Toghe rosse, bianche o nere? E noi come siamo?

21 Luglio 2014
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A.P.

Allora i giudici sono rossi, bianchi o neri? Insomma, cosa si può desumere in proposito dall’assoluzione di Berlusconi ad opera della Corte d’appello di Milano? La prima risposta è uguale alla scoperta dell’acqua calda: la magistratura è un ordine senza gerarchie. Ognuno interpreta il fatto  e il diritto in perfetta autonomia rispetto all’altro. Lo dice la Costituzione. Niente di strano, ad esempio, che Berlusconi venga, alfine, condannato dalla o a seguito di sentenza della Cassazione. Chi vivrà, vedrà.
 Ma - dicono molti, forse la pensa così anche B. - è una sentenza ad orologeria: dopo il Nazareno l’ex cavaliere è essenziale per la manomissione della Costituzione voluta da Renzi, e i giudici assecondano lui e Napolitano che lo sorregge. Anche questo è possibile, seppure in modo meno rozzo  e complottista. I giudici sono uomini di questa terra e quando decidono non si svestono di questa loro natura  terrena. L’ambiente esterno culturale e politico incide su di loro, come su di noi. Se pensate che nell’ANPI (Ass. Naz. Partigiani) ci sono iscritti che sono per lo sfascio della Carta, nata dalla Resistenza, sol perchè lo dice il PD, cioé Renzi. Io penso che sono degli imbecilli, ma questo vi dà il segno di quanto il clima generale incida sul pensiero delle persone, spesso …a loro insaputa. Così, per esempio, non è scandaloso pensare che Soru sia stato trattato con riguardo dalla magistratura cagliaritana nel caso Saatchi. Solo un giudice che pensa bene dell’imputato può dire che sì ha violato la legge, ma lo ha fatto a fin di bene, per l’interesse pubblico. Se avesse avuto una diversa opinione dell’ex presidente della Giunta regionale, mai e poi mai sarebbe potuto giungere a questa conclusione e assolvere il gran capo, condannando contemporaneamente il suo fiduciario, presidente nella Commissione di gara, ossia i suo direttore generale Fulvio Dettori. Ma in tutto questo non c’è nulla di scandaloso e perverso. Solo la conferma del fatto che i giudici sono uomini come tutti gli altri.
Nulla di nuovo sotto il cielo dunque. E nulla di negativo. Non lo è neppure che un giudice condanni e l’altro assolva. Per molti questa è la prova che la giustizia non esiste. Sarà. Per me è più semplicemente la prova che non esiste la verità e che il giudizio non la dà. Ciò che ci dobbiamo aspettare dalle sentenze è solo l’accettabilità della decisione, che si desume sopratutto dalla motivazione. Una spiegazione esauriente e ragionevole a seguito di di una istruttoria completa e un contraddittorio pieno, è ciò che dobbiamo aspettarci dal processo: niente di più e neanche nulla di meno.
Ma stiamo sconfinando nella filosofia del diritto, torniamo terra terra: che c’entra tutto questo col fatto che B. sia un padre della patria? Che ora sia elevato al rango di padre costituente? E’ un pregiudicato per reati gravi (evadeva il fisco mentre era a capo del governo, parola di Cassazione), è un pluriquisito. Non basta questo a metterlo da parte? E poi la morale pubblica è concetto diverso e distinto dall’avere carichi penali o condanne. Certo, chi ne ha per reati comuni è difficile che sia di specchiata moralità, ma chi non ne ha può essere ugualmente privo di etica pubblica. Lo dice anche l’art. 54 Cost., che richiede “disciplina e onore” per coprire incarichi pubblici, disciplina e onore che può mancare anche a chi non è condannato. B., per esempio, si può dire che sia onorato e disciplinato dopo la sentenza dell’altro giorno? E Verdini? E Calderoli?
Certo è che avere come padri della patria un pregiudicato, un inquisito, un razzista e un ciarlatano è ben triste. Ma in fondo il ciarlatano gli italiani lo hanno confermato a suon di voti, il pregiudicato lo tengono sù sempre i nostri compatrioti senza costrizione alcuna e il razzista è lì a dialogare amabilmente con la Finocchiaro, anche lui, per consenso elettorale. Forse pretendere che siano i giudici a salvarci è come chiedere a loro di fare ciò che dobbiamo fare noi. Ma quest’opera di supplenza o di sostituzione non è il loro mestiere e non sempre funziona. Forse è meglio che l’Italia democratica abbia un sussulto di dignità. Ne verrebbe un incoraggiamento ai giudici a far bene, ma sopratutto ne trarrebbe vantaggio il Paese. 
   

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