L’astensione cresce…ma fa il gioco degli avversari

6 Maggio 2016
2 Commenti


Gavinu Dettori

Non sono mancate nella tornata referendaria  NOtriv le polemiche sulla partecipazione al voto, invocata  e strumentalizzata nelle situazioni di comodo.  Questa volta addirittura, per limitarne l’esercizio si è voluto separare il referendum dalle pur recenti consultazioni amministrative di giugno, con sperpero di denaro pubblico,sebbene in piena crisi economica. Ma questo malcelato tentativo di limitazione dell’esercizio di voto è niente rispetto all’aperta campagna, del governo e dei politici affiliati,  rivolta all’astensionismo per far mancare il quorum: un vero attentato alla democrazia con la giustificazione di essere contemplata nella costituzione e con l’espressione della massima libertà di voto.
In parte può essere vero se non fosse che la sollecitazione e la pratica sia stata esercitata sia dai governanti che dai politici in generale, non ricordandosi che è dovere primario del politico sollecitarne invece la partecipazione. Pena l’assuefazione del cittadino ad esercitarlo co l’astensione anche nelle espressioni più importanti delle elezioni alle cariche di governo delle città e del parlamento.
Ma una riflessione urgente si impone, in merito al massimo esercizio della democrazia, e non tanto per ricordare quanto è costato conquistare questo diritto ( non scontato e negato nella maggior parte del mondo,…) quanto anche al pericolo di perderlo o esercitarlo inconsapevolmente e mascherato  da mille sotterfugi della pratica attiva giornaliera.
Si può senza pensare di sminuirne il significato, dire che lo stesso esercizio della  partecipazione è attuabile giusto perché si è in democrazia. Ma anche che è storicamente accertato  che la partecipazione è stata spesso  resa coattiva ed il voto controllato, dall’obbligo dei regimi dittatoriali  giusto per  simulare un consenso diversamente non garantito.
Nelle democrazie, sebbene non compiute, come quelle attuali occidentali,  il diritto ad esercitare il voto  sembra aquisito per sempre, ed il cittadino  lo esercita anche non partecipando.
Questo comporta quel fenomeno allarmante dell’astensionismo, mai rimosso ed anzi scoraggiato dalla mala politica, per cui i rappresentanti sociali sono eletti  da una minoranza, ma non per questo si dichiareranno non rappresentativi,… bisogna anzi dire che gli stessi sono e saranno sempre eletti da coloro che appartengono alle stesse classi sociali, delle quali curano e cureranno gli interessi, simulando di dare uno sguardo anche ai disagiati, foraggiati giusto quanto serve per tenerli quieti, e in sonno, per usare un termine della massoneria, ma che si rivela appropriato.
A che serve ribellarsi ed esprimere disgusto non dando la preferenza ad un politico indegno?  Quando lo stesso sarà eletto, in ogni caso, da  una minoranza di cittadini?  Se non si nega questo esercizio democratico, l’esercito dei non votanti, con l’impegno politico, potrebbero sempre trovare una persona valida da esprimere.
L’esercizio della libertà di non partecipare al voto è attuato soltanto dai cittadini acculturati e più sensibili e da quelli appartenenti ai ceti deboli e poveracci, per i quali la mala sorte è considerata come un maledetto destino  immodificabile.
I garantiti che esercitano il diritto all’astensione, lo fanno con la coscienza di manifestare la protesta , e lo possono fare perché hanno raggiunto socialmente una posizione dignitosa, sia dal punto di vista economico che intellettuale. Mi sembrerebbe anche condivisibile  se non fosse che anche la loro motivata protesta, attuata standosene comodamente a casa,  verrà vanificata da quei meccanismi burocratici-legali  contemplati democraticamente dalle leggi democratiche fatte per tutelare il funzionamento delle istituzioni come le classi dominanti vogliono.
E se  ci guardiamo intorno  sarà semplice rilevare come  i cittadini appartenenti a classi agiate non  si siano mai astenuti dal voto, sicuri di andare a tutelare i loro interessi costituiti.

2 commenti

  • 1 Tonino Dessì
    7 Maggio 2016 - 09:19

    Insomma, Gavino, pare proprio che dovrò interrompere il mio sciopero del voto. Però allora bisogna ragionare senza infingimenti e tirare le somme con rigorosa coerenza. Ho letto ieri l’intervista alla candidata a Sindaco di Cagliari del M5S, Maria Antonietta Martinez.
    Devo dire che già per come si presenta a me questa signora ispira simpatia. Non sembra feroce e ha un piglio semplice, serio e determinato. In più il loro programma è concreto e corretto. Tra le cose che mi son segnato nei giorni scorsi, contiene esplicitamente (mi pare che sia l’unico) i temi della trasparenza e della partecipazione, non propone cose fuori dal tempo come nuove municipalizzate (una lista lo fa), per l’ex Ospedale Marino propone una destinazione pubblica, sociale e culturale, non un nuovo albergo nè una clinica privata. Sono differenze non da poco, rispetto agli altri, per quel che può valere un programma.
    In queste ore, mentre in Sardegna nel PD, nella sinistra complementare, tra sovranisti e indipendentisti si china la testa in silenzio, sperando che tutti dimentichino in fretta e che nessuno si ricordi, M5S chiede a un eurocondannato sardo di avere la coerenza di dimettersi dalla carica: e lo chiede direttamente a lui, non chiede l’impossibile all’assemblea alla quale appartiene (anche se risulta ai primi posti tra quelli che la frequentano meno).
    M5S non ha votato l’Italicum, si è opposto allo stravolgimento della Costituzione, ha dato indicazione per il SI nel referendum sulle trivelle, voterà NO al referendum costituzionale, è all’opposizione del Governo Renzi. Insomma, carte democratiche in regola non gliene mancano.
    Non c’è molto tempo, da qui alle elezioni comunali di Cagliari, dove al momento non c’è neppure una campagna elettorale in grazia di Dio. Se qualcun altro ha interesse a competere per guadagnare meritevolmente consensi farà bene a non nascondere ancora la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Altrimenti ci sono orientamenti che potrebbero maturare sorprendentemente.

  • 2 Gavinu Dettori
    10 Maggio 2016 - 11:41

    Caro Tonino, i tempi, come sono venuti, non sono di facile lettura, neanche per me, e non credere che spesso non mi si sia rivoltato lo stomaco quando sono andato a votare ex democristiani che avevamo aspramente combattuto nella nostra giovinezza, e che adesso , cadute le “ ideologie” si presentavano “ di sinistra “ o meglio venivano accolti dalla sinistra ormai sbiadita e disorientata. Oggi, non parliamo del PD, ormai non considerato partito di sinistra, ma neanche nei petali della sinistra, così mi viene di considerarli la miriade di gruppuscoli che così si definiscono, si sente pronunciare la parola CAPITALISMO, ed una critica seria a questo sistema, nonostante la crisi ancora imperante e non sanabile da esso prodotta.
    Sarò il solito estremista, e spesso dichiarato pessimista, ma io credo che poco rimane sul desco per un’umanità in crescita regolata da un sistema fagocitario che per sopravvivere ha necessità di distruggere l’essenza che genera il vitto e la vita……..
    Tonino, scusami, prendile come uno sfogo, queste mie righe, io so quanto vali e la mia cultura è infima rispetto alla tua: ma, sono cose che ci ripetiamo da sempre, e lo faremo ancora in tanti convegni. Di capitalismo, e della sua pericolosità ne parlano solo alcuni studiosi (mica comunisti! ), economisti come J. Stiglitz, W. StreecK, il Papa …….allarmati del pericolo sul futuro dell’umanità,….. Dei politici, intenti a conservare il consenso nessun fiato, da levante a ponente.
    Io mi son posto qualche domanda, e per dirti la verità ho creduto che intorno a SEL,…anzi, prima che SEL si costituisse, potesse nascere un’aggregazione, un coagulo serio dei tanti cristalli della sinistra. Sto guardando con qualche aspettativa questa “ sinistra italiana” e l’accomunanza a Savona di “ RETE a SINISTRA” …. .. a volte vorrei credere sulle aspetattive della ” persona” ma se non trovo un’ida di progetto sociale non mi fido,… I Grillini mi sono sempre sembrati , come sono stati anche definiti, un esercito di pur giuste idee ma oltre “ l’onestà “ , che mica è niente!, ed il fare,….. non saprei dove appiccicarli. Per dire : sul lavoro,…. sul capitalismo,… sul fascismo, .. sulla donna,…. mi sembra che il più lucido sia il Papa che a Cagliari ha fatto un discorso quasi rivoluzionario, concludendo ,…… Gesù insegnaci a LOTTARE per il lavoro.
    Chin custos pessamentos una die appo iscrittu custos versos:
    S’OMINE MERTZE

    — In democratzia m’ana nadu,
    s’omine achista libertade.
    Pro cussu una gherra an cumbinadu,
    mizas ndhe ochini chentza piedade.

    — Unu capitalismu isfrenadu,
    su pilastru de sa democratzia?
    Maschera est de su mercadu,
    s’omine puru est mercantzia.

    —-Gai s’istruede s’umanidade,
    in d’unu faghe faghe chentza cabu.
    Su mundhu si est globalizadu
    s’omine no at prus dignidade.

    —In su mundhu chentza piedade,
    si a chircare bi azis proadu,
    in mesu a mertze l’azis’agatare.

    —Non sempre s’omine at cumpresu:
    fid’ in democratzia ma fit presu.
    Gavinu Dettori

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