4 Mori, giganti di M. Prama o albero di Arborea?

16 Febbraio 2015
2 Commenti


Amsicora

montiprama       

Appassionante il dibattito su la bandiera! Non vi pare? Quattro mori si, quattro mori no? Questo è il problema. Tenersi l’antica bandiera e rischiare di apparire simili ai sanguinari dell’Isis oppure mettere i giganti di Mont’e Prama e attingere alla vera sardità, quella prepunica e preromana, quella sarda sarda dei nuragici? Voi cosa ne pensate? Io vi confesso sono molto incerto, anzi, non mi vergogno a dirlo, son confuso. Eppure oggi è la questione fondamentale, più della disoccupazione endemica e dell’impoverimento generale dei sardi.
La bandiera dunque, solo questo conta oggi. Ma andiamo per ordine.
I quattro mori, è vero, evocano ammazzamenti d’altri tempi, ma professano anche una verità che vogliamo tenere nascosta, e cioé che i primi tagliagole siamo stati noi europei, noi cattolici. Quindi tenerci la bandiera oggi vuol dire non approvare, ma ripudiare la violenza, che noi per primi abbiamo usato contro i mori. Più che un simbolo di violenza, è un simbolo di pace: la memoria di antichi supplizi, di indimenticabili sopraffazioni per condannare la violenza dei nostri giorni, quella che abbiamo portato nell’altra sponda giù giù fino all’Irak e che ora si rivolta contro di noi. La memoria per dire “mai più!“.
Io, però, la proposta di Sciola la modificherei: rimetterei  la benda negli occhi dei quattro mori come segno di pietà cristiana per i morituri. Gli statisti che li hanno sbendati, due legislature fa, pensate l’ignoranza!, pensavano che i mori fossimo noi isolani e, dunque, togliere la benda è segno di consapevolezza, di capacità di discernere, di guardare avanti. Invece i quattro mori non siamo noi, sono loro gli africani, fatti fuori da noi.
Quattro mori bendati o giganti? Questo sì che è un bel dilemma! E poi come non prendere sul serio una proposta che viene dalla statista di Sorgono, la pasionaria della pompa di gasolio, quasi la massima autorità culturale d’Italia? Ha ragione Francesca qui torniamo alla sardità incontaminata, quella nuragica, senza gli imbastardimenti punici, romani e poi giù giù fino agli spagnoli, che hanno dato al Regno di Sardegna i quattro mori. D’accordo su tutto, ma mantengo delle riserve. Francesco Cesare Casula ha detto che i giganti sono stati messi lì dai nuragici come limen verso i fenici sbarcati a Tharros. Meglio come monito a non oltrepassare il confine, pena indicibili ritorsioni. Ma sono solo ipotesi, son semplici congetture. E se invece li avessero messi proprio i fenici di Tharros e di Cornus, per indicare a noi sardi un limite invalicabile? Capite il disastro? Metteremmo nella bandiera non i nostri eroi, ma gli eroi dell’invasore, messì lì a bella posta per ricordarci di stare nel nostro recinto, nella riserva indiana disposta da loro. E poi, se li avessimo messi noi per spaventare i Fenici, perché non schierare statue simil-bronzetti con spada, scudo ed elmo? Meglio quelli a quattro braccia per spaventargli di più! Li avrei voluti vedere i fenici e i punici battersi con sardi a quattro braccia e con due scudi! Qui però entro in un inestricabile ginepraio, pensando alla posizione pacifista di Sciola. Ammesso con Francesco Cesare Casula che i giganti siano stati messi da noi e non dai fenicio-punici, sono sempre pugilatori, boxeurs, simbolo anch’essi di violenza. Certo, non è la barbarie esercitata contro vittime inermi da decollare, ma pur sempre violenza è. D’altronde, per chi non lo sapesse nell’antichità i pugilisti vestivano le mani di liste di cuoio congegnate per proteggere le mani, ma per far male all’avversario. Insomma, verrebbe fuori un simbolo non proprio pacifico. Pensate che bel segnale di accoglienza per i turisti consapevoli! Sempre meglio direte del taglio della testa! Anche questo è vero. Che casino! E allora perché non preferire la bandiera d’Arborea? L’albero è segno di pace e di vita ed ha radici, le nostre radici. Cosa ne penserà Francesca?
La forza delle argomentazioni delle varie correnti di pensiero mi rendono incerto. Che fare? Come risolvere il dilemma? Ne parlo con mia moglie, che però non si appassiona e taglia corto. Siamo l’unica regione ad avere una bandiera, da tutti riconosciuta, che sventola immancabilmente nelle manifestazioni sportive, in quelle politiche e sindacali, nei concerti. Le altre regioni non ne hanno e se le inventano i leghisti di tutte versioni. Teniamoceli i quattro mori e, per pietà cristiana, ribendiamoli. Quelli che parlano di queste cose non sanno come passare l’ora. S’inventano problemi, per non affrontare quelli veri. Che abbia ragione lei?

2 commenti

  • 1 Ospitone
    16 Febbraio 2015 - 22:59

    Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere!
    Occorre ricordare che i quattro mori, labrudos e nieddos che moro, oltre che sbendati sono stati anche corretti de grizile e ghentinu (di aspetto). Gli occhi, da spenti che erano, sono ora ben vivi e spalancati, quasi spiritati (ispispiristaos!), e denotano forza e sicurezza, pronti a sprizzare lampi e fulmini. Il naso bello dritto, forte, deciso, sicuro. E il mento? Oh, il mento… un’opera d’arte! Prominente, più deciso ancora del naso, estremamente volitivo, roba che in Sardegna, mi dispiace dirlo, possiamo soltanto sognarci, e chissà fra quanti millenni potremo sperare di ottenere; dunque rappresenta un’aspirzazione, una speranza.
    Quello che stona veramente però è il colore. E si, perché con quelle fattezze, che ci azzecca il nero pece? Se rinnoviamo facciamolo per davvero, schiariamo, senza arrivare certo al bianco slavato.
    Oppure facciamo una cosa più semplice: azzeriamo tutte le modifiche e lasciamo i quattro mori che abbiamo sempre conosciuto, e quella lingua sarda parlata in tutti i paesi della Sardegna che tutti capivano nella sua straordinaria varietà, quand’era in uso dappertutto, e non era spudoratamente infarcita di italianismi.

  • 2 Luigi De Simone
    12 Novembre 2016 - 15:37

    Nemmeno mi ero accorto del cambiamento, una puttanata, di restyling che niente ha da vedere con la tradizione sarda.

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