La rana e il bue o meglio due rane e un bue

26 Ottobre 2015
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Andrea Pubusa

Perché solo Cagliari città metropolitana? La conoscete la favole adi Fedro sulla rana e il bue? “Una volta una rana vide un bue in un prato. Presa dall’invidia per quell’imponenza prese a gonfiare la sua pelle rugosa. Chiese poi ai suoi piccoli se era diventata più grande del bue. Essi risposero di no. Subito riprese a gonfiarsi con maggiore sforzo e di nuovo chiese chi fosse più grande.
Quelli risposero: - Il bue.
Sdegnata, volendo gonfiarsi sempre più, scoppiò e mori.
Quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male”.
Certo Sassari non è una rana. E’una rispettabilissima città. E Cagliari non è un bue, anzi è essa stessa rana. Proprio qui sta il punto. E’ già una forzatura considerare Cagliari città metropolitana. In effetti, nella legge sugli enti locali del 1992 Cagliari fu inserita fra le città metropolitane, per così dire, facoltative, ossia venivano indicate le città metropolitane vere, a partire da Roma e a finire con Genova, ma si stabilì che con legge si potesse dare anche a Cagliari questo status. In realtà, in quegli anni, nel Partito comunista e nel gruppo consiliare regionale, si sviluppò una intensa elaborazione sulla sistemazione di Cagliari e hinterland, stimolata sopratutto da Umberto Cardia, allo anche consigliere comunale. Poi - come si sa - non se ne fece nulla. Anche perché i Comuni del circondario cagliaritano temevano di perdere un pezzo della loro autonomia. Il modello era quello della grande Londra: la città metropolitana e tanti municipi quanti sono i quartieri. Ma in Italia tutto rimase fermo, non si andò oltre le circoscrizioni.
Fa bene, dunque, l’assessore agli Enti locali Cristiano Erriu,  a tenere dritta la barra e a respingere le pretese dei sassaresi, ad onor del vero un po’ ridicole, «lo dicono i numeri». E del resto, contro Sassari insorge anche la Gallura, che rivendica la propria autonomia. La pretesa egemonica di Sassari sul capo di sopra è dunque contrastata proprio dai comuni che dovrebberofar parte della “grande Sassari”.
Erriu snocciola i numeri, ma il datto è evidente perché metropoli non è neanche Cagliari. Ma come dar torto all’assessore regionale: “Se prendiamo i dati della densità demografica dei capoluoghi di provincia, ci accorgiamo che Cagliari conta 1.932 abitanti per chilometro quadrato, Nuoro 191, Sassari 221, e così via: più o meno siamo in un rapporto di 1 a 10 tra le varie realtà dell’Isola rispetto alla città di Cagliari. Un altro indicatore riguarda l’utilizzo dei suoli: a Cagliari, per esempio, abbiamo un 84% di superficie urbanizzata e un 16% di superficie rurale, a Sassari il 7% di superficie urbana e il 93% rurale. Se poi andiamo a mettere insieme i sette Comuni dell’area vasta di Sassari, il rapporto percentuale cresce ancora di più”. Ma qui rimaniamo in ambito regionale. E se allarghiamo lo sguardo, cosa siamo rispetto a Palermo per non parlare di Napoli? La verità è che Cagliari ha un forte intreccio coi comuni confinanti e poco territorio. C’è un problema di gestione di servizi e di programmazione di area vasta, che a Sassari obiettivamente non c’è.
In realtà, Sassari teme di perdere risorse. E  questo discorso va affrontato. In tempo di crisi, i fondi destinati alle politiche di sviluppo locale sono essenziali per tutti. Ci vuole equilibrio. Ma bisogna dare ad ogni cosa il proprio nome. Qui la problematica metropolitana non c’entra proprio nulla.  In ogni caso, tranquilli, è probabile che siano le logiche localistiche a prevalere e, dopo aver rotto il giocattolo, sopprimendo le province, è difficile ricreare un equilibrio, anche perché un ente intermedio fra Regione e comuni è necessario. E anche perché, se c’è un ente da riformare a fondo questo è la Regione, ormai davvero simile ad un bue, che blocca, con la sua burocratica lentezza, ogni sviluppo dell’Isola. Sono le funzioni amministrative della Regione che devono essere distribuite nei territori, fra province e comuni, cone precede lo Statuto speciale. Alla Regione deve rimanere solo la legislazione, la programmazione e i servizi su scala regionale. Niente più. Questa è la vera riforma. Ma la Giunta fa esattamente il contrario. Gonfia ancora il bue, ma a scoppiare è la Sardegna!

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