Cagliari capitale impossibile

24 Ottobre 2014
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Amsicora

Ma come poteva Cagliari diventare la capitale della cultura europea con un sindaco che scansa il mondo dei libri e maltratta l’istituzione culturale forse più importante della città, il teatro lirico? E come puoi vincere con una sponsor, sottosegretaria di Stato alla cultura, che, per giustificare l’utilizzo di circa 30.000 euro del gruppo consiliare PD, non trova di meglio che dire al magistrato di aver acquistato carburante per recarsi, tutti i giorni, a riunioni nei paesi dell’isola? Per illustrare l’azione politica del gruppo consigliare regionale PD, s’intende.  Avrebbe fatto meglio, la sottosegretaria, a dire - come suggerisce con leggerezza Elio -  “li ho persi“. Sarebbe stata più credibile. Per chi ha molto da fare, una distrazione è sempre possibile! O anche “me li hanno rubati“. Uno scippatore, di questi tempi, è sempre in agguato, sopratutto contro signore indifese.
Ma torniamo alla capitale della cultura: chi li prende sul serio questi due, per di più indagati? E poi, caro Massimo, cos’ha fatto la tua amministrazione per la cultura a Cagliari? E’ titolo di merito sfrattare gli attori dall’ex liceo artistico? O lo è arringare gli studenti del Siotto contro la prof. in aula? O è culturalmente corretto lasciare l’area di Tuvixeddu in balia degli agenti atmosferici e di quelli naturali [idest: erbacce]?
L’Unione sarda ha messo in luce che Cagliari non ha come Matera un quid che la identifichi e la differenzi dalle altre città: Matera ha i sassi, Pisa la torre pendente, Siena la piazza del Campo. E’ vero. Ma noi abbiamo il Castello, le Torri e le mura, uniche in Europa, il panorama mozzafiato sul golfo e gli stagni coi fenicotteri, il Poetto  e tanto altro ancora. Chi viene a Cagliari c’invidia queste bellezze rare. Ma sono in abbandono e, dunque, sono impresentabili sul versante culturale. Anzi chi scopre tutto questo e si accorge che gli amministratori non si rendono conto del ben di dio che hanno sotto mano, ha la prova inconfutabile che Cagliari, al momento, non può essere la capitale della cultura. La motivazione? Suicidio culturale. Karakiri. O forse meglio: assassinio per mano dei governanti.
Una città è un insieme di rapporti di persone che si riconoscono come appartenenti a una medesima comunità stanziata in un certo luogo. Qui entra in gioco la cultura. E’ la cultura che ci dà un’identità comune. Ce lo dice anche la Costituzione nei suoi principi, come ci ricorda Gustavo Zagrebelsky nel suo bel libro “Fondata sulla cultura“, proseguendo la sua riflessione sulla nostra Legge fondamentale. Al centro della comunità stanno le idee e la partecipazione, la condivisione. Senza idee e partecipazione, non c’è cultura; senza cultura non c’è comunità, non c’è città. E, senza politica della cultura c’è il vuoto, la carenza di un quid distintivo che forma e individua una comunità. Il vuoto si coglie. Non può essere nasconto con operazioni di maquillage e tanto meno con slogans, per quanto azzeccati. E il vuoto è stato colto in questa vicenda. Si potrebbe dire al primo cittadino: dietro la tua faccia niente.
Caro Massimo, non sono così ingeneroso dall’affermare che tu e solo tu sei la causa di questi mali. Ci mancherebbe! In larga misura li hai ereditati. Ma tu hai concorso, ci hai messo del tuo, mentre sei stato eletto per fare l’opposto. L’incredibile vicenda del Teatro lirico ha fatto il giro d’Italia, almeno nell’ambiente culturale, e il boomerang in termini d’immagine era facilmente prevedibile. Ti sei beccato una severa bacchetata dal Tar e perfino una iscrizione nel libro degli indagati! La stampa anche nazionale ne ha parlato. La tua gestione, chiusa e spesso capricciosa, ha fatto il resto.
Una capitale impossibile, dunque, Cagliari, ma non per mancanza di titoli, questi la nostra bella città li ha, eccome! No. Capitale impossibile per carenza di una politica culturale che sappia esaltarli e renderli senso comune. L’Unione sarda evoca Sant’Efis come elemento distintivo della città. Certo la sfilata del I° Maggio è suggestiva e sempre più nota e apprezzata, grazie alla TV. Ma Efisio forse è meglio invocarlo perché ci faccia un altro miracolo: scacci la nuova peste, la malapolitica. Il santo martiree ci faccia una grande grazia: ci dia amministratori all’altezza! Anzitutto che amino il libro, mettano al centro le idee e la partecipazione, in una parola esaltino la cultura. Tutto l’altro viene da sé. O no?

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