Verso lo sciopero generale del 5 dicembre

19 Novembre 2014
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Red

Nel contesto di un duro scontro col governo Renzi la CGIL ha indetto per il 5 dicembre uno sciopero generale. Anche CISL e UIL sono sul piede di guerra dopo i molti “niet” di Renzi e dei suoi ministri anche al rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Del resto la situazione socio-economica del Paese precipita e focolai di lotta si accendono in ogni parte del Paese, dal Nord al Sud. Ci sono pertanto tante buone ragioni per convogliare tutte le vertenze aperte in uno sciopero generale. Ecco le ragioni di adesione dell’Ass. per il rinnovamento della sinistra - ARS, che riassumono le posizioni di tanta parte del mondo democratico.

L’Ars condivide e sostiene le ragioni che hanno portato il comitato direttivo nazionale della Cgil a proclamare per il 5 dicembre lo sciopero generale. Il Governo Renzi ha evitato in ogni modo un confronto con i sindacati sulle scelte da compiere in materia di lavoro e di interventi per l’occupazione e lo sviluppo e nello stesso tempo ha scelto di ispirarsi alle proposte di Confindustria in materia di mercato del lavoro, compiendo una scelta di campo negativa perché i lavoratori hanno già pagato il prezzo più pesante in questa interminabile crisi, con la perdita di oltre 1 milione di posti di lavoro, che potrebbero essere molti di più se venisse reciso il rapporto con il posto di lavoro attraverso il taglio della cassa integrazione. Il peso della crisi ha creato ulteriori problemi nell’entrata al lavoro ai giovani che già sono stati colpiti dal brusco aumento della percentuale di disoccupati a causa dell’innalzamento improvviso dell’età pensionabile, che ha creato da un lato i cosiddetti esodati, in buona parte ancora in attesa di una soluzione, e dall’altra ha contestualmente aggravato la penuria di lavoro per i giovani.
La scelta del Governo Renzi di estendere il tempo determinato senza vincoli e controlli, senza neppure cancellare parte delle 46 tipologie contrattuali, sta provocando l’ulteriore sostituzione della buona occupazione con la precarietà, a cui si aggiunge la volontà di togliere le garanzie oggi previste dall’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori per i nuovi assunti a tempo indeterminato, con il risultato di segmentare ulteriormente i diritti del mondo del lavoro. Questa azione del governo non creerà nuovi posti di lavoro ma provocherà un ulteriore aumento della svalutazione del lavoro e dei suoi diritti. Inoltre è del tutto evidente che le prospettive occupazionali e di ripresa economica per l’Italia, come del resto ammettono gli stessi documenti ufficiali, sono negative perché il Governo Renzi ha sostanzialmente subito i parametri imposti dalle politiche di austerità europee e per di più il parziale rinvio del pareggio strutturale di bilancio non può nascondere che dal 2017 l’Italia verrà comunque chiamata a ripianare per 20 anni la parte eccedente il 60 % del debito pubblico.
Questo Governo si caratterizza per la politica dei rinvii delle scelte di fondo, mentre giustamente i sindacati e la Cgil in particolare chiedono politiche forti di reperimento di risorse attraverso la lotta all’evasione, con la patrimoniale e la tassazione delle rendite così da reperire le risorse necessarie per dare impulso alla ripresa dell’occupazione, dei redditi e dello sviluppo ambientalmente sostenibile, tanto più necessario oggi di fronte ai disastri ambientali che colpiscono il nostro paese.Si parla di ripresa ma la previsione degli investimenti è in ulteriore calo, come del resto l’occupazione.
Per queste argioni l’Ars invita tutti i propri aderenti a sostenere le ragioni della Cgil, a partecipare allo sciopero generale e alle manifestazioni.

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