D’estate, faccio inchieste e sapete cosa risulta?

3 Settembre 2014
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Andrea Pubusa

D’estate, in vacanza, torno sul territorio, nel mio Sulcis, e, di solito, faccio inchieste. Alla buona, s’intende, ed in modo empirico. Eppure apprendo molte cose. Ho uno spaccato di vita reale. Mi rendo conto della situazione e così viene confermato quell’antico metodo, caro al mondo della sinistra, e di matrice marxista, secondo cui il miglior modo per capire e, se del caso, decidere, è fare inchieste. E’ un modello ad esempio quella di F. Engels su La situazione della classe operaia in Inghilterra. Ma le mie sono certo più modeste. Eppure segnano millimetricamente l’andamento delle cose. Ora indicano che il quadro di riferimento del governo nazionale e regionale è del tutto fuori asse. Si accredita ai vertici un’inversione di tendenza della crisi, mentre i dati reali vanno in direzione opposta. Dalla scorsa estate ad oggi la crisi si è estesa. Per esempio, molte piccole imprese, specie nel settore edilizio, chiudono, i titolari restituiscono la partita iva e licenziano gli operai, ma non smettono di lavorare, devono mangiare; semplicemente rientrano nel sommerso. E’ l’unico modo per sopravvivere. Il lavoro regolare alimenta solo il sistema impositivo. ma non lascia a chi lavora margini sufficienti per campare. Il dato generale è però devastante perché il meccanismo che s’innesca è quello del minor gettito fiscale-minori servizi-meno spesa pubblica-meno lavoro e così via. Questo significa anche che nei nostri paesi stanno venendo meno l’edilizia privata di una qualche dimensione, prevalendo ormai la piccola ristrutturazione o il piccolo intervento abusivo.
Anche i commercianti nel settore edile e connesi nei paesi sono in forte recessione, strangolati dai grandi centri di vendita. Bricoman alle porte di Cagliari assomiglia tutti i giorni, per affllusso, alla festa di Santa Rega. I negozi di paese ormai sono destinati alle piccole forniture, ai pezzi per il minuscolo fai da te; ma chi deve anche da sé fare un lavoro di qualche consistenza si reca nel grande punto vendita. Risparmia molto. In termini sociali, questo significa che famiglie che avevano raggiunto un solido benessere, lavorando nei propri esercizi, ora si stanno ridimensionando, quando addirittura non chiudono. Andati in pensione i vecchi, quelli che hanno messo sù la barracca con tanti sacrifici, per i giovani si apre un futuro incerto. Scendono di livello sociale. Il riscontro lo si ha vedendo il calo dei gommoni, status simbol tipico dei commercianti o artigiani soddisfatti: sono pressocché dimezzati al porticciolo di P. Pino. Come sono ormai allo stremo i ristoratori. Non si prenota più. Si arriva e c’è sempre un tavolo. Non esistono i secondi turni. I tavoli vengono occupati solo una volta. La gente limita le ordinazioni, punta a spendere poco. Nel settore c’è resistenza, mantenimento più che crescita, con riduzione di camerieri e addetti, un colpo forte all’occupazione stagionale. Chiudono o si ridimensionano attività un tempo importanti: ho dovuto cambiare per cessazione attività non solo il fornitore di ferramenta, ma anche quello di fiori e piante. Ora, dove ferveva l’attività con alcuni addetti c’è una serra dismessa. Che tristezza! Mi devo portare tutto da Cagliari.
Fra i lavoratori, se la passano relativamente bene i dipendenti pubblici per la sicurezza più che per i salari (molto bassi), per gli altri c’è disoccupazione o incertezza fortissima, spesso ansia e angoscia. In queste condizioni è quasi cessata la manifestazione culturale, l’unico svago nei paesi sono le sagre, si torna a su connottu: le feste paesane con svago a poco prezzo. E così di sagre se ne vedono di tutti i tipi: della pecora, della capra, della vitella, del cinghiale, del pane, della pasta, del vino e così via. Organizzazione spesso approssimativa, fondata sul volontariato, un modo di stare insieme e mantenere una coesione che ormai non viene più dal lavoro, dal sindacato o dal partito. Un tempo la festa dell’Unità anche nei paesi era molto più ricca, era più vario il menù e poi c’era la parte culturale e musicale. di solito di buon livello.
C’è poi una mutazione antropoligica: la gente in preda alla preoccupazione e all’ansia, mangia. Ormai vedere persone di normali dimensioni in spiaggia è una rarità. Abbonda un’umanità nuova, quella dell’obesità eccessiva sproporzionata, talora mostruosa. Flore il mio compagno di classe ciccione, oggi sarebbe normale.
Dove va questa umanità sofferente? Che speranze ha? Sarebbe già un passo avanti se i governanti prendessero seriamente atto della drammaticità della situazione. Riconoscere la malattia è il presupposto indefettibile per curarla. Ma i nostro governanti raccontano barzellette, elaborano fantastici cronoprogrammi, le ministre assecondano la moda e alimentano il gossip estivo. Berlusconi ha fatto scuola e ha molti seguaci, dappertutto. C’è però sotto un magma incandescente, che può esplodere improvvisamente. E non si sa quale direzione prenderà.

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