnano Gandhi e il Dalai Lama, veri facilitatori di pace.
Nel mentre scorrono le informazioni sul video preparato dagli studenti, e proiettato sullo schermo, e i nomi degli autori appena citati nella relazione, e i dati relativi, e i titoli dei libri. E Rosetta Loi, ‘La parola ebrea’, e Anna Bravo, ‘La conta dei salvati’ e ‘Tutti a casa’, il film di Luigi Comencini. Un lavoro complesso che registra ogni momento dell’incontro, per lasciare tracce importanti nella memoria di tutti.
 

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