Il modello Sulcis? Ve lo spiego io

21 Dicembre 2014
Nessun commento


  

carbosulcis1

Andrea Prato, fra l’altro, estroverso regista teatrale, in più d’una occasione, ha illustrato il modello Sulcis. Date le frequentazioni politiche dell’autore, a suo tempo assessore all’Agricoltura di Cappellacci, verrebbe da chiedersi da quale pulpito vien la predica, ma l’analisi coglie con buona precisione il fenomeno. Ecco lo stralcio di un suo articolo sull’argomento tratto da il Giornale di Sardegna del 17 maggio 2012. 

Se la politica riflettesse sul fatto che il Sulcis assume oggi il triste titolo di provincia più povera d’Europa proprio quando diviene quella con il più alto il livello di contributi pubblici per abitante dell’intera Sardegna, sopprimerebbe questo centro di potere ma, al contrario, nuovi oligarchi lo prendono ad esempio per copiarlo. Ma cos’è il modello Sulcis? È un perverso sistema di potere politico costituito da tre/quattro oligarchi che governano ininterrottamente l’intera Sardegna, essendo l’unico vero partito coeso sopravvissuto alla prima repubblica. Il “Modello Sulcis”, sempre al potere, a prescindere che governi la destra o la sinistra funziona così: gli oligarchi assumono il potere e si consolidano, piazzano i propri famigli nei punti cardine, li collocano negli enti pubblici o gli fanno fare carriera alla velocità della luce. Fratelli, cugini, cognati, e generi vari, crescono a scapito di altre persone, i soliti noti vincono appalti, ottengono concessioni per edificare eco mostri, mentre per quelli che non si piegano resta solo il fallimento o il suicidio. Promettono futuribili progetti in campagna elettorale senza poi impegnarsi per l’attuazione concreta, creano enti inutili dove parcheggiare le clientele, sguazzano nel bilancio regionale a colpi di voto segreto e sperperano mi liardi pubblici senza alcuna sana ricaduta occupazionale. In poche parole, hanno trasformato le istituzioni in un bordello. È dove vanno questi soldi? Chi arricchiscono? Non certo il 95% dei sardi che assistono impotenti al sacco di Cagliari, quei soldi servono solo per far vivere alla grande quel 5% di clienti che, puntualmente, ricambiano il favore in campagna elettorale. La crisi della Carbosulcis è emblematica del fallimento del modello Sulcis: Eni spese centinaia di miliardi di lire, prima di gettare la spugna perché il carbone era difficilmente utilizzabile con le tecnologie di allora. Gli oligarchi del “Sistema Sulcis”, decisero cha regione diventasse proprietaria della miniera e l’hanno utilizzata per 12 anni a scopi elettorali come fosse un “maiale grasso” con il quale ingozzarsi di voti. Nel frattempo, non hanno neanche avuto il pudore di selezionare manager bravi che affrontassero i problemi, infatti, quegli asini di dirigenti scelti dagli oligarchi del “modello Sulcis”, anziché concentrare gli investimenti in ricerca scientifica finalizzata alla riduzione di emissioni di co2 in atmosfera o nella ricerca di partners privati, hanno solo assecondato i voleri dei loro padroni e compromesso il futuro della miniera. Da oltre 10 anni dicono di aver studiato un sistema per la captazione della co2 ma nessuno sa come; hanno vissuto come cicale spendendo oltre 600 milioni di euro pubblici per tenere in vita la miniera ed ora scaricano sui lavoratori tutta la loro inettitudine. Se avessero donato una minima parte di quei soldi ai lavoratori, questi oggi sarebbero tutti benestanti: potrebbero essere proprietari di agriturismo, di una propria attività dignitosa, potrebbero essere titolari di una pensione certa, oppure lavorare in miniera con altre mansioni, invece trascorrono un’esistenza incerta. Sottoterra. Come se ne esce? Mandiamo in pensione gli oligarchi e ripensiamo ad sistema economico incentrato sulla presenza di turisti per almeno sei mesi l’anno. Solo così possono ripartire l’agricoltura, la pastorizia, l’artigianato, l’edilizia e la cultura, attraverso il così detto export interno. Siamo stati un popolo povero e sfruttato da oltre 2.000 anni, abbiamo conosciuto il benessere 50 anni fa, grazie al turismo ed alla vendita delle nostre eccellenze ai visitatori. Li abbiamo fatti fuggire ed ecco il risultato: stiamo tornando ad essere una colonia di morti di fame. Con poche azioni e soldi veri investiti sul sistema dei trasporti e dell’accoglienza, potremo ripartire. Altrimenti saremo destinati al destino che gli oligarchi del sistema Sulcis hanno progettato per noi.

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento