Walter Piludu pone questioni alte, a cui può rispondere solo chi ha spessore ideale ed etico

29 Dicembre 2014
1 Commento


Andrea Pubusa

Walter Piludu, anche in condizioni estreme, riesce a fare politica alta, quella che questi anni bui ci hanno fatto dimenticare, quella che parla ed affronta le questioni centrali della condizione umana e chiede la loro soluzione. Non solo, ci ricorda che davanti a questi problemi, riemergono gli uomini di buona volontà, quelli che, pur partendo da punti di vista differenti, e pur mantenendoli fermi, riescono ad avvicinarsi, a capirsi, a dialogare ed anche ad unire le loro forze in vista di finalità superiori. Nella lettera di Walter alle personalità della politica e della fede c’è tutto questo, così come c’è questa sintonia nella risposta di Monsignor Angelino Becciu in nome del Papa.
A me questo dialogo ricorda la grande tensione morale e politica suscitata, ad esempio, dall’acquisita consapevolezza del pericolo nucleare e dalla follia della corsa agli armamenti. Allora grandi personalità di tutte le fedi politiche e religiose posero, oltre gli steccati idelogici e al di là della pur aspra battaglia contingente, la questione dello stop agli armamenti nella convinzione che, in epoca nucleare, questo non è un problema di parte.
Ricordate? Il 20 marzo 1963 Palmiro Togliatti tenne a Bergamo un discorso dal titolo indicativo “Il destino dell’uomo“. Era in corso la campagna elettorale, ma il segretario del Pci si tenne lontano dalle schermaglie tattiche del momento, e si impegnò in una operazione politica di altissimo livello, cercando di costruire il terreno per una collaborazione tra il movimento operaio e il mondo cattolico sui grandi temi del nostro tempo, a partire dalla necessità di salvare l’umanità dalla minaccia della guerra nucleare.
Bergamo era una città di fortissima tradizione cattolica, ed era anche la terra d’origine di papa Giovanni XXIII. Era dunque chiaro l’intento di costruire un ponte con tutto il movimento riformatore che stava cambiando in profondità gli orizzonti culturali della Chiesa cattolica, con l’impulso decisivo del “papa buono”, che segnava davvero una «svolta» nella storia della Chiesa. Dopo pochi giorni, l’11 aprile, venne promulgata l’enciclica “Pacem in terris”, nella quale giungono a piena maturazione i nuovi orientamenti dottrinali della Chiesa cattolica, con un impatto fortissimo sulla società italiana e sull’intera comunità internazionale.
Nella seconda metà degli anni ‘70, un altro dialogo sulle questioni cruciali della libertà religiosa e della militanza politica fu quello tra Monsignor Bettazzi, vescovo d’Ivrea, e Enrico Berlinguer, segretario del PCI, che diede una formulazione di laicità del tutto inedita per un partito comunista. Nella lettera al prelato diceva che il PCI era un partito “né teista, né ateista, né antiteista“, dove i cattolici potevano stare senza difficoltà alcuna.
Walter, in piccolo, attinge a questa tradizione e si pone a questo livello alto della cultura politica e non a caso si rivolge ad un papa, Francesco, che tutti i giorni fa della condizione umana, dei problemi dell’uomo del nostro tempo il punto di riferimento delle sue riflessioni e della sua missione pastorale, creando un terreno d’impegno comune per tutti gli uomini di buona volontà.
«È consolante sapere che sta vivendo la sua sofferenza non con adirata ribellione ma come “prova” della qualità della sua vita morale» dice Monsignor Angelino Becciu sulla questione della fine-vita posta da Piludu, malato di Sla. E’ una posizione diversa da come l’ha posta Walter, ma c’è un punto comune: la centralità della dignità della persona, della sua qualità morale, qualunque sia il suo stato. E non è casuale il silenzio della politica. Cosa può dire su una questione così alta, la cui risposta implica una ricchezza di elaborazione ideale ed etica, un mondo politico tutto avvitato su se stesso, nei suoi tatticismi deteriori o, peggio, nell’inseguimento del potere e dell’arricchimento? Non è neanche un caso che l’unico a rispondere a Piludu sia stato Beppe Grillo, anche lui, piaccia o no, nella sua addirata e gridata indignazione, attento ai problemi degli uomini del nostro tempo.
Insomma, le questioni poste da Walter non sono alla portata di tutti, per dialogare con lui ci vuole un forte spessore ideale e morale. Piludu non interroga solo i grandi della terra, investe tutti noi, le nostre coscienze, che possono rispondere in un sol modo: mettendosi in movimento con buona volontà per risolvere il delicato problema della fine vita in termini di libertà, insieme alle altre grandi questioni, a partire dall’eguaglianza, su cui Walter, nella sua militanza comunista, si è sempre battuto.

1 commento

  • 1 Marco
    3 Gennaio 2015 - 10:10

    Grazie Andrea, condivido tutto quello che hai scritto e le questioni poste da Walter. Saluti Marco.

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