Caro Massimo, ti stai cacciando di nuovo nei guai?

18 Gennaio 2015
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Amsicora

Caro Massimo,

devi ammetterlo, dovunque tu vada, crei, a dir poco, confusione. Eppure sei stato anche consigliere regionale e, dunque, dovresti sapere che quella  è una sede parlamentare. Nelle audizioni in commissione a domanda rispondi, dando un contributo conoscitivo all’organo consiliare. Non si sollevano perciò di propria iniziativa conflitti né si alimentano contrasti. E allora? Allora, dovevi attendere d’essere audito e in quell’occasione a titolo informativo, non polemico, avresti potuto e dovuto dire che il mandato di Mieli è scaduto. Di quella circostanza la commissione avrebbe tenuto il debito conto, anche se - trattandosi di attività puramente conoscitiva - il Sovrintendente in carica fino all’altro giorno avrebbe ben potuto fornire utili elementi di valutazione sull’attività della Fondazione.
Ora, a tua solo parziale scusante, devo ammettere che anche il presidente della Commissione ha mostrato di non saper bene cosa presiede, perché se avesse avuto sentore che quella è una sede parlamentare e non un collettivo studentesco, non ti avrebbe dato la facoltà di parlare a ruota libera e senza interrogazione. Ti avrebbe imposto di stare al tuo posto e di rispondere solo alle domande sue e dei commissari.
Ma così va il mondo. Mi chiedo solo come fa la Sardegna a rivendicare l’autonomia se il Consiglio regionale e la seconda carica istituzionale dell’Isola, il sindaco di Cagliari, non assumono il Consiglio regionale come il parlamento dei sardi e, dunque, in tutti i loro atti gli annettono la dignità e il rispetto che compete all’organo in cui si riassume la soggettività politica dei sardi. Stavo per dire la sovranità del popolo sardo. Ma la parola mi pare del tutto inappropriata dopo la gazzarra dell’altro giorno nell’aula della Commissione onsiliare prodotta da te con l’acquiescenza del prsidente.
Non mi sorprende dunque Ciarlo quando prende le distanze dimettendosi, mi soprende piuttosto, e molto, che abbia accettato di far parte di un consiglio di amministrazione non da oggi ridotto ad un rissoso comitato condominiale. E qui, caro Massimo, consentimi, la responsabilità principale è la tua perché tu sei il Presidente. Chi guida un organo pubblico ha il dovere primario di farlo funzionare e, dunque, anzitutto, pur nella immancabile dialettica, deve sforzarsi di creare un clima che consenta di deliberare. Ora non voglio prendere le difese degli altri, ma certo tu hai rotto qualsiasi possibile patto quando hai nominato una sovrintendente fuori del percorso che il c.d.a. aveva deliberato, e ancora hai posto in essere un atto di guerra, quando hai revocato un consigliere appena nominato, sostituendolo con un tuo amico. Se anche un uomo navigato e prudente come Felicetto Contu, che è anche un esperto di riunioni in quanto notaio, si è dimesso dall’incarico, vuol dire che non ti ha riconosciuto alcuna capacità di ricomposizione. D’altronde, lui ti aveva indicato la strada per una ripartenza, ma tu l’hai scartata, insistendo su una nomina e  su una sostituzione manifestamente illegittime, come poi ha sentenziato immancabilmente il Tar.
Ora, continui e confermi il sospetto di molti, e cioè che il tuo intendimento è quello di ottenere il commissariamento della Fondazione. Ma sai chi è lo sconfitto n. 1 da una nomina dall’alto? Non i commissari, di cui molti non ricordano neanche il nome. No, lo sconfitto sei Tu, perché la tua rimozione attesta la tua incapacità di far funzionare l’organo, di creare le condizioni per una ricomposizione. Il dato incontrovertibile è che una delle più importanti istituzioni culturali sarde, sotto la tua gestione, è caduta in una crisi profonda, ha perso la sua autonomia gestionale, con grave danno per l’interesse pubblico connesso alle funzioni che il Teatro svolge. E i dipendenti, non li consideri? Sono lavoratori e meritano rispetto anzitutto con la creazione di un clima di lavoro sereno e sicuro.
Caro Massimo, ora non prenderla a male e tanto meno pensa ad una minaccia, come altre volte, errando, hai fatto. Questo mio è e vuole essere solo  un consiglio amichevole, a fini, diciamo, di prevenzione: sii prudente perché mi pare che ti stia di nuovo cacciando nei guai. Uomo avvisato mezzo salvato!

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