Coalizione sociale e alternativa politica

12 Maggio 2015
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Alfiero Grandi - presidente dell’ARS - Ass. Rifondazione Sinistra 

Come contributo alla riflessione sulla rifondazione della sinistra, pubblichiamo alcuni stralci dell’introduzione di Alfiero Grandi  al dibattito promosso dall’Ars su
COALIZIONE SOCIALE E ALTERNATIVA POLITICA

svoltosi il 6 maggio 2015 a Roma.

 

[…] 1) La coalizione sociale è una novità e merita attenzione.
Siamo ancora alle premesse, ma la coalizione sociale, per come l’abbiamo
capita e per come risulta dai documenti, è un tentativo di risposta all’esigenza
di dare continuità agli scioperi generali e alle manifestazioni nazionali
non solo della Fiom, ma della Cgil e della Uil. Iniziative che hanno dato
voce ad una profonda insoddisfazione del mondo del lavoro, chiamato a
sopportare i costi più pesanti della crisi come dimostra il milione di posti
di lavoro perduti in questi anni, non solo come conseguenza della crisi
economica e occupazionale ma anche per le politiche subalterne dei governi
che si sono succeduti (da Monti, a Letta a Renzi) alle direttive dei gruppi
dirigenti europei che hanno imposto l’austerità.  I lavoratori hanno subito
colpi molto pesanti di perdita di occupazione, di reddito, di diritti e di
potere contrattuale e ogni proposta che punta a ridare una prospettiva ai
lavoratori a noi sembra positiva, anche quando è parziale, e pensiamo sia
giusto aiutarla e sostenerla per migliorarne la qualità.

2) Occorre un’alternativa politica.

[…] Le reazioni a quanto sta accadendo sono ancora insufficienti. Ci sono fatti importanti senza dubbio, ho ricordato gli scioperi generali e le manifestazioni. Ora possiamo aggiungere l’importante iniziativa sulla scuola con lo sciopero generale unitario e la partecipazione degli studenti. […] Proprio quello che si muove nella società ha bisogno di politica e non basta fare massa critica per ottenere risposte.
[…] Occorre anzitutto costruire una piattaforma comune su punti di fondo. […] Ci sono due segnali che andrebbero ascoltati con attenzione, il primo è il livello impressionante, e preoccupante, dell’astensione, il secondo è il serio rischio per il Pd di subire le conseguenze e i contraccolpi di uno schiacciamento del proprio ruolo sulle fortune personali di Renzi. […] Quindi creare da subito percorsi alternativi alle alterne fortune del leader è un urgenza per tutti. […] Occorre  un coordinamento delle iniziative superando un certo particolarismo e accettando un percorso per la formazione di un’alternativa politica che contribuisca a neutralizzare il ricatto della caduta del governo, vissuto come una iattura, mentre ormai è il passaggio necessario. Se poi questo lavoro sfocierà nella creazione di un nuovo soggetto partitico non possiamo deciderlo noi, ma certamente oggi questo sbocco non è né certo, né visibile.
Tuttavia la sinistra, tutta la sinistra, potrebbe lavorare per creare subito
un coordinamento permanente, qualcuno propone un’associazione, tra tutte le
anime della sinistra.
La sinistra deve essere per il governo, non rinchiusa in un ambito residuale
e subalterno e per questo capace di offrire proprie letture della crisi
politica e sociale. Del resto è chiarissimo quanto sta avvenendo. Ogni volta
che la protesta sociale raggiunge un punto alto interviene il ricatto che
non si può fare diversamente. Il sistema esistente si erge, forte del
pensiero unico, contro i tentatividi deviazione o di alternativa. E’ una
sfida. Ogni volta che la sinistra tenta di porre con forza in campo problemi
interviene una campagna sulla governabilità. La sinistra per riprendersi
deve mettere in discussione questi ricatti, sia affermando con forza e con i
fatti che questo non è l’unico sistema economico possibile o se preferite l’unica
modalità del capitalismo, sia individuando i persorsi per mettere in
discussione l’assetto dominante e per farlo non c’è alternativa all’organizzazione
di una partecipazione in grado di resistere in autonomia alle incursioni
mediatiche. Le primarie in fondo hanno dimostrato di essere permeabili
prorprio a questa persuasione. Del resto in passato anche il Pse parlava di
economia sociale di mercato indicando un equilibrio possibile, ora è rimasto
solo il mercato. Purtroppo nel momento della massima internazionalizzazione
del capitalismo la sinistra è rassegnata entro spazi nazionali o vive afona
spazi internazionali, incapace di offrire prospettive politiche sovranazionali.
[…] Se oggi il capitalismo finanziario ha un ruolo dominante è proprio nel
controllo del mondo economico e sociale perchè ha una capacità di
regolazione dei processi economici e di costume pervasiva. Su questo
dovrebbe esercitarsi la sinistra e invece i grandi temi del controllo, delle
regole nei mercati finanziari è appannaggio di alcuni settori ma non riesce
a diventare la questione cruciale che è, compresa anche il trattato TTIP. La
sinistra per riprendersi deve avere il coraggio di mettere in discussione
anche il ricatto di Renzi: o me o l’anarchia, che ricorda da vicino il
diluvio di Luigi XIV. La caduta del governo è possibile senza sfracelli e
senza farsi condizionare dai ricatti, altrimenti al momento conclusivo Renzi
continuerà a vincere, senza merito particolare. Per rendere credibile questa
prospettiva occorre porsi anche il problema di un rapporto di confronto e di
possibile convergenza con il Movimento 5 stelle, almeno con la parte che
sembra disponibile a farlo. Certamente sulle questioni istituzionali un
rapporto va costruito, anche in vista di battaglie che potrebbero assumere i
caratteri referendari. Il problema del rapporto con i 5 stelle è però più
profondo. Questo movimento ha certamente ombre inquietanti che lo
condizionano e tuttavia ha anche avuto il merito di portare energie nuove
alla ribalta. Un confronto serrato potrebbe aiutarne un’evoluzione positiva
e comunque convergenze su obiettivi sono possibili. Resto convinto che è
stato un grave errore che il Pd ad un certo punto non abbia deciso di
convergere sulla candidatura di Rodotà, visto che la candidatura di Prodi
era caduta, forse la storia di questo periodo sarebbe stata diversa.
Le condizioni oggi non sono migliorate e tuttavia la convergenza su
obiettivi è possibile e alcune sfide obbligano a farlo, come la legge
elettorale e le modifiche costituzionali. In realtà l’alternativa a Renzi
non è l’anarchia come ha dimostrato il superamento di Monti, poi di Letta.
Anzi il perdurare di questa situazione potrebbe portare a soprese amare.
Anche Renzi può essere superato, anzi deve essere superato, ma per farlo in
positivo occorre mettere in crisi il presupposto che lo ha reso egemone:
vincere ad ogni costo.
La semplice somma di quello che c’è a sinistra non è sufficiente, ma proprio
per questo occorre definire cosa si vuole, quindi definire i valori di fondo
su cui fondare una prospettiva che deve essere alternativa, altrimenti si
ricadrebbe inevitabilmente nell’attrazione del gorgo del vincere ad ogni
costo. Quindi occorre costruire una novità politica fondata su solide basi
di valori, di etica, di obiettivi, altrimenti si continuerà nella moltiplicazione delle iniziative, ogni volta suscitando speranze e ogni volta deludendo le aspettative.[…]

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