“Basta cazzeggi su primarie! Imploratemi di restare!”

26 Novembre 2008
4 Commenti


A. P.

“Suvvia, fedelissimi, elettori del centrosinistra, con maldipancia o senza, tutti insieme, per convinzione o senso di responsabilità, per amor mio o istintiva avversione per la destra, smettetela! Basta cazzeggi su primarie od altro!  Visto che graziosamente sono disposto ancora a servirvi, tutti insieme imploratemi: resta!”. Ecco, tradotte in lingua italiana, la mossa e le dichiarazioni di Soru. Si è dimesso ma lascia aperto più di uno spiraglio al pentimento. “La legge statutaria prevede un periodo di raffredamento (30 giorni per confermare le dimissioni), seguito da un dibattito in Aula (tra il ventesimo e il trentesimo giorno): abbiamo tutto il tempo - ha spiegato - per riflettere e verificare il patto e utilizzeremo a pieno le norme di legge”’. E per mitigare il nostro sconforto ci rassicura: «non sarà l’ultimo giorno della mia esperienza politica». E con la sua nota e perfino eccessiva vocazione autocritica: «Ho servito con tutta l’onestà possibile di cui sono capace, mettendo al primo posto l’interesse dei sardi e credo - ha concluso - di servirlo anche oggi con la mia decisione». Del resto come può un democratico radicale come lui “governare se manca la fiducia della maggioranza”? Non lo dice la Statutaria? Simul stabunt, simul cadent! Che diamine! Come può l’Assemblea dissentire dal Presidente? Mica siamo negli USA? Ed allora o tutti con me o tutti a casa! Meno male che c’è Andrea Orlando, portavoce del partito democratico, a fugare le nostre ansie. Il Pd «a tutti i suoi livelli» - ha dichiarato - lavorerà «già dalle prossime ore per ricomporre il quadro» della situazione ed «evitare l’interruzione di una amministrazione che ha visto realizzarsi importanti obiettivi e che riteniamo possa portare ancora frutti positivi». Non canti, dunque, improvvidamente vittoria l’opposizione! Soru chiama tutti i democratici a rinserrare le fila e a rinnovare il patto: lui candidato unico, senza discussione o facoltà di scelta, e noi acclamiamo; lui comanda e noi ubbidiamo.
Ma perché le dimissioni? Quale l’attentato? Un emendamento della Giunta è stato nientemeno battuto in Consiglio! Guarda caso, il provvedimento non approvato prevedeva che fosse la Giunta regionale a integrare e razionalizzare le norme tecniche di attuazione del vigente Piano Paesaggistico regionale anche per ciò che riguarda i criteri di semplificazione urbanistica e accelerazione delle fasi dei procedimenti autorizzativi contenuti nella legge in discussione.
Ma è così grave l’insubordinazione del Consiglio? No, è un bene. Per due motivi: anzitutto, perché le norme “tecniche” in realtà sono vere e proprie norme giuridiche, che surrettiziamente sono approvate dalla Giunta. Lo vieta, però, l’art. 27 dello Statuto sardo che assegna tutta la potestà normativa, anche quella regolamentare al Consiglio. Sulla questione c’è stata anche una decisione della Corte costituzionale nel 1985, che demandò al Consiglio il compito di approvare tutti i regolamenti che prima, illegittimamente, aveva approvato la Giunta. Secondariamente, come è possibile attribuire al solo esecutivo (ossia attualmente a Soru, domani chissà a chi?) l’approvazione di una disciplina che incide enormemente, nel bene e nel male, sui diritti dei cittadini, sulla politica del territorio e sull’ambiente. Si tratta di atti che, proprio per la loro natura, devono vedere coinvolta tutta la rappresentanza dei sardi: l’Assemblea regionale e la Giunta. E i sardi stessi. Ma il caudillo vuole decidere da solo. Pardon, non proprio da solo, con i Dadea, le Mongiu, i Gianva Sanna, i Broccia e compagnia servente. Che bella discussione, che bel bilanciamento! Ed allora, ecco il punto, Soru si dimette perché è attentata la sua maniacale vocazione monocratica e usa la sua abusiva legge statutaria, promulgata con una forzatura, per forzare ancora la situazione. 
Ed allora, come rispondere alla sua chiamata alle armi? Possiamo essere così irresponsabili da rischiare di perdere le elezioni? Possiamo continuare col cazzeggio democraticistico delle primarie? Possiamo negargli la candidatura e dare la vittoria alla destra? Dobbiamo allora rinserrare le fila e acclamarlo unico candidato? La risposta, per tante buone ragioni, è una sola e più garbata di quella che userebbe Beppe Grillo; non scompostamente gridata, ma  composta, serena e pacata: vada al diavolo!

4 commenti

  • 1 Sergio Ravaioli
    26 Novembre 2008 - 09:06

    Condivido lo spirito, ma non il “vaffa” finale, perchè a pagare, tanto per cambiare, saremmo noi Sardi.
    Ci aspettano trenta giorni di fastidiosissimo cazzeggio, al temine del quale - come lucidamente prevede anche Nazareno Pacifico - Soru confermerà le dimissioni, prendendo così in contropiede tanto la destra quanto i cosiddetti “maldipancisti” del centro sinistra.
    E intanto noi con il maldipancia (… forse una grave peritonite, vero dottor Pacifico?) cosa facciamo?
    Continuiamo a scrvere sui blog che ci concedono ospitalità o cerchiamo di organizzarci per dar voce ai tanti ex elettori del centrosinistra che non si rassegnano a conferire il cervello all’ammasso?!
    E non si rassegnano neppure a votare a destra.

  • 2 Massimo Marini
    26 Novembre 2008 - 13:41

    Soru ritirerà le dimissioni in max 10 giorni, verrà approvata la finanziaria, e alle prossime elezioni ci saranno due candidati di centrosinistra, Soru (che potrà fare a meno delle fastidiosissime, per lui, primarie) e qualche altro genio dell’ala Cabras (previo accordo sottobanco con la destra circa spartizione di ruoli, poltrone e consorzi vari) e così la destra appunto, nonostante sia più incasinata del centrosinistra, vincerà a mani bassissime.

  • 3 Paolo
    26 Novembre 2008 - 14:47

    Credo che Soru non debba ritirare le sue dimissioni, sarebbe un atto grave incoerenza, credo inoltre che se il motivo che ha portato alle sue sue dimissioni sia stata la bocciatura dell’emendamento che avocava alla giunta alcuni poteri sulle norme della legge urbanistica è auspubicabile che le dimissioni non vengano ritirate; credo che i cittadini più attenti siano stanchi anche a livello nazionale di assistere a decreti legge anche su materie non urgenti oppure a disegni di legge delega al “governo” sotraendo al dibattito democratico i cittadini. Paolo

  • 4 GIORGIO COSSU
    27 Novembre 2008 - 01:34

    Non voleva solo la delega ma esercitarla non secondo le norme in approvazione ma secondo le precedenti linee guida, estendendo una deroga concessa ai comuni in fase di transizione. Si approva la legge Urbanistica ma la Giunta va avanti secondo le vecchie regole per stendere il piano Paesaggistico per le zone interne. La cronaca puntuale di Peretti riferisce che ritirato il primo, un secondo emendamento della Giunta non cita la Regione ma l’art.44, la giunta e Biancu su richiesta spiegano al PD che non si intende riproporre la deroga, dopo che in l’aula viene esplicitata questa lettura, i fedelissimi Biancu e Sanna poi Soru affermano che la giunta intende stendere il PPR delle zone interne secondo la norme ma sulle linee del 2005. “poi Biancu, quindi l’assessore Gian Valerio Sanna e infine lo stesso Soru hanno chiarito - su richiesta di chi chiedeva una interpretazione autentica dell’emendamento prima del voto - che la giunta poteva andare avanti ma con le nuove regole, con la sola differenza (giudicata però inaccettabile dai dissidenti) che il riferimento di partenza del Ppr delle zone interne non sarebbe stato il Documento di programmazione territoriale, di competenza del Consiglio, ma sarebbero le vecchie linee guida del 2005, cosa che consentirebbe alla giunta di approvare il tutto prima delle elezioni.”
    Quindi due finte modifiche con una reale durezza. Oltre le banalità e proprio per le contorsioni sembra la ricerca di una rottura.
    1- Che si tratti di una forzatura lo dice il senso politico, dopo i dissensi sul PPR costiero su 100 comuni è dubbio e sarebbe strano che per le elezioni presentasse un PPR per 277 comuni,
    2- I tempi reali di un PPR 7-12 mesi non stanno dentro i tempi,
    3 - Gianva Sanna ha confermato che non intendevano e potevano fare il PPR per ragioni di tempo occorrendo 6-7 mesi.
    Quindi Soru ha cercato la rottura per fastidio verso le difficoltà e critiche crescenti nella coalizione, la verifica delle primarie e le saldature degli avversari.
    In questo impulso ha cercato un motivo populista contro avversari da indicare come contrari alla bontà ambientalista che ha usato come bandiera.
    Si conferma non un politico ma un giocatore di poker che alza la posta per togliere dal tavolo gli avversari.
    La realtà è di uno snodo politico che Soru sempre più estremizza, non servono le rabbie, ma spiegare l’assenza di risultati di crescita e l’eccesso di populismo e di divisioni con imprese, sindacati, PA, partiti,compreso il PD a cui è estraneo per cultura e metodo. Come ha detto SODDU non ha cultura politica, non è frutto di selezione democratica.
    Di fronte a posizioni sempre estremizzate e conflittuali diventa più chiaro il compito dei riformatori, rispetto alle mediazioni e alle furbizie e ai trucchi dei vecchi che hanno occupato i partiti e alla politica confusa, allora non servono le rabbie, i vada…, ma il compito di rinnovamento democratico e alternativa culturale e politica. Siamo di fronte a poche mediazioni ma a decisioni squilibrate e prive di effetti positivi del tutto estranee ad una cultura dello sviluppo, in una “visione regressiva”, non coperta da atti di rigore senza riforme e progetti, a più cooptazioni e più settarismi, interi gruppi di cooptati e gregari allineati e subordinati.

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