Cinema sotto le stelle e storie di ordinaria burocrazia

22 Luglio 2014
2 Commenti


Amsicora 

La mia passione nella bella stagione è il cinema all’aperto. Cosa c’è di meglio, d’estate, di un bel film sotto le stelle. Quest’anno però a Villa Muscas quelli dell’Odissea hanno aperto in ritardo, per via dei mondiali di calcio, ho pensato. In quelle notti magiche tra gol e campioni, chi sarebbe andato al cinema? Ma le notti tutto son state fuorché magiche e forse qualche bel film avrebbe tenuto testa a una mediocre partita. L’Italia, poi, ha fatto viaggio d’andata e ritorno senza avere neppure il tempo di acclimatasi. Ma poi ho scoperto che con le notti mondiali il ritardo nelle proiezioni non c’entra. Sapete cos’è stato? La burocrazia della Giunta baby. Prima, Floris imperante, l’autorizzazione veniva in breve tempo. Siccome la rassegna all’aperto si svolge da anni, la proroga era quasi automatica. Oggi no. Zedda e la sua baby giunta lasciano fare alla burocrazia comunale. Divisione dei poteri, signori! All’esecutivo e al sindaco le grandi idee, gli atti d’indirizzo, ai burocrati l’esecuzione. Ma siccome nell’apertura di un cinema sotto le stelle, per di più sempre nello stesso luogo, non c’è nulla da ideare o progettare, tutto viene lasciato alla burocrazia. Massimo, vola alto, non si può occupare della minutaglia amministrativa. E qui poiché tutti vogliono l’indennità di carica, ma non la responsabilità di decidere, via al trionfo degli adempimenti amministrativi: una perizia sull’antincendio, una sull’impianto elettrico con debita messa a terra, e non poteva mancare quella sul suono anche se il cinema finisce poco dopo le 11, pardon! le 23. Tre perizie, tre ingegneri, tre parcelle. Quanti biglietti a cinque euro! 
L’amico, che mi dà tutte queste notizie, è amareggiato. E’ un elettore del centro sinistra e si sente tradito da questa amministrazione. Io non so che dirgli e aspetto con ansia che si spengano le luci, attendo di sentire il proiettore girare. Taglio corto: ci voleva una proroga alle stesse condizioni dell’anno precedente e di quello precedente ancora e così all’indietro per dieci volte o poco più. In realtà, era complicato dirgli che per me questa non è giunta di sinistra e neppure di centro-sinistra. Il nulla per me non è né l’uno né l’altro. Per me, vecchio settario di sinistra estrema, il nulla è solo di destra, ma dati i tempi non son tanto sicuro neppure di questo. In fondo Emilio Floris l’autorizzazione gliela dava subito e a poco prezzo.
La gente entra, chiacchiera e si siede. Le luci non si spengono e allora per fare ora  narro al mio amico una storiella. L’aula della facoltà dove tenevo lezione è chiusa da due o tre anni, dopo aver ospitato studenti per una decina, senza problemi. Talora era stracolma, sopratutto alle lezioni iniziali, prima che la noia prevalesse e li tenesse lontani e ne decimasse la frequenza. Non la noia, ma la durezza dell’impegno, m’illudo io. Ma perché è chiusa? Mi chiede l’amico. Semplice, l’aula non è a pian terreno, ma al primo. E allora un bel giorno si doveva pur fare una nuova prova di carico, con tanti ingegneri, uno dell’Università, uno dei vigili del fuoco, se non ricordo male, e uno del Comune. L’esito? Inagibile, chiusa per sempre, nonostante la carenza di spazi. Mi lamento col bidello, oggi manager o operatore non so di che cosa, e lui con un sorriso che è tutto un programma, mi dice: “professore, le dico io com’è andata”. “Com’è andata?”, faccio, io sorpreso. “La prova di carico avrà dato esito negativo”. “No”, dice lui, sempre col sorriso sotto i baffi. “Ha dato esito positivo”.  ”Positivo?”, replico, sorpreso e incredulo. “Sissignore”, insiste lui. E siccome è un comunista non pentito come me, gli credo. Lui bugie non ne dice, tanto meno a me, che ho sempre pensato che lui avrebbe dovuto gestire la facoltà in luogo dei presidi che si sono succeduti alla carica e che l’hanno distrutta. E allora com’è andata? Semplice. I tre ingegneri hanno accertato che la prova di carico dava esito positivo, ma nessuno ha firmato l’agibilità. Conflitto di competenza. C’è quello positivo, quando tutti la rivendicano, e quello negativo, quando tutti la scansano. E qui, manco a dirlo, il conflitto era negativo. E mentre i tre tecnici si rimpallavano la competenza. Il bidello ha scritto un cartello: “aula inagibile”. Giro di chiave e quello spazio è ancora chiuso, perso. 
Ho detto al bidello, pardon! operatore di non so cosa, che avrei firmato io, pur non essendo ingegnere, avevo fatto lezione lì per oltre dieci anni. Potevo dichiarare l’agibilità, per esperienza, fondandomi sul metodo sperimentale. Niente e poi niente. Conflitto di competenza negativo. E l’aula è li chiusa per sempre, nonostante la penuria di spazi.
Ma ecco che il proiettore finalmente prende a girare col suo inconfondibile rumore. Si spengono le luci e la magia del cinema inizia. Finalmente, penso, la mia mente può vagare sgombra in altri mondi. Ma che rottura! Il film parla di una moglie insoddisfatta, che scopre l’immancabile tradimento del marito, e fantastica di rendergli la pariglia, non per vendetta, ma per un nuovo amore. Ma, vaffa!, neanche l’amore vince! 
Torno a casa con terrore. Non so che fare. Se accendo la TV o ci sono film con tanto sangue o vedo al TG il sangue vero dei palestinesi (gli israeliani fanno saltare anche gli ospedali!)  o vedo il lavori del senato e sento Renzi o la Boschi. No questo no, proprio no! Bevo un bicchiere d’acqua e vado a letto. Spero di fare un bel sogno, ma non dormo. Domani - penso - vado da Francesco, a bermi con lui un birroncino nel suo bel cortile.  

2 commenti

  • 1 in giro con la lampada di aladin… | Aladin Pensiero
    22 Luglio 2014 - 08:01

    […] Cinema sotto le stelle e storie di ordinaria burocrazia 22 Luglio 2014 di Amsicora su Democraziaoggi […]

  • 2 Vittore Nieddu Arrica
    22 Luglio 2014 - 13:29

    É proprio vero! Il cinema all’aperto in estate é un pregevole lusso e le Signore di Villa Muscas c’è lo restituivano ogni anno. Noi”giovani” anziani durante la fila per l’acquisto del biglietto non potevamo fare a meno di ricordare quelli della nostra infanzia e della nostra giovinezza. L’Arena Lucciola, in Via Grazia Deledda, dove poi é stato costruito il raso al suolo Ariston. L’Arena Odeon dove poi fu costruito il Nuovo Odeon e infine il mitico Arena Giardino che prima, del film, allora non avevamo l’ora legale, ci regalava un innocente turbamento con le ballerine della rivista.
    Riaprire a Cagliari un cinema all’aperto, per altro sempre pieno e con ottime proiezioni, mi era parsa ottima idea, il ritardo burocratico ci aveva impensierito, accontentiamoci della riapertura e dato che i films sono ottimi, buona visione.
    Vittore Nieddu Arrica

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