Migranti: buonismo compassionevole o lotta?

7 Ottobre 2015
1 Commento


Francesco Cocco

Mi perdonino i pasdaran del buonismo. Quelli che sono per l’accoglimento dei migranti  “senza se e senza ma”. Sono tanto vecchio da ricordare le file degli sfollati che nel ’43 fuggivano da Cagliari, devastata dai bombardamenti, quindi sentimentalmente anch’io mi considero un buonista. Ma ho il “cattivo vizio” di pormi degli interrogativi e di avanzare dei dubbi.  Mi vengono soprattutto quando sento questi pasdaran tuonare contro i privilegi dell’ Occidente e sono in una posizione di difesa assoluta dei propri privilegi, quando parlano di salvaguardia della propria identità e poi invocano una sorta di meticciato indefinito, quando predicano contro lo spopolamento dei nostri paesi e invocano il ripopolamento con i migranti, senza tener conto che lo stesso comporta la desertificazione umana dei territori di provenienza dei migranti.
Certo l’Europa ha debiti grandissimi nei confronti dell’Africa, l’Italia in particolare ha un debito storico nei confronti dei Libici e degli abitanti dell’ Africa Orientale. A me viene il dubbio che il debito aumenti perché stiamo sottraendo a quei Paesi le energie umane migliori e ad esse spetterebbe sottrarre le rispettive economie da una condizione di sottosviluppo.
Quando leggo della seconda grande potenza capitalistica mondiale, la Cina, che compra milioni di ettari di terra in Africa, di un grande canale parallelo al corso del Nilo per creare nuove terre coltivabili, acquistate dai principi arabi del petrolio, mi viene il dubbio che si vogliano spopolare volutamente quelle terre seguendo la strada che i sionisti, già alla fine dell’Ottocento e nel Novecento, hanno seguito in Palestina.
Vi sono situazioni di guerra, dittature inumane, soppressione di diritti elementari ma siamo sicuri che la via giusta sia la fuga e non la lotta per rovesciare certe situazioni? Naturalmente tenendo ben presente che la via americana di “esportazione della democrazia” è una grande cavolata e che  le istituzioni devono attagliarsi alle specifiche realtà storiche.
Io non ho elementi né le capacità per avanzare suggerimenti. Ho voluto solo esprimere il fastidio per certo buonismo semplicista. Convinto come sono, secondo l’insegnamento di Papa Francesco, che esista  anche un “diritto alla propria terra”. Che, poi, in ultima istanza  è il diritto a costruire la nostra storia nella realtà dove il destino ci ha fatto nascere. Sono anche convinto che l’Occidente debba pagare il suo debito storico, rinunciando in non piccola misura, all’opulenza con un’equa distribuzione della ricchezza livello mondiale. Se questo non farà, saremo in presenza di nuove e più pesanti forme di neo-colonialismo.

1 commento

  • 1 Angelo Liberati
    8 Ottobre 2015 - 13:49

    Non ho nulla da aggiungere a quanto ci offre come contributo per iflettere l’amico Francesco Cocco, copio un passaggio che mi sembra significativo e che risponde parzialmente alle domande: “…Quando leggo della seconda grande potenza capitalistica mondiale, la Cina, che compra milioni di ettari di terra in Africa, di un grande canale parallelo al corso del Nilo per creare nuove terre coltivabili, acquistate dai principi arabi del petrolio, mi viene il dubbio che si vogliano spopolare volutamente quelle terre seguendo la strada che i sionisti, già alla fine dell’Ottocento e nel Novecento, hanno seguito in Palestina..”.

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