Sylvie Guillem al Lirico di Cagliari: passione e bellezza

31 Luglio 2015
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Gianna Lai 

Life in progress. Lo spettacolo continua. 
Il movimento affascina e la danza apre a nuove sensazioni,  per interpretare  il reale secondo i modi dell’arte più antica, ma alla luce di  una  sempre straordinaria e profonda originalità dello stile e delle forme. Si esprime  la nostra umanità nel gesto di  Sylvie Guillem e tutto l’inneffabile che, ormai, neanche la parola sa più rappresentare, come se la scena avesse il potere di  materializzare l’immaginario. E di aiutarti a scoprire uno stato d’animo, un pensiero nuovo che ancora  manca,  ma pure così intimamente adatto e necessario a rileggere e a comprendere  questo nostro complicato presente. Prorompe  impetuosa la vita nell’armoniosa tensione del corpo di Sylvie  verso l’albero metallico di Tecne….., fino a creare luce e movimento  in quell’elemento freddo e scostante, ora nuovo personaggio della scena e animato, se non di pensiero proprio, di un certo  respiro e di un vago, esitante desiderio. Sottomesso alla  imperiosa  spinta della danza, al piacere e alla bellezza che sanno trascinare,  e  trasformano ogni cosa, respira e prende vita nell’abbraccio femminile, l’albero, mentre il canto e la musica dei tre suonatori emerge da un luogo lontano  del palcoscenico, ad accompagnare la storia avvincente di Sylvie. A sottolinearne il  profilo della persona, che  si staglia nell’aria in equilibrio perfetto e si raccoglie e si distende, si allunga e si appiattisce,  fin quasi  a venir meno allo sguardo stesso, occupando lo spazio grande dell’intero paesaggio. Esile e sentimentale, isolato e quasi indifeso, il corpo interpreta la musica, la ridefinisce in  una  scenografia essenziale dai toni scuri,  la cupezza vinta dalla luminosità  e dal fulgore dello slancio. Così, in Here& After….., le linee curve e sinuose  continuamente si avvolgono a ripetere gesti  dedicati ad un’altra donna, alla  partner Emanuela Montanari, quasi a prendere e  restituire ispirazione ed energia, dando origine a figure indelebili, ora intrecciate ora distanti,  nella ricerca continua di immagini e disegni dal forte significato simbolico.  E in Bye…., in primo piano lo sguardo tenero stagliato sulla porta-schermo e annunciato dalla musica di Beethoven,  mentre la figura intera appare in un continuo andirivieni, dentro e fuori, portandosi appresso donne e uomini virtualmente rappresentati, come fossero scenario dell’azione. Che continua a svolgersi sul palcoscenico, senza apparente distinzione tra vita reale e invenzione, tra cosa pensata e agire della mente, attraverso il corpo reso ancora più libero dall’immagine di una Sylvie attraente e giovane  ragazza, a piedi nudi, nella estrema semplicità degli abiti e della pettinatura. Metafora del desiderio di apprendere  e sperimentare  cose nuove, pur se dell’ultimo spettacolo si tratta? Essere ancora modello per  insegnare cose nuove? A chi? Noi ignari spettatori possiamo solo immaginare, come destinatarie,  tutte quelle giovani donne del pubblico del Lirico di Cagliari, per esempio,  che a lungo e con grande gioia ed affetto, hanno applaudito l’artista, nuova generazione desiderosa di  ispirarsi al modello tanto amato. Quei loro corpi eleganti ed espressivi insieme, si capisce, sono scolpiti dalla danza, vengono dalla danza, frequentano la danza, destinati ad un’arte che si fonda sulla leggerezza fisica, come riflesso del pensiero e del sentimento. E Sylvie rappresenta con immediatezza arte e passione, traendo ispirazione da ciò che sta intorno a noi, per trasmettere  quella piena consapevolezza di sé, che rende il  corpo strumento primo della  comunicazione, della possibilità di incidere sul mondo, mezzo per far arrivare ovunque il decoro e l’avvenenza, il bello e il buono.
 

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