Ormai è certo: moriremo democristiani!

23 Giugno 2014
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Amsicora

All’inizio degli anni ‘70, non ricordo se Luigi Pintor o chi altro, lanciò lo slogans tra il beneagurante e l’angosdciante “non vogliamo morire democristiani!“. Era la sintesi della battaglia che il Manifesto aveva lanciato per un’alternativa di sinistra alla DC contro il “compromesso storico” di marca PCI. Ora purtroppo sappiamo come sono andate le cose. La DC è formalmente scomparsa, ma ha continuato la sua vita articolandosi in vari tronconi: Forza Italia con Berlusconi in testa e il Partito popolare. Poi ci sono state varie aggregazioni e disarticolazioni. Fatto sta che oggi la DC si è reincarnata in Forza Italia e nei partiti di centro e nel PD di Renzi, da cui è stata eradicato qualunque riferimento al PCI. Morale della favola la DC si è reincarnata, il PCI, invece, è morto e sepolto.
Era rimasta Sinistra e libertà, che però da anni era divenuta una costola del PD. Con Bersani SEL aveva la funzione di coprire le manchevolezze del PD, mettendo nelle primarie facce presentabili in alternativa a brutte candidatute PD, e così ritagliandosi un ruolo. Era riferimento dell’elettorato democratico avanzato, pronto, all’occorrenza, a preferire i candidati di SEL a quelli poco appetibili del PD. Così è venuto alla ribalta nazionale Vendola in Puglia, e, via via, hanno vinto Pisapia a Milano e Zedda a Cagliari.
Con Renzi, però, questo schema non funziona più. Niente più primarie aperte, ma forte determinazione a far fuori tutto ciò che si muove fuori dall’area reanziana. Un po’ come fece Craxi nel PSI dopo il Midas. Ecco perché i notabili di SEL sono da tempo in ansia. Il miracolo di prendere una cinquantina di seggi senza voti, ma solo grazie all’alleanza col PD e a una lòegge elettorale-truffa (parola della Consulta), sarà un chimera. E allora meglio sistemarsi direttamente dentro il PD per tempo. Sarà dura dentro il partito di Renzi, ma una legge elettorale fortemente maggioritaria potrebbe dare quel surplus di seggi in grado di accontentare tutti anche i nuovi arrivati. E così Migliore, Fava, Di Salvo e Piazzoni vanno nel gruppo misto per sostenere il governo. Altri dieci deputati sono pronti a seguirli. Primi frammenti di una sinistra nell’angolo, che cede alle sirene di Renzi anziché lavorare per l’alternativa. Vendola mantiene dritta la barra: «Restiamo all’opposizione. Le mie dimissioni? Sono a disposizione». Ma quanto resisterà tra l’incudine di Renzi e il martello di Grillo? Se il M5S non apre, il premier spalanca le porte: «Il Pd partito aperto» ad accogliere tutto e tutti, a destra, al centro e pure a manca. “Venghino, c’è posto per tutti!”, purché non si disturbi il manovratore.
Dunque, Migliore & C. moriranno certamente democrsitiani, dopo aver per anni predicato e lavorato all’alternativa e alla rifondazione di un’area comunista organizzata.
Vendola reggerà? E’ difficile dirlo. La sconfitta è profonda, viene da lontano. Da quando anziché lavorare ad una nuova forza comunista democratica e aperta, che prendesse il meglio della tradizione del Movimento operaio italiano e lo rilanciasse adeguandola alle sfide nuove poste dalla società capitalistica, le forze della sinistra alternativa hanno creato un raggruppamento rissoso, diviso in frazioni, gruppi e sottogruppi, fortemente colpito dal morbo del parlamentarismo, malattia senile della sinistra, caratterizzata dalla ricerca ossessiva delle cariche istituzionali e l’abbandono del radicamento sociale. Ed è sempre stato chiaro che non c’è sinistra senza radicamento nei luoghi dove si svolge lo scontro sociale; la presenza istituzionale non può essere fine a se stessa, è utile se è la proiezione di una presenza reale nella società fra i lavoratori e nel mondo del disagio.
E’ stata l’elezione di Bertinotti alla segreteria ad avviare il declino. Un partito con un segretario vanesio e parolaio, tutto TV e slogans, alternativo negli enunciati meno nell’azione, presto o tardi mostra le sue debolezze. E così è stato fino alla debacle della lista Arcobaleno.
Ora la ricostruzione di una sinistra organizzata in Italia è difficile se non impossibile. Non se ne vedono i presupposti, anche se una vasta area sociale è potenzialmente conquistabile ad una battaglia anticaspitalistica e di alternativa. Ma, al momento, quest’area ha come riferimento il M5S e l’astensione, e non sarà facile riconquistare pezzi significativi di questo elettorato. Ci vuole un impianto politico e ideale, un programma e una disponibilità all’impegno, ormai smarrito anche nelle frange, sempre più sparute, che si dichiarano di sinistra.
Ormai, non non ho più speranze: moriremo democristiani, non io, ma noi tutti, governati da loro, Migliore compreso.

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