La buona scuola ai tempi dell’Isis: eliminare le scuole storiche da Cagliari. Ma l’Alberti non ci sta

27 Ottobre 2015
Nessun commento


Gianni Marilotti

Col Martini l’Alberti è l’altro istituto a rischio trasferimento dal centro di Cagliari. Ma studenti e docenti non ci stanno e il Preside è con loro, a differenza di quello del Martini, che non vede, non sente e non parla.
Ecco sull’argomento un intervento di Gianni Marilotti, scrittore, già vincitore del Premio Calvino e docente di filosofia all’Alberti.

Il Prefetto di Roma, già capo della protezione civile e uomo di punta del Governo Renzi a proposito del Giubileo della misericordia in programma fra un paio di mesi nella Città eterna ha recentemente manifestato pubblicamente i suoi timori per lo svolgimento di questo evento, non tanto perché cade in una situazione che vede l’Amministrazione comunale in scioglimento e dimezzata da scandali e arresti, ma perché – parole sue testuali -   “è il primo che avviene ai tempi dell’Isis”.
La stessa preoccupazione non ha minimamente sfiorato il commissario dell’Autorità portuale di Cagliari che già nei mesi di luglio-agosto, quelli che hanno preceduto l’inizio dell’Anno I della “buona scuola”, ha inoltrato alla Provincia (commissariata) con destinatario finale il Liceo Scientifico “L.B. Alberti”, una lettera di sfratto, questa volta perentorio, accompagnato da voci che danno per imminente l’arrivo delle ruspe per abbattere l’edificio.
Non ci volevo credere! Proprio come a Palmira le ruspe azionate dai miliziani dell’Isis a distruggere colonne e i fregi del Tempio di Baal Shamin le cui immagini viste in tv durante l’estate ancora mi sconvolgevano. D’accordo, il Liceo Alberti non è Palmira la “meraviglia del deserto”, una delle perle insieme a Roma, Antiochia e Alessandria d’Egitto dell’Impero, ma nel suo piccolo, e fatte tutte le debite proporzioni, è uno dei presidi culturali di Cagliari tra l’altro in un’area della città che vede pochissime scuole, nonché meta ideale per gli studenti pendolari.
Più del 60% degli studenti dell’Alberti sono pendolari, vengono da Capoterra, Assemini, Decimomannu, Vallermosa, Villasor, Elmas, Siliqua e così via. Molti di loro hanno conosciuto Cagliari sentendosi cagliaritani, ne hanno apprezzato le bellezze, si sono integrati nel tessuto della città; diversi ex studenti sono oggi sindaci o amministratori nei loro paesi, un congruo numero lavora con funzioni dirigenti a Tiscali, CRS4, Polaris e questo perché l’Alberti negli anni ’90 del secolo scorso era scuola polo per l’informatica. Insomma, senza voler troppo enfatizzare perché ogni scuola ha un qualcosa di positivo da raccontare, L’Alberti ha costituito e costituisce un polo formativo e culturale di tutto rispetto.
Invece il 31 dicembre scade il contratto che per 43 anni la provincia ha onorato con l’Autorità portuale. Cosa succederà? Arriveranno veramente le ruspe? Quale sarà la destinazione dell’Area? C’è stato un dibattito pubblico che ha preceduto lo sfratto e che ha spiegato le ragioni, le priorità, i benefici di tale provvedimento?
Che si volesse arrivare a questa soluzione lo sapevamo da anni, almeno dieci o quindici. Le hanno tentate tutte: voci sulla pericolosità strutturale dell’edificio, tentativi di delocalizzare in periferia l’Istituto o parti di esso, accordi tra Enti (Provincia, CTM, Comuni che erano bacino di utenza del Liceo Alberti) per realizzare linee di bus dedicate capaci di dirottare altrove gli studenti. Perché non dirlo?  Tutte queste voci hanno circondato il Liceo Alberti di un alone di precarietà e nonostante l’ottimo lavoro svolto da tutto il personale e gli eccellenti risultati conseguiti nell’ambito della formazione e dell’istruzione i risultati non potevano essere che quelli che sono stati: in quindici anni il Liceo Alberti è passato  da 1.200 studenti a 640 e non solo né principalmente per il calo demografico, ma perché evidentemente così faceva comodo. Vale a dire: se non ve ne volete andare voi vi mandiamo via noi facendovi morire. E’ noto infatti che la soglia di 600 studenti è il minimo per non essere accorpati ad un altro Istituto.
Abbiamo smontato le fandonie circa i danni strutturali del Liceo Alberti, prima commissionando una perizia di ingegneri dell’Università, poi costringendo quelli della Provincia a rettificare la loro e dichiarare quanto già periziato dalla Facoltà di Ingegneria: non c’è alcun pericolo di crollo o parziale cedimento delle fondamenta, la struttura è sana. Ma il quotidiano della nostra città e gli altri organi di informazione, dopo aver sparato con titoloni “sull’Alberti a rischio crollo”, non hanno dato lo stesso rilievo alla notizia che non è vero niente: ma quale genitore iscrive il proprio figlio in una scuola a rischio cedimento o comunque in un Istituto del quale non si sa dove i propri figli seguiranno le lezioni? Ci sarebbe il tanto per far causa e chiedere i danni morali e materiali per tutto ciò.
Abbiamo resistito ai tentativi di scorporare il nostro Liceo in tre o quattro plessi dislocati nelle più lontane periferie; abbiamo invano chiesto incontri con il CTM per aver garantiti gli stessi servizi di cui godono altre scuole; abbiamo preteso il completo cablaggio dell’Istituto e la sistemazione delle LIM in tutte le aule nonché la riqualificazione di tutti i laboratori. Abbiamo resistito: questa è stata la nostra colpa. E di fronte alla “sconvolgente notizia” che per la prima volta in dieci anni l’Alberti non perde alunni ma ne acquista è arrivata l’ingiunzione di sfratto. Diceva la buonanima di Andreotti che a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre. Non ho mai seguito le massime andreottiane, non vorrei proprio iniziare adesso.
Dunque non esiste alcun pericolo per le strutture dell’Alberti, la scuola avrebbe bisogno di manutenzioni ordinarie come il 90% delle scuole sarde che non vengono però fatte perché tanto prima o poi ce ne dobbiamo andare: meglio spendere i soldi per ristrutturare i locali di via Mercalli; nel frattempo il nostro Istituto quindici anni fa era stato raddoppiato, create aule speciali di informatica, realizzati lavori di cablaggio e sistemate le LIM con i maxi schermi in ogni aula; è stato scuola-polo per il Progetto Marte. Sono insomma stati spesi ingenti fondi pubblici per renderla una scuola moderna; da quest’anno appare perfino in crescita di iscrizioni. Ma allora perché buttarla giù? Per fare cosa? Può una scuola di tal fatta disturbare quanti scelgono di usufruire della passeggiata lungo mare?
Possono due Enti commissariati (Autorità portuale e Provincia) decidere una cosa così grave? Il Comune di Cagliari cosa dice?  E la Regione?
Sappiamo che tutto dipende dal Piano Regolatore Portuale, il  PRP varato nel 2010, riformulato nel 2014 ma cassato per vizi di forma dal Consiglio di Stato e poi riadattato e sostanzialmente confermato dalla Giunta Pigliaru nell’aprile del 2004. Su questo PRP il sindaco di Cagliari Massimo Zedda ha già in passato espresso le sue perplessità su vari punti e oggi ha precisato il suo pensiero schierandosi apertamente per il mantenimento dell’Alberti in viale Colombo. Bene, questo PRP classifica come incompatibili la struttura del Liceo Alberti e quelle prospicienti dell’ANFAS con l’impianto generale, infatti alla voce “Opere a Terra” afferma testualmente: “gli indirizzi adottati dal piano tendono ad una completa rivisitazione delle destinazioni delle aree a terra, in considerazione dell’alto pregio che esse rivestono ai fini di una proficua utilizzazione per servizi nautici e per funzioni turistico-ricreative”. E più avanti precisa ancor meglio come quest’area di alto pregio abusivamente occupata da una scuola debba essere sistemata: “la zona di Su Siccu (compresa tra il molo foraneo e il pennello di Bonaria) è destinata ad insediamenti a servizio della nautica da diporto, ad attività sportive connesse con la nautica, ad attività turistico-commerciali e di ristoro”. Insomma alberghi, ristoranti, centri commerciali.
Sia chiaro: il Liceo Alberti non ha alcuna intenzione, né potrebbe farlo, di ostacolare progetti di riqualificazione delle aree urbane purché accompagnate dal più ampio dibattito pubblico che supporti tali interventi migliorativi. Devono però essere chiari gli obiettivi e le priorità; soprattutto deve essere chiaro che un’istituzione pubblica come una scuola non può essere l’ultima ruota del carro né può essere rubricata come incompatibile in un’area di alto pregio. Su questo pretendiamo un dibattito pubblico che porti ai seguenti risultati:
- Una proroga del contratto d’affitto per tutto il tempo necessario a che il citato dibattito pubblico addivenga ad una conclusione definitiva e condivisa;
- Nel caso si decidesse che non è opportuno che l’Alberti rimanga dov’è, che si costruisca nelle vicinanze un complesso scolastico di pari portata, moderno ed efficiente;
- finché una tale opera non venisse terminata l’Istituto rimanga dov’è.
Ho parlato del Liceo Alberti, ma anche l’Istituto Tecnico Commerciale Martini è oggetto della medesima logica. Si antepongono le esigenze della Legione dei Carabinieri alla presenza di un Istituto ancora più antico dell’Alberti, con una storia prestigiosa, che ha la “colpa” di trovarsi al centro della città.
E tutto questo viene fatto in nome di una riqualificazione urbanistica che consenta una crescita delle attività produttive della nostra città. Ma può esistere crescita senza cultura?
 

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento