Sul problema incendi sento inquietanti scricchiolii

8 Luglio 2015
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Tonino Dessì

Scusate se vi disturbo mentre per la maggior parte sembrate godervi le (meritate) vacanze … in Grecia.
Tuttavia ho una sensazione di allarme. Non mi è del tutto nuova, ma qualcosa in questi giorni me la sta acutizzando, anche se confido in qualche annunciata pausa temporalesca per placarla.
Il fatto è che da qualche anno in qua non mi avvedo di alcuna campagna capillare di sensibilizzazione e di mobilitazione civile sul problema degli incendi. Un certo sforzo istituzionale per impegnare residenti e turisti anzitutto nella prevenzione, che pure anni fa si era cercato quantomeno di avviare, sembra rifluito in una delega passiva della consueta emergenza agli apparati tecnici.
Anche lo scorso anno, a dire il vero, abbiamo letto il solito dibattito scontato, a fuochi abbondantemente scappati, in agosto, col ritorno di vecchie suggestioni di tipo etno-antropologico e con qualche collaterale digressione su antiche e moderne tecniche di uso del fuoco (e financo del “controfuoco”).
Addirittura si son letti dubbi “di principio” su quella che deve restare invece, a lume di buon senso, la prima prescrizione, in una realtà nella quale, per ragioni climatiche, il rischio-incendi è endemico, ma che non è più quella delle campagne sarde fino ad almeno un secolo fa, bensì quella di un territorio connotato da un’antropizzazione non più responsabile nè confidente nell’uso delle risorse ambientali. In questo contesto, se non si vogliono correre rischi di incendi disastrosi, da giugno a settembre non bisogna accendere assolutamente fuochi in condizioni che non siano totalmente protette e regolarmente autorizzate. Meglio proprio non accenderne affatto.
Quest’anno la situazione mi pare un pò peggiorata e si avvertono inquietanti scricchiolii perfino nella macchina tecnico-operativa, rodata da decenni, ma forse difettosa quanto a manutenzione, a rinnovamento, a ricambio.
Mezzi e personale invecchiano, c’è poco da fare, mentre la perdita di attitudine nei modelli gestionali e l’ideologia dominante nelle scelte finanziarie fanno il resto. Regione, ex-Province e Comuni appaiono sempre più inani, in generale, rispetto ai compiti fondamentali di presidio civile e sociale dei territori, tra i quali la difesa civile permanente - e non solo d’emergenza- non è l’ultimo. Presenze istituzionali caratterizzate ogni giorno che passa da velleitarismi astratti, burocrazie politiche e amministrative sempre più senza capo nè coda.
Sembrerà poco, ma, nel settore, la decisione governativa di sopprimere il Corpo Forestale dello Stato è di per sè un segnale culturale di incompetenza e di disarmo. E’ auspicabile che non vi siano riflessi nemmeno indiretti su una struttura di buon livello qual è il nostro, autonomo, Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione, del quale io temo sempre, tuttavia, la riduzione da corpo tecnico ad alta specializzazione in corpo di polizia ausiliaria di seconda classe.
Sulla struttura di maggiori dimensioni della protezione civile regionale, l’Ente Foreste, l’attenzione politica (e qualche appetito esterno) si è del tutto spostata nella ricerca di un velleitario “modello privatistico” di gestione del patrimonio boschivo, mentre il prevalente aspetto pubblico, di presidio territoriale e di tutela ambientale, idrogeologica e antincendi, pare esser passato in secondo piano.
Una riprovevole distrazione, tutta politica e istituzionale, ha ulteriormente annebbiato il tema del raccordo tra Protezione Civile regionale e Vigili del Fuoco dello Stato. Lo schema secondo cui, anche per economia di mezzi, il grosso dell’antincendio boschivo e rurale (ma anche dell’intervento extraurbano in caso di inondazioni e di alluvioni) dovrebbe essere garantito da C.V.F.A., E.F., associazioni di volontariato, barraccelli, mentre ai VV.FF. incomberebbe la tutela dei centri urbani, degli impianti produttivi e commerciali, degli edifici pubblici e privati, delle strade e dei collegamenti in genere, è saltato da tempo, man mano che, nell’Isola, gli incendi più rischiosi (ma anche i contraccolpi delle emergenze meteorologiche di maggiore impatto) si sono spostati verso gli agglomerati urbani, le cui periferie versano in uno stato disastroso, e verso gli insediamenti turistici, sulla cui adeguatezza quanto a osservanza delle norme di prevenzione e di sicurezza non si sa praticamente nulla.
Tuttavia parliamoci chiaro: se la competenza in materia di Vigili del Fuoco è statale, è lo Stato che deve fornire al Corpo risorse umane, materiali e finanziarie certe e adeguate. Insistere nel pretendere che vi provveda la Regione, anche solo estemporaneamente, in estate, significa lasciare la struttura dei VV.FF. in colpevole, progressiva, permanente obsolescenza. Questa è proprio una vertenza importante da aprire col Ministero degli Interni e col Governo tutto. Immagino che chi ha ipotizzato di regionalizzare le strade statali si porrà, a questo punto, il problema di regionalizzare il Corpo dei VV. FF.: sarà probabilmente un altro dibattito fuorviante, ma meglio mettere in fila tutte le cose che ci potremmo accollare, via via svolazzando sovranisticamente come al solito, quando basterebbe un pallottoliere per capire che tutto-tutto vien male.
Non mi dilungo infine sulla penosissima questione delle aree a gestione militare, nelle quali proprio gli utilizzatori (si spera sempre più temporanei, ma a occhio non si direbbe), mentre sono chiusi a ogni “interferenza esterna”, non sembra abbiano capacità e neppure mezzi adeguati per provvedere autonomamente a sè stessi, il che -caso mai ce ne fosse bisogno- acuisce i dubbi sul livello reale di sicurezza, per chi vi opera e per i terzi esterni, in cui versano queste enclaves occupate.
Ma torniamo al punto. Ci sono molte persone che stimo e a cui voglio bene, coinvolte: mi perdonino se intervengo, con la mia consueta rozzezza, su quelle che sono incombenze loro e che credo esse svolgano con serietà e con impegno. Sono certo che di me non ci sia particolare bisogno. Tuttavia preferisco parlare ora, non dopo un’eventuale Caporetto che, facendo i debiti scongiuri, sappiamo essere sempre in agguato. Comunque mi piacerebbe se chi di loro usa FB, o ha accesso ad altri social o ai media istituzionali, si soffermasse ogni tanto su questa problematica, quando gli resta tempo e spazio. Almeno che della cosa si parli, caspita!
Per tutti noi altri, ricordo che sono giornate ad alto rischio. Comportiamoci e invitiamo a comportarsi come si deve. Ricordiamoci che un crescente numero di incendi è di natura colposa, non volontaria e che cionondimeno questi incendi sono spesso tra i piu’ gravi e imprevedibili.
Non accendiamo falò. Non buttiamo cicche accese dal finestrino dell’automobile. Non usiamo in campagna, in luogo aperto, apparecchi che sprigionino scintille o fiamme. Non spargiamo immondizia.
Richiamiamo alla prudenza e alla correttezza, se del caso, chi si comporta sconsideratamente.
Fotografiamo o filmiamo gli incendiari o comunque i fuochisti imprudenti e informiamo subito il CFVA. Ricordiamo il 1515.
Non postiamo, non condividiamo, non mettiamo “mi piace” su filmati di incendi, tuttavia. Le possibili tentazioni emulative vanno prevenute. Di filmato deterrente ne basterebbe uno, quello dei morti di Curraggia, ma tutti noi preferiremmo risparmiarne la ripubblicazione.
Non fermiamoci a guardare come se fossero uno spettacolo, o a intralciare le operazioni antincendio. Siamo rispettosi verso chi, operatore dell’Ente Foreste, agente del Corpo Forestale della Regione, Vigile del Fuoco, volontario di protezione civile e a.i.b., agente delle forze dell’ordine, svolge un lavoro prezioso e rischioso.
Tutto ciò basterebbe: saremmo un pezzo decisivo della difesa civile volontaria. Non ci si guadagna, ma si acquisisce gratis un gran merito.

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